Da anni i mercati ballano, da anni la speculazione impazza, da anni si pensa a grandi riforme del sistema bancario e finanziario mondiale e non accade nulla. L’opinione pubblica se la prende con quattro o cinque “cattivi,” cioè con le grandi banche internazionali che, nella speculazione, hanno più goduto che sofferto.
Quest’irritazione è giusta ma il problema è assai più vasto e più grave. Si calcola infatti che oggi vi siano oltre 12 mila miliardi di Euro parcheggiati nel sistema bancario “ombra”, cioè in fondi non controllati e non regolamentati o regolamentati in modo insufficiente. Questi fondi per definizione lavorano a breve, cioè corrono incessantemente di qua o di là e sfruttano la così detta “leva finanziaria”mobilitando quantitativi di denaro molto superiori a quelli che posseggono. Con uno scommettono su cento. E’ noto che nelle scommesse si punta sull’aspettativa del risultato ed il risultato è più sicuro quando gli operatori finanziari “ombra” si muovono in gregge, con la dimensione e la velocità che l’automatismo dei moderni sistemi di informazione rende possibile.
In poche parole i loro computer scattano tutti insieme, comprano e vendono gli stessi titoli e forzano in tal modo il compimento delle aspettative. Un processo che viene magistralmente sintetizzato nell’ultimo documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in cui si condanna un sistema che tende a “minimizzare il valore delle scelte dell’individuo umano concreto che opera nel sistema economico-finanziario, riducendo queste scelte a mere variabili tecniche”.
Mi rendo conto che sono stato costretto a descrivere il funzionamento di un sistema finanziario internazionale degradato e deteriorato. Un sistema che provoca crescenti ingiustizie fra ricchi e poveri spostando tutto il reddito verso il capitale (e chi lo gestisce) e non verso il lavoro. Un sistema che impoverisce l’intera economia mondiale togliendo immense risorse al cammino produttivo dell’economia. Un sistema in cui i cervelli migliori vengono impiegati nelle banche d’affari per scommettere e non nelle imprese o nei laboratori per produrre o per innovare. Se queste risorse fossero dirette verso investimenti produttivi faremmo ben presto ad uscire dalla crisi. Purtroppo le cose non stanno così: siamo entrati in crisi per opera di questo capitalismo speculativo e non riusciamo a uscirne per lo stesso motivo.
In questo capitalismo estremo la scommessa del computer diventa addirittura un gioco quando si punta su un bersaglio grande, debole e lento a muoversi, quando cioè si spara sulla Croce Rossa.
Tutto ciò spiega con la massima chiarezza perché il sistema bancario “ombra” abbia scelto come principale bersaglio l’Italia e non la Spagna, nonostante la nostra economia sia molto più robusta e il nostro deficit molto inferiore. Deve fare riflettere il fatto che, anche se in Spagna la disoccupazione supera il 21%, i buoni del Tesoro degli amici iberici sono acquistati a tassi di interesse molto inferiori ai nostri.
Questo si spiega solo col fatto che, indicendo con prontezza nuove elezioni, la Spagna ha dato prova di volere affrontare alle radici il problema del futuro e ha, almeno temporaneamente, posto freno alle aspettative negative. Non si sa quanto questo possa durare ma il botteghino delle scommesse in Spagna è temporaneamente chiuso.
In Italia, proprio mentre si pensava di tornare da Bruxelles rassicurati da una rinnovata solidarietà europea, si è dovuto assistere alla peggiore asta dei Buoni del Tesoro decennali da quando esiste l’Euro, con tassi che hanno superato il sei per cento. La BCE continua ad aiutarci ma, di fronte elle aspettative negative da parte dei fondi che corrono per il mondo, non c’è BCE che tenga.
Ci vorrebbero gli Eurobonds perché, con la loro grande dimensione e la solidarietà dell’Europa, fornirebbero a tutti una protezione insuperabile. Gli Eurobonds però non ci sono e, nonostante i passi in avanti dell’ultimo vertice di Bruxelles, non ci saranno per un pezzo perché, nell’attuale stagione politica, la solidarietà europea continua ad essere tardiva ed insufficiente di fronte alle dimensioni della crisi.
Dobbiamo quindi essere soprattutto noi italiani, con una strategia credibile, a fare cambiare bersaglio ai grandi scommettitori. Non è compito delle presenti riflessioni indicare se questo necessario cambiamento debba esprimersi attraverso nuove elezioni o attraverso un nuovo governo, ma è indubitabile che la fiducia del sistema finanziario internazionale nei confronti del governo esistente è impossibile da ricostruire. Anche se le frecce vengono tirate da mano indegna è saggio e doveroso spostarsi dal bersaglio.
Il Messaggero 30.10.11