Per ora è lì, nella lettera delle buone intenzioni che il governo italiano ha recapitato ai partner europei. Ma il progetto ha già qualche anno di vita e ora il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, è pronta a tirarlo fuori per passare dalle parole ai fatti. Ora che la crisi politica della maggioranza non sembra più recuperabile, è possibile tentare quel tutto per tutto che a metà legislatura era sconsigliato. Anche a costo di andare allo scontro frontale con tutti i sindacati, che proprio sulla lettera alla Ue si sono ricompattati e che potrebbero decidere di sciogliere gli indugi e andare a un grande sciopero generale. Si tratta del piano di ristrutturazione del sistema scolastico, quello declinato a pag. 3 della lettera messa a punto dal governo italiano per il consesso europeo della scorsa settimana: «L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove Invalsi), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti». Un’affermazione «fumosa», diranno alcuni sindacati. Ma ai piani alti di viale Trastevere le cose sembrano più chiare: si tratta di ridefinire il sistema di assegnazione delle risorse alle scuole sulla scorta del modello inglese, premiando le scuole che ottengono risultati migliori in termini di rendimento dei ragazzi e penalizzando gli istituti che arrancano, così come avverrebbe in un sistema di mercato che fa della concorrenza il suo strumento di selezione naturale.
Le rilevazioni dovrebbero essere condotte attraverso l’Invalsi, un istituto che in verità oggi, a causa di una forte carenza di personale e di risorse, è già in difficoltà con i quiz per gli esami di stato. La lettera che declina le cose fatte e quelle da fare annuncia anche provvedimenti per valorizzare il ruolo dei docenti, «elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo»; si introdurrà poi «un nuovo sistema di selezione e reclutamento». E sul fronte della carriera dei docenti, la Gelmini ha pubblicamente annunciato che è sua intenzione rimettere in carreggiata il disegno di legge di Valentina Aprea, presidente della commissione istruzione della camera. Fermo da anni per la contrarietà di gran parte del mondo sindacale, che finora si è mosso in ordine sparso. Ma le cose sono cambiate anche su questo versante. Dopo vari scioperi della Flc-Cgil, il 28 ottobre scorso ha scioperato la Uil del pubblico impiego e della scuola contro i tagli delle ultime manovre; il 12 novembre scenderà in piazza la Gilda degli insegnanti. Critiche e annunci di mobilitazioni anche dallo Snals-Confsal contro il dl di stabilità. E poi la Cisl scuola che annuncia: «É stato raschiato il barile, non si può più tagliare nulla». Gli interventi annunciati nella lettera, a partire da pensioni e licenziamenti, potrebbero fare il resto. Per decidere se sarà sciopero generale si attendono le mosse dei prossimi giorni dei segretari di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.
da ItaliaOggi 01.11.11