«Riaprono il Parlamento padano per cercare di riprendersi la base, ma gli elettori non sono mica scemi. E sanno benissimo che in questi anni il Carroccio non ha ottenuto niente, se non poltrone per i suoi dirigenti». Parla l’ex ministro Giancarlo Pagliarini. Mentre il ministero per il Federalismo scompare, lasciando il posto a quello per la ‘Coesione territoriale’, la Lega torna all’opposizione. E, almeno in parte, alle origini: rispolverando la retorica dell’autodeterminazione, ma anche riaprendo il Parlamento della Padania. Giancarlo Pagliarini, ex ministro del primo governo Berlusconi e leghista di lungo corso, ne è stato il primo presidente. Ora che da qualche anno ha abbandonato il Carroccio, all’Espresso fa un’analisi impietosa degli anni della Lega di governo, anni in cui a suo dire ha tradito totalmente la promessa federalista. E, augurandosi la successione a Umberto Bossi nel 2013, giudica «sbagliatissima» la scelta di non dare l’appoggio al governo di Mario Monti. Tanto, «peggio di Silvio Berlusconi non può fare».
Pagliarini, perché rispolverare il Parlamento della Padania?
Ci sono due possibilità. La prima è che i vertici della Lega si siano accorti che stanno perdendo un sacco di voti. Nelle valli bergamasche, per esempio, è nata l’Unione Padana che sembra stia tesserando tutti gli ex leghisti della zona. L’altra possibilità è che abbiano capito che avevo ragione: metterci insieme a Berlusconi è stata una cosa contro natura e non è servita proprio a niente. Ma non credo sia così.
Ma a che serve un Parlamento padano?
Se il Parlamento del Nord servisse a fare un governo ombra non sarebbe male: almeno si saprebbe che cosa vuol fare la Lega. Perché in questi cinque anni non si è mica saputo. E gli elettori leghisti si sono resi conto che la Lega li ha fragorosamente presi per i fondelli.
E il federalismo?
Sbaglia Bossi quando dice «abbiamo realizzato il federalismo». Non c’è nemmeno una virgola di federalismo nella legge di cui si vanta Bossi, c’è soltanto nel nome. Anzi, c’è il contrario del federalismo. Nella legge delega c’è scritto che lo Stato centrale premia gli enti locali che si comportano bene e ‘tira le orecchie’ a quelli che non si comportano bene. Questo è l’opposto del federalismo. In un sistema federale lo Stato centrale non premia e non ‘tira le orecchie’ a nessuno. Lo stesso con i costi standard. La base della Lega invece vorrebbe una vera riforma federale. E si sente presa in giro.
Quindi siamo alla rottura definitiva con Berlusconi?
Temo di no. All’inizio la Lega era un movimento, poi quando è diventata un partito politico non ha avuto più sogni, ma solo l’obiettivo di sopravvivere e gestire il potere. Avere i voti e gestire il potere: questa è la ragione della svolta leghista.
Ha fatto male la Lega a non appoggiare il governo Monti?
E’ stata un’operazione politica sbagliatissima. Caso mai avrebbe dovuto suggerirgli cosa fare, ma questo attaccarsi al voto… Se hai una procedura concorsuale per bancarotta non stai mica a sentire l’assemblea degli azionisti, no? E noi siamo in bancarotta. Fraudolenta, tra l’altro.
Tanto più che a gridare al «colpo di Stato» è un partito che al primo articolo dello Statuto reca l’indipendenza della Padania.
Queste sono cose irragionevoli, non ha senso. La Lega avrebbe dovuto dire: speriamo che il governo Monti faccia qualcosa di giusto. Peggio di Berlusconi non può fare sicuramente. Vediamo cosa fa: se le sbaglia tutte fa come Berlusconi. Se fa qualcosa di giusto, meglio.
Ma una parte della Lega vorrebbe il governo Monti. Gentilini, per esempio.
Ripeto, la logica è che non è possibile fare peggio di Berlusconi. E’ riuscito addirittura a fare peggio di Prodi. Quindi un elettore leghista tipico dice: siccome peggio di così non possono fare, vediamo cosa combina questo Monti.
Invece la Lega va all’opposizione. Per fare altre promesse?
Non è neanche un problema di promesse, ma di fatti da toccare con mano. Questi sono andati avanti per anni dicendo ‘va tutto bene’, quando io già nella relazione di minoranza della Finanziaria del 1997, quando la Lega era la Lega, scrivevo: se andiamo avanti di questo passo lo Stato non sarà in grado di pagare gli interessi passivi e le pensioni. Quando hai Tremonti e Berlusconi che dicono che va tutto bene, si vede da dove vengono: dalla Luna. D’altro canto Prodi, sulla spinta di Rifondazione, aveva accorciato i tempi per andare in pensione. Quelli della Lega che conosco, e sono tanti, dicono che peggio di così non può andare. E che magari Monti farà qualcosa di meglio.
L’Espresso 17.11.11