Sulla cassa integrazione arrivano notizie brutte ma variamente interpretabili. Un rapporto della Cgil osserva che le ore di cassa sono sempre troppe, uno studio della Uil lo conferma ma segnala che il totale è in lieve regresso e questo in prospettiva potrebbe rasserenare un po’ il quadro. Parlare di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto sarebbe fuorviante, vista la gravità dell’argomento, comunque dai sindacati arrivano valutazioni diverse quanto meno nelle sfumature.
«Il dato di ottobre sulla cassa integrazione si conferma elevato, ma più basso rispetto allo stesso mese del biennio precedente» dice Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, presentando il 34˚ rapporto Uil sulla cassa integrazione. Le ore richieste dalle aziende sono 80,2 milioni e coinvolgono 472 mila lavoratori. Però c’è una diminuzione della Cig del 4% ad ottobre rispetto a settembre 2011; su questo regresso hanno influito le flessioni di quella ordinaria (-14,5%) e di quella in deroga (-8,9%). Cresce invece, mese su mese, la richiesta di cassa integrazione straordinaria (+6,8%).
Se poi si fotografa in maniera più ampia l’andamento della cassa integrazione si nota come, nei primi 10 mesi del 2011, rispetto allo stesso periodo del 2010, questo importante strumento di sostegno al reddito abbia subito una flessione del 20,9% (passando dal miliardo di ore richieste nel 2010, agli 812 milioni di ore del 2011) mantenendosi, però, su livelli da crisi piena. Loy commenta che «il sistema produttivo ormai convive con questo strumento che possiamo considerare parte integrante dell’organizzazione del lavoro».
Va ricordato che tutti i tipi di cassa integrazione corrispondono a un sostegno dato ai lavoratori delle aziende in crisi e che lasciano temporaneamente a casa i dipendenti, ma le modalità sono differenti: la Cig ordinaria è quella dovuta a crisi temporanee di mercato, la straordinaria è dovuta a ristrutturazione, riorganizzazione o riconversione aziendale o fallimento mentre la cassa integrazione in deroga è stata introdotta nel 2009 con la crisi economica per ampliare la platea di chi beneficia degli ammortizzatori sociali.
La Cgil denuncia che dall’avvio della crisi dell’economia reale, nell’ottobre del 2008, le ore di Cig registrate sono state quasi 3 miliardi e 300 milioni. Il sindacato calcola in 22 mila euro a testa la decurtazione del salario subita in questi anni dai cassintegrati, per un totale di 11,4 miliardi. «Dopo aver messo fine al governo Berlusconi – commenta il segretario confederale Vincenzo Scudiere – adesso c’è bisogno di decisioni politiche che mettano al centro il lavoro come unico agente per la crescita». Il timore del sindacato è che con 190 tavoli di crisi aperti, il crollo della produzione industriale a settembre prefiguri «il serio rischio per il prossimo anno di in un micidiale mix di stagnazione e disoccupazione». Quindi, secondo Scudiere, «il nuovo governo deve rispondere a Bruxelles con il lavoro: introduca una patrimoniale e metta al centro l’occupazione a partire da quella giovanile».
La Uil è d’accordo: dice il segretario generale Luigi Angeletti che «dobbiamo preoccuparci che il boom della cassa integrazione dal 2008 non prosegua nel 2012. Per fare questo serve ridurre le tasse sul lavoro e far sì che ci sia più possibilità di consumi per milioni di lavoratori dipendenti. Se aumentano i consumi, aumentano anche la produzione e i posti di lavoro. Se succede il contrario, come conseguenza avremo più cassa integrazione e meno posti di lavoro».
La Stampa 13.11.11
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“I lavoratori finiti in Cig sono oltre mezzo milione”, di Luciano Costantini
Tre miliardi e trecentomila ore di lavoro bruciate in tre anni di crisi e pagate con la cassa integrazione. Una enormità, un boom alla rovescia, che ha impoverito oltre mezzo milione di lavoratori. E la spirale potrebbe anche non aver raggiunto il suo punto di massima discesa. Dati alla mano, è questa la situazione descritta dalla Cgil in un dettagliato studio elaborato sull’ultimo triennio, più precisamente dall’ottobre 2008 alla fine dello scorso mese. Le cifre raccolte dall’Osservatorio del dipartimento industria della confederazione di corso d’Italia precisano che i tre miliardi e trecentomila ore vanno ripartiti tra 1 miliardo e 160 milioni di cassa ordinaria e poco più di 2 miliardi e 122 milioni tra straordinaria e in deroga. Un risultato finale che è andato a colpire i reddito di oltre mezzo milione di lavoratori con un cifra complessiva pari a 11,4 miliardi. Il che vuol dire che ogni singolo lavoratore in cig ha percepito circa 22.000 euro in meno rispetto al proprio salario.
Numeri che, ovviamente, accrescono la preoccupazione del sindacato e alimentano l’allarme anche perché dalla crisi non siamo fuori. Tutt’altro. «Dopo aver messo fine al governo Berlusconi, adesso c’è bisogno di decisioni politiche che mettano al centro il lavoro come unico agente di crescita», sollecita il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere. Che avverte: «Il crollo della produzione industriale e i dati sulla cassa integrazione possono determinare per il prossimo anno il rischio di un micidiale mix fatto di stagnazione e disoccupazione». La Cgil chiede, quindi, formalmente che il nuovo governo dia una risposta rapida e positiva proprio sul fronte lavoro: «Introduca una patrimoniale e metta al centro l’occupazione a partire da quella giovanile». Proprio sul tema del lavoro sarà incentrata la manifestazione del 3 dicembre a piazza San Giovanni a Roma.
Del resto si tratta di una preoccupazione che accomuna l’intero arco sindacale se è vero che anche la Uil, in un proprio studio, arriva in sintesi alle stesse conclusioni del sindacato guidato da Susanna Camusso. L’arretramento della cassa registrato ad ottobre e rilevato da entrambi i sindacati può essere considerato come un dato che conferma una situazione di crisi, ma non l’inversione di un trend.
Analizzando più in dettaglio la ricerca della Cgil, emerge una sicura riduzione delle ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria nei primi dieci mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2010: rispettivamente -20,86% e -13,66%. In calo anche la cassa integrazione in deroga: -13,71%.
Le richieste di cig sono per il 60% giustificate semplicemente con le «crisi delle aziende». I decreti al momento investono 8.861 unità imprenditoriali territoriali con un +17,32% rispetto ai primi dieci mesi dello scorso anno. La Cgil elabora anche una sorta di classifica per settori e per regioni. E’ quello meccanico il comparto in maggiore sofferenza. Su un totale di ore registrate da gennaio a ottobre ha coinvolto oltre 170.000 lavoratori. A seguire il commercio (102.000) e l’edilizia (42.000). Sono le regioni del Nord ad attingere maggiormente alla cig: prima la Lombardia, seguita da Piemonte e Veneto. Nelle regioni del Centro è il Lazio che ha il più alto tasso di ricorso alla cassa integrazione. Nel Mezzogiorno in testa è la Campania.
Il Messaggero 13.11.11