Bersani ai giovani di Finalmente Sud: “Dedichiamo questo anno vostro alla memoria dei 76 ragazzi uccisi a Oslo da un pazzo criminale. Dal sud dell’Europa la fiaccola è accesa e va avanti”. “Una platea così toglie il fiato. È bellissimo vedere tanti ragazzi del Sud, una platea di giovani che crede alla politica, che crede che la politica sia protagonismo del territorio. Sono veramente orgoglioso di essere qui in una sfida che non ha precedenti nella storia della politica italiana”. Così il segretario del PD, Pier Luigi Bersani ha introdotto la sua relazione d’apertura dei lavori della scuola di formazione politica “Finalmente Sud”.
“Se stiamo facendo formazione politica – ha continuato il leader democratico – la prima cosa da imparare e ricordare è quello di essere autonomi. Amici di tutti, ma parenti di nessuno, avendo tante idee in testa e la voglia di combattere per realizzarle. Non essere subalterni o subordinati alla comunicazione. Sapendo bene che Il mestiere della politica non è il mestiere della comunicazione. Con oggi lavoriamo a fondo in un percorso di un anno per crescere insieme e avere idee più chiare e strumenti più utili per fare quelle cose che vanno fatte. Basandoci sul principio di costruzione comune del progetto”.
“Io ci credo. La formazione inizia qui al Sud per poi trasferirsi in tutta Italia. La disponibilità è enorme, così come è enorme la stupidaggine che vuole distinguere i giovani dai vecchi. È chiaro che la realizzazione dei progetti toccherà ai giovani ma non è possibile che un giovane per andare avanti debba scalciare e non rispettare i vecchi. Ricordiamoci bene che noi siamo una squadra collettiva e che da soli non si salva il mondo”.
“Siamo qui per reagire e trovare strade nuove. Noi vogliamo il futuro. Non saremmo qui se non conoscessimo i problemi che ci sono e le responsabilità che abbiamo. Il PD è nato mettendo insieme culture diverse e contingenti: non siamo troppo giovani per aver sonno e non siamo troppo vecchi per essere ancora un esperimento. Il partito è uno strumento per l’Italia e la sua ricostruzione. Senza il sud, l’Italia non riparte e il sud non riparte senza un cambiamento. E mi riferisco ad un cambiamento nelle idee e nei progetti. Con metodi e protagonisti nuovi . Guai a pensare ad un solo ricambio generazionale senza un cambiamento. Non regge il “vai via tu che sono più giovane”.
“Oggi occorre ripulire le idee sbagliate che si sono incrostate nel senso comune. Non si può riscoprire valido un vintage anni ‘80 che, in realtà, ci ha portato al disastro. Parlando di Sud si parla di Italia, perché c’è un’Italia sola, anche se a diverse intensità. Ma sarà difficile riportare questi concetti nel senso comune e la soggettività meridionalista dovrà scalare una montagna molto alta”.
“Assistiamo alla perdita di orizzonte e al collasso nel divario tra nord e sud. Oggi la parola sud si è persa. Ha prevalso una retorica del sud come palla al piede, come un destino irrimediabile. È passata l’ideologia leghista che lo stare da soli significa stare meglio. E la spinta conservatrice che si è radicata al sud di stampo neo borbonico è stata possibile nel venire meno dell’idea di uguaglianza. L’ispirazione di fondo che ha dato vita alla nostra nazione era basata sull’uguaglianza della dignità e dei diritti ovunque ci si trovasse. Il ciclo liberista ha minato questa idea e la globalizzazione è stata governata dalla destra nel suo lato più oscuro: ripiegamenti corporativi ed egoismi sociali hanno portato all’oscuramento del destino comune e delle reciprocità. Il paradosso è arrivato ad oggi che si è finalmente capito, in piena crisi, che nessuno si salva da solo. In Europa ora tutti si cercano! Ma le paure e i ripiegamenti pesano davvero. Abbiamo buttato via le briglie del mercato e tutti ora vogliono mettere le briglie al mercato!”.
“E’ stato ribaltato il concetto del federalismo: se sei povero è solo responsabilità tua o è sempre colpa degli altri. E questa è un’ideologia più dura dei mattoni”.
“Occorre ribaltare questa ideologia a livello europeo. Connettere le economie in maniera sostanziale, per chiudere il divario tra i paesi. Ricordando che se si accettano i divari si massacrano anche i paesi più forti”.
“Le politiche di ispirazione meridionalista negli ultimi 25/30 anni non si sono dimostrate efficaci e hanno portato ad un pessimismo di fondo: i problemi non sono risolvibili. Ciò che invece avviene è che sud e nord si allontanano con pari velocità dai valori medi europei. O crescono assieme o declinano assieme. La teoria della palla al piede che frega il corridore è una sciocchezza. Una demagogia pericolosa da combattere, dicendo le stesse cose al nord come al sud. Un obiettivo che compete all’unico partito nazionale: il PD”.
“Berlusconi ha introdotto il concetto che siamo più o meno nella media degli altri paesi. Addirittura lui dice che stiamo meglio! Ma non è così: nell’Europa dei 27 il Pil durante la crisi è sceso in media del 2%, nell’Europa dei 17, in media dell’1,7%. In Italia è sceso del 5,2% (6,1% al sud e 4,9% al nord). Il PD è stato il solo a dire che non era vero quello che il governo raccontava e che c’era un problema. Ma in questo lungo sonno è stato solo Berlusconi il responsabile? C’era qualcuno che sapeva? Alcune classi dirigenti hanno taciuto finche non si sono bagnati i piedi anche loro e solo allora hanno detto che c’era qualcosa che non andava”.
“Con l’egoismo sociale non si va da nessuna parte: chi ha di più deve dare di più!”.
“Con un fisco migliore avremmo risposte non solo per l’Italia ma anche per il sud. Con un welfare migliore, la semplificazione amministrativa, la riduzione dei costi della politica, con una giustizia che funziona come servizio e non solo per risolvere i problemi di uno solo, si farebbe bene non solo all’Italia ma anche al sud. È per questo che la riforma nazionale dovrà partire dal sud. Una riforma che sarà gradita al nord. Una riforma meridionalista che darà forza all’Italia intera”.
“Come PD parliamo di ricostruzione sapendo bene che il nostro progetto non potrebbe essere possibile senza una riscossa civica e morale che sappia ricostruire fiducia e speranza! Noi ci rivolgiamo ai giovani, alla nuova generazione meridionale destinataria di tutte le politiche e privilegiando la legalità come priorità”.
“Dobbiamo dire al nord e al sud che non si lasciano soli i tanti onesti che sono sul fronte come Angelo Vassallo e i tanti che sono vivi e sono sotto minaccia. I sindaci di Rosarno, di Isola Capo Rizzuto, di Bisceglie, di Crotone, di Altofonte, di Casal di Principe e altri. Non li lasciamo soli. Non è vero che tutto è sporco. Senza politica vincono solo gli interessi più forti e incontrollati”.
“Se siamo qui è perché pensiamo che la buona politica non significa un uomo solo al comando. Se siamo qui e per tradurre i nostri ideali di libertà e di uguaglianza in fatti. Noi non accetteremo mai che lavoratrici perdano la loro vita sotto un laboratorio lavorando a 4 euro l’ora. Non accetteremo che si possa trovare il cadavere di un sedicenne portato dall’acqua come un detrito e che un artigiano rinunci al suo lavoro per una pistola puntata alla tempia”.
“Dedichiamo questo anno vostro alla memoria dei 76 ragazzi uccisi a Oslo da un pazzo criminale fascista e razzista. Lo dedichiamo alla loro memoria. Il primo ministro norvegese Stoltenberg ha detto hanno attaccato quanto di meglio quanto esiste in democrazia: i giovani in politica. Oggi scriveremo ai laburisti norvegesi: dal sud dell’Europa la fiaccola è accesa e va avanti”.
Andrea Draghetti
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