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"Fiat chiude Termini Imerese. Ma il passaggio a DR Motor è in forse", di Massimo franchi

Ora c’è anche la data ufficiale. Per i 1.516 operai di Termini Imerese mercoledì 23 novembre sarà l’ultimo giorno di lavoro con le tute Fiat. Dopo 41 anni di onorata carriera, dallo stabilimento non usciranno più auto del Lingotto e i cancelli della fabbrica siciliana chiuderanno. L’anticipo sulla scadenza di fine anno era scontato: da mesi le Ypsilon che uscivano dallo stabilimento erano sempre meno, con pochi giorni di lavoro al mese, mentre le aziende dell’indotto avevano già chiuso i battenti e le forniture. Meno scontata è la scelta del momentoin cui ufficializzare la notizia: a 48 ore dal tavolo decisivo per decidere il passaggio a DR motor.
TEMPISTICA «È una scorrettezza da parte della Fiat, è un modo per mettere pressione proprio in vista della riunione – attacca Roberto Mastrosimone, segretario Fiom Palermo – . Andremo all’incontro al ministero sapendo che tra dieci giorni la Fiat chiuderà per sempre e senza un ministro, dunque senza la presenza politica. Non olo, così facendo Fiat indebolisce il confronto aperto con Dr». Dello stesso avviso il sindaco di Termini Imerese Salvatore Burrafato: «È una notizia drammatica che arriva quando non è stata ancora chiusa la trattativa avviata con Dr Motors per il subentro nell’area industriale di Termini Imerese e che conferma, accrescendo il rammarico, che il nostro stabilimento è l’unico a chiudere in Europa a causa della crisi dell’auto». La scorsa settimana Dr, Invitalia (l’advisor di ministero e regione Sicilia che ha scelto l’offerta Di Risio) e tutti i sindacati, tranne la Fiom, hanno sottoscritto una pre-intesa per il rilevamento dello stabilimento. La Dr motor si impegna ad assumere 1.312 lavoratori, velocizzando gli step previsti per arrivare ad una quota di riassorbimento del 30 per cento entro il 2013, in modo da assicurarsi il secondo anno di cassa integrazione. Ora la palla passa alla Fiat che domani dovrà assicurare gli incentivi per i lavoratori pensionabili, punto più difficile, e la cassa integrazione per cessazione per due anni, più semplice. L’altro punto, richiesto dalla Fiom, è la partecipazione diretta o indiretta di capitale pubblico sulle società interessate al processo di riconversione e il mantenimento delle condizioni economiche e normative, frutto della contrattazione collettiva. L’impressione, comunque, è che domani un accordo, seppur sofferto, sarà trovato. Il vero problema è quindi spostato sull’affidabilità del gruppo molisano. Intanto la stessa Dr e Fiat stanno già da tempo collaborando. L’azienda molisana, che finora nel suo stabilimento di Macchia d’Isernia, ha solo assemblato pezzi di automobili provenienti dall’estero, non è in grado di fare a meno del know how del Lingotto. Dirigenti Fiat passeranno a Dr e aiuteranno il gruppo guidato da Massimo Di Risio nella riconversione delle linee che partirà dal primo gennaio con l’obiettivo di dare il via alla produzione entro la fine del 2012. L’ambizioso piano industriale prevede la costruzione di auto del segmento A (citycar), B (utilitarie), C (berline) e I (Suv crossover) per un totale a regime di 60mila auto nel 2015. Per Susanna Camusso «non fa tanto scalpore la data ufficializzata da Fiat quanto l’incertezza sulle soluzioni per lo stabilimento e i lavoratori ». Per Maurizio Zipponi, Idv «la decisione di chiudere Termini Imerese è la conferma di quanto la Fiat abbia a cuore l’Italia, avendo già chiuso Cnh a Imola, la Irisbus ad Avellino, e probabilmente la Maserati a Modena». ❖

L’Unità 15.11.11

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“Fiat, ultimi giorni a Termini. Il futuro è un rebus”, di Paolo Griseri

Quarantun anni dopo la sua nascita e trenta mesi dopo l´annuncio della chiusura, la Fiat di Termini Imerese cesserà la produzione il 23 novembre. L´annuncio è arrivato ieri da Torino a sancire una morte prevista da tempo anche se non è ancora ben chiaro il destino dell´area industriale siciliana. «Quel che stupisce – ha detto il segretario della Cgil, Susanna Camusso a Palermo per una manifestazione delle tute blu Fiat – non è tanto l´annuncio della chiusura quanto l´incertezza sul futuro dello stabilimento». Il destino della fabbrica dovrebbe essere deciso domani in una riunione al ministero dello sviluppo economico con la Fiat e i sindacati. Sul tavolo le condizioni per il passaggio della produzione alla Dr del concessionario molisano Massimo Di Risio che ha promesso di realizzare in Sicilia alcuni modelli occupando tutti i 1.500 dipendenti dello stabilimento che la Fiat intende dismettere. Nella riunione di domani si capirà anche se la Fiom accetterà di firmare l´accordo sul progetto di Di Risio dopo che nei gironi scorsi l´organizzazione di Landini aveva chiesto chiarimenti sugli impegni del Lingotto e del nuovo proprietario. Fim, Uilm e Fismic avevano già accettato l´intesa.
E´ comunque un fatto che Marchionne avesse annunciato il disimpegno della Fiat quasi tre anni fa e che al termine di un lungo e travagliato iter al ministero dello sviluppo economico si arrivi all´appuntamento senza particolari certezze. Di Risio è l´ultimo cavaliere bianco a farsi avanti dopo che sono state scartate svariate ipotesi nonostante l´impegno della Regione Sicilia e dello stesso governo nazionale a mettere sul piatto centinaia di milioni di euro.
Per una storia che si chiude, un´altra che torna in bilico. Millecinquecento chilometri a nord di Termini Imerese torna in forse l´investimento della Fiat alla ex Bertone di Grugliasco. Investimento che Sergio Marchionne ha confermato più volte ma che ora la sua delegazione alle trattative vorrebbe subordinare all´impegno della Fiom a non avviare cause legali contro gli accordi separati. Ieri, all´incontro per il rinnovo della cassa integrazione per la ristrutturazione dello stabilimento, lo scontro è stato comunque evitato o, in ogni caso, rinviato di 48 ore. Alla ex Bertone, dove la Fiom ha 700 iscritti su circa 1.000 dipendenti, i metalmeccanici di Landini hanno scelto di votare sì al referendum sull´estensione dell´accordo di Pomigliano per evitare di perdere il lavoro e un investimento da 500 milioni di euro. Ora però la Fiat chiede anche la garanzia che contro quell´accordo la Fiom come organizzazione non avvii ricorsi legali. Richiesta difficile perché, in base all´accordo, dal 1 gennaio la Fiom non avrebbe rappresentanti in fabbrica pur avendo il 70 per cento degli iscritti. «Io sono un tifoso della Juventus – scherza il segretario nazionale Giorgio Airaudo – e rivendico il diritto della mia squadra a presentarsi in tribunale per ottenere giustizia su uno scudetto revocato nel 2006. Perché gli operai della ex Bertone dovrebbero avere meno diritti della Juventus?». Le due parti hanno comunque evitato di ieri di arrivare alle estreme conseguenze. Il rinvio della trattativa, che riprende domani, potrebbe servire a trovare una mediazione.

La Repubblica 15.11.11