Una nuova perturbazione è attesa a partire da giovedì. Le correnti umide da sud apporteranno piogge abbondanti su Liguria, Piemonte e Triveneto, tuttavia a oltre quattro giorni di distanza non è ancora possibile definire i dettagli. Oggi le previsioni meteorologiche a medio termine sono affidabili, ma per diramare un’allerta attendibile in genere tocca attendere le quarantott’ore precedenti, comunque sufficienti a mettere in atto un piano di sicurezza. Alle previsioni del resto non si possono chiedere i miracoli, al momento non sono in grado di stabilire ora e luogo preciso di una piena o di una frana, ma possono concentrare l’attenzione su un’area dove attivare prefetture, Comuni, vigili del fuoco, protezione civile e volontari.
Tuttavia ciò che manca oggi in Italia è soprattutto la sensibilizzazione del pubblico: nel caso delle piene-lampo (flash floods) è fondamentale la conoscenza di elementari norme di autoprotezione, perché le onde di piena su torrenti montani in forte pendenza, le frane e le colate detritiche, sono fenomeni rapidissimi e non permettono di attendere avvisi esterni. La protezione civile interviene in questi casi solo a soccorrere le vittime, quando è troppo tardi, l’unica protezione efficace è quella che si mette in atto da soli. Dopo un primo avviso di attenzione bisogna informarsi costantemente sull’evoluzione meteorologica, e non fidarsi solo delle voci, ma ricorrere alle fonti ufficiali dei servizi meteo. Ogni Comune deve disporre di un piano di protezione civile e dovrebbe informare i cittadini sull’ubicazione dei rifugi, dei centri di raccolta e delle zone a rischio. Pretendete di conoscere queste cose quando si è tranquilli nelle giornate di sole, non in emergenza. Non bisogna farsi prendere dal panico: primo obiettivo è salvare la vita e non farsi male. Mai combattere con l’acqua e i detriti, sono più forti loro, vi travolgerebbero.
Un’automobile galleggia in poco più di 30 centimetri d’acqua e pesa oltre una tonnellata, vi spazza via come fuscelli se tentate di opporvi. Non entrate mai nell’acqua in movimento anche se vi sembra di conoscere la strada, meno che mai in un sottopassaggio allagato: negli ultimi sei anni ci sono state in Italia dieci vittime che potevano essere facilmente evitate. L’incidente peggiore a Prato nell’ottobre 2010 dove tre donne cinesi annegate. Il sottopassaggio è una trappola, sta solo a voi evitare di entrarci. Anche a piedi non si entra mai in acqua in movimento se è superiore a 20 centimetri. Non rimanete in locali bassi, garage, seminterrati, ma trasferitevi ai piani alti, eventualmente chiedendo ospitalità ai vicini. Se la casa è a rischio frana, trasferitevi in luogo sicuro. Preparate uno zainetto di sopravvivenza in luogo facile da raggiungere, pronti prenderlo con voi in caso di evacuazione: bottiglie d’acqua potabile, cibo conservabile, cambio biancheria e oggetti per igiene personale, fotocopia documenti, torcia elettrica, carta e penna, radio (molti telefonini l’hanno incorporata), medicine e pronto soccorso, stivali di gomma.
Poi pensate alla casa: spostate documenti e oggetti di valore da cantine e piani terra ai piani alti, parcheggiate le auto lontane da corsi d’acqua. Ma soprattutto, rimanete vigili: molti incidenti capitano perché nelle giornate a rischio facciamo di tutto per continuare a vivere come nei giorni normali, invece bisogna concentrarsi, ascoltare i rumori sospetti, osservare cosa accade nei fiumi, prepararsi materialmente e psicologicamente a salvarsi con le proprie forze senza aspettare aiuti improbabili: per definizione, un’emergenza è qualcosa nella quale nulla funziona e nessuno potrebbe aiutarvi.
La Stampa 30.10.11