L’altra sera ascoltando l’orazione di uno straordinario Albertazzi, agile in scena come un ventenne, ho identificato Cesare con l’Italia e, perché no, con l’Europa. Tradite da gran parte dei loro politici, spesso inefficaci ed inefficienti, per averle consegnate nelle mani della speculazione finanziaria che agisce con criteri criminali. Alla quale si sono aggregati, purtroppo, anche loro figli, in maniera evidente o sotterranea, ovviamente possessori di informazioni asimmetriche che producono mercati incontrollabili.
Plusvalenze quotidiane in danno delle comunità socio-economiche e svilimento dei mercati industriali ed immobiliari per poi fare shopping sono l’obiettivo di questi egregi signori. Unitamente all’indebolimento dell’Europa ed alla cancellazione dell’euro.
La situazione è certamente complessa e, per essere risolta va, come prassi, suddivisa in problemi singoli senza dimenticare la complessità dell’insieme. Senza eurobbligazioni ed una confederazione di stati europea sarà difficile salvare l’euro.
È impensabile sostenere l’unità – eliminando comunque chi realisticamente non può e senza pensare ad altri ingressi assurdi – e non prevedere un regime fiscale identico, una banca europea di riferimento a protezione della moneta, stipendi e salari simili. In Italia siamo mediamente a circa il 50%. E questo grande mercato di persone ha bisogno di consumare ed esportare per crescere. Per esportare bisogna vincere in competitività e quindi investire in ricerca per comprimere i costi e per migliorare la qualità dei prodotti ed ottenere una redditività assoluta maggiore per le aziende.
Per consumare è necessario creare posti di lavoro ed aumentare le entrate per il reddito fisso prevalente. Ormai destinato esclusivamente al necessario. C’è bisogno quindi di un cambio di mentalità. Nel nostro paese – dove la recessione è sostanzialmente endemica da almeno tre anni – bisogna partire dalla riduzione delle spese afferenti il politicume inutile per finire a quelle pubbliche ed alle pensioni fasulle.
Ritenere l’elevazione dell’età pensionabile, dove eticamente e fisicamente possibile, una necessità ineludibile. Altresì diminuendo le imposte per l’universo produttivo (imprese e lavoratori) e restringendo la forbice ricchezza-povertà. Tutto ciò è imprescindibile dalla tassazione dei patrimoni, delle rendite e delle transazioni finanziarie, compreso il recupero degli scudati, in maniera intelligente e non velleitaria: piaccia o non piaccia solo tutto ciò è equità.
In Italia ci sono 8 ml di pensionati che vivono con 800 euro al mese, 3 ml con 400 euro al mese, il 30% dei giovani che non lavora, nel mezzogiorno il 70%. La disoccupazione femminile è evidente nonostante per ogni 100 laureati 60 siano donne e con un percorso universitario migliore di quello maschile.
Aver detto che questa situazione non era preoccupante sia sotto il profilo economico che quello sociale è stato profondamente ebetico, al di là degli interessi personali, al di là del lavoro nero, al di là dell’evasione fiscale. Ricordandoci che l’eventuale correzione di questi ultimi due in una manovra può essere considerata solo un’ipotesi.
Spesso ci troviamo di fronte ad un vero e proprio problema di sopravvivenza individuale. In altri scivolamento del reddito fisso, quando unico all’interno di una famiglia, verso la povertà.
Del resto, secondo alcuni indicatori, 3,5 ml di persone girano con auto senza assicurazione perché moltissime, delinquenza a parte, non riescono a pagare la polizza eccessivamente cara per i loro salari e stipendi. E poi ci sono quelli che, sempre delinquenza a parte, si dotano di certificati fasulli. Come era prevedibile con un codice delle assicurazioni che va riscritto da specialisti di settore competenti e non da esperti improvvisati.
Ma questo è un paese dove le consorterie triturano, giorno dopo giorno, inverosimilmente le competenze nelle nomine che riguardano specialmente aziende destinate a fornire servizi per la collettività. Una roba da non credere.
Questo è il palcoscenico dove il senatore Monti, ormai politico a pieno titolo formale, dovrà agire nell’interesse generale del paese dando una mano per tentare una sostanziale unificazione europea.
Coniugando economia e politica, sviluppo sostenibile e tutela dell’ambiente. Al quale, in termini fisici, sarà necessario applicare il sistema della piramide finanziaria: la diminuzione progressiva dei rischi almeno sul territorio. Sono passati 39 anni dal rapporto “I limiti dello sviluppo” che il club di Roma commissionò al Mit nel quale venne tracciato il quadro dei rischi ecologici incombenti sull’umanità.
Ora è evidente che la concezione dell’ambiente fine a se stessa entra in collisione con lo sviluppo economico. Il compito della nostra generazione è quello di promuovere uno sviluppo ecocompatibile attraverso un uso sostenibile delle risorse. Le preoccupazioni di Commoner e della Carson restano ma noi dobbiamo andare avanti. Là dove possibile con riconversione industriale. E nel nostro sud, al di là delle città d’arte che restano un riferimento turistico e culturale fuori discussione, l’industria del tempo libero potrebbe essere un pilastro rinascimentale della nostra economia.
E tutto questo potrà avvenire miscelando Keynes e le sue aspettative sui profitti ottenibili dato il saggio di interesse dagli investimenti e l’intervento della spesa pubblica, a Shumpeter con l’imprenditore visto come innovatore ed assemblatore di risorse.
Senza dimenticare Stiglitz ed il suo obiettivo realismo sull’inutilità dei sistemi finanziari fini a se stessi, sulla possibilità di crescere ma solo in maniera modesta, sulla stupidità di coloro che pensando di comprimere i costi del lavoro per trarre profitti immediati dimenticano che perderanno nel medio lungo periodo perché avranno magazzini pieni, mancanza di domanda e maggiore indebitamento.
da Europa Quotidiano 30.11.11