Lo avevano avvertito sabato sera, alla cena del Ppe. Attento presidente, Merkel, Sarkozy, Barroso e Van Rompuy saranno duri, molto duri. Ti diranno che «il problema sei tu» e la tua capacità politica di affrontare le questioni che ti pongono in Europa, di tenere fede agli impegni, di fare le riforme. Anche di assicurare l’obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2013. In sostanza ti diranno, in maniera indiretta, che dovresti dimetterti. Solo così l’Italia potrà riprendere quota. Di fronte a queste anticipazioni, che gli sono arrivate da fonti diplomatiche, Berlusconi è andato in escandescenza: «Ma questa sarebbe un’ingerenza inammissibile! Hanno deciso di farmi la guerra? Vediamo se sono capaci di dirmelo in faccia!».
Quello che ieri è andato in scena davanti ai giornalisti, con le parole e i sorrisini di Merkel e Sarkozy, certifica come Berlusconi non venga considerato all’altezza della sfida. Nei colloqui a margine del vertice Ue il presidente francese e la cancelliera tedesca non hanno chiesto al Cavaliere di mettersi da parte. Ma hanno espresso a più riprese la loro grande preoccupazione che l’Italia non sia in grado di fare tutti i passi necessari per uscire dalla crisi. Più esplicito è stato il presidente della Commissione europea Barroso quando ha sostenuto che «non solo l’Italia è in pericolo, ma è l’Italia il pericolo per tutta l’Europa».
In Europa sono stanchi di sentire le promesse di Berlusconi sulle riforme, di avere disatteso in parte la lettera della Bce, anche in quella parte in cui si chiede al nostro Paese di fare la riforma delle pensioni. Il presidente del Consiglio adesso vorrebbe farsi forte dell’ultimatum europeo per piegare Tremonti e convincere Bossi a modificare il sistema previdenziale. Avrebbe ricordato a Barroso che se una richiesta in tal senso fosse venuta da tutti i Paesi europei, la sua azione in Italia sarebbe stata più forte e convincente. Ma il capo dell’esecutivo Ue gli ha risposto che non possono essere le cancellerie straniere a indicare all’Italia quali riforme fare.
Una doccia gelata, quella di Barroso, che ha pure indicato a Berlusconi l’esempio spagnolo: Zapatero ha fatto riforme lacrime e sangue, indicando allo stesso tempo la strada delle elezioni anticipate. Il messaggio è chiaro: se non sei capace di andare avanti, fatti da parte. L’impressione nel giro berlusconiano è che l’obiettivo vero sia la testa del Cavaliere. E non sono pochi nel Pdl a pensare che sia arrivata l’ora di passare la mano a Gianni Letta o a Renato Schifani. Ma il presidente del consiglio vuole resistere e alla fine di una maratona a Bruxelles durata 14 ore ha annunciato un consiglio dei ministri d’emergenza, domani o dopodomani.
Pensa di fare leva su quanto è accaduto nella capitale belga per convincere l’alleato leghista. Dovrà fare in 48 ore, prima del vertice di mercoledì, ciò che non è stato capace di fare in tutti questi mesi di scontri e discussioni dentro la maggioranza. Sull’età pensionabile a 67 anni come chiesto dalla Ue, ha detto che lo farà presente alla Lega: «Anche perché siamo l’unico Paese ad avere anche le pensioni di anzianità. Bossi ha a cuore i pensionati. Ma questo non collide. Gliene parlerò. L’intervento a cui pensiamo non va contro i pensionati perché non saranno toccate le pensioni di nessuno. Bisogna però tener presente che la vita media in Italia è intorno agli 80 anni e per i giovani diventa difficile mantenere persone che vanno in pensione a 58 anni ma che poi vivono fino agli 80. E’ un carico sulle loro spalle ingiusto».
Purtroppo, si è giustificato, queste sono misure «che non ho potuto fare per colpa di altri». L’obiettivo rimane il pareggio di bilancio nel 2013, «ma si potrebbe ridurre il debito forse già prima ponendo sul mercato gli immobili del patrimonio pubblico». E’ ovvio, ha proseguito il premier lasciando il vertice, «che 1.900 miliardi di debito, ereditato dal passato, salta agli occhi. Soprattutto della speculazione finanziaria». In ogni caso, ha assicurato Berlusconi, «non c’è stato e non c’è un rischio Italia». Un rischio che possa uscire dall’euro.
Se l’è presa con «l’opposizione anti italiana che per fare la guerra al governo diffonde pessimismo e disfattismo. Queste cose vengono riprese dai giornali di sinistra che vengono copiati all’estero e quindi si diffonde un’immagine negativa dell’Italia che non è reale». Scarica le sue responsabilità e giustifica l’atteggiamento di Sarkozy con la vicenda di Bini Smaghi che non intende lasciare il board della Bce per fare posto ad un rappresentante francese: «Bini Smaghi non può essere il casus belli per i rapporti che si deteriorano con la Francia. Sarkozy si è adontato per Bini Smaghi che non si dimette dalla Bce. Noi gli abbiamo offerto dei posti prestigiosissimi e di responsabilità ma lui li ha rifiutati. Ho detto a Sarkozy, ma io cosa posso fare, lo uccido?».
La Stampa 24.10.11