C´è bisogno di un governo che avvii l´inizio della ricostruzione e cambi la legge elettorale. Una fase transitoria
Oggi, 12 novembre 2011, «finisce un´era», tramonta il ventennio berlusconiano. Dario Franceschini rivendica alle forze di opposizione il merito di una «chiusura» politicamente non dirompente, «dentro le regole». Con altrettanto aplomb, il capogruppo del Pd alla Camera afferma: «Il Pd si sente garantito da una personalità come quella di Mario Monti e non sente il bisogno di “garanzie aggiuntive”» e si augura che avvenga lo stesso in campo avverso». E´ la risposta ad una nostra domanda sul possibile ruolo di Gianni Letta nel nuovo esecutivo. Una risposta «dentro le regole» ma netta.
Onorevole Franceschini, ci siamo. Berlusconi stasera va al Quirinale e abbandona il campo. Eppure c´è un clima sospeso, una grande cautela. Il ministro La Russa manda a dire che “Monti potrebbe uscire dal conclave cardinale”». Forse è per questo che la gente, l´opinione pubblica, paiono così trattenute.
«Succede che siamo ad una svolta a lungo attesa e non è ancora maturata la piena consapevolezza che oggi finisce un´era. Senza contare che la crisi profonda in cui il Paese è sprofondato sposta il pensiero alle preoccupazioni per il futuro».
Si fa fatica a pensare che Berlusconi lasci senza colpi di coda?
«In questi 20 anni si è proposto agli italiani come quello che cade ma poi si riprende e si salva. Questa volta non è così. Dopo le dimissioni di stasera, tutto sarà più chiaro».
Un addio in Parlamento.
«Sì, le istituzioni sono state più forti di un uomo. La chiusura di questa esperienza politica avviene dentro le regole. Quelle regole che Berlusconi ha contestato e contrastato. Ci si poteva legittimamente aspettare un finale doloroso, alla Caimano di Nanni Moretti. Invece, pur con le sue contraddizioni, la democrazia italiana e il sistema parlamentare hanno dimostrato di essere più forti degli abusi di Berlusconi».
«Anche lo spread oltre 500 ha contribuito».
«Non c´è dubbio ma quella è la cornice esterna. Seguendo questo criterio, Berlusconi si sarebbe già dovuto dimettere cinque o sei volte. Ma fino all´ultimo ha ritenuto di essere più forte delle istituzioni. Il voto di oggi è una prova di democrazia. Martedì scorso, quando ho visto quei 308 voti sul tabellone, ho pensato non solo al successo di un´azione che avevamo preparato da tempo ma a una vittoria delle regole democratiche».
Vuole dire che il capogruppo del Pd ha fatto un buon lavoro?
«No le opposizioni tutte hanno fatto un buon lavoro, il Pd, l´Idv e il Terzo Polo».
Però queste non sono ore tranquille. Il Pdl è in fibrillazione. Di voi si dice che non vediate di buon occhio la presenza di Gianni Letta nel nuovo governo.
«Guardi, una personalità come Monti garantisce da sola tutti. Noi non abbiamo bisogno di “garanzie aggiuntive” e lo stesso dovrebbe essere per il Pdl».
I nodi si scioglieranno?
«Tutto il mondo aspetta, i mercati aspettano, gli italiani capiscono che bisogna salvare il Paese e il loro lavoro. Un anno fa, quando parlavamo della necessità di un governo di emergenza per ricostruire il Paese dalle macerie, ci accusavano di aver paura delle elezioni. Ora i sondaggi ci danno vincenti con qualsiasi formula. Se facessimo questo ragionamento dovremmo dire “elezioni subito”. Ma ci sono momenti in cui tra l´interesse del partito e l´interesse del Paese bisogna scegliere l´interesse del Paese. Abbiamo bisogno di un governo che avvii l´inizio della ricostruzione e cambi la legge elettorale. Una fase assolutamente transitoria, poi torneremo ad essere avversari gli uni degli altri».
Ai bambini che nascono oggi dovremo spiegare il berlusconismo.
«Non vedo l´ora che si studi nei libri di scuola».
La Repubblica 12.11.11