E in mezzo a questo disastro, nel pieno di una crisi che lascerà rovine per anni, il governo Berlusconi celebra se stesso con un almanaccone che fra le tante sue nequizie ha almeno il pregio di mostrare che anche sul terreno della comunicazione, un tempo inespugnabile, il berlusconismo sta ormai abbastanza alla frutta.
Sono 64 pagine illustrate di pronto uso elettorale: «Il governo Berlusconi. Le principali realizzazioni (maggio 2008-ottobre 2011»; e a cominciare dal titolo e dalla copertina si capisce che il modello, la fattura, la cura, le foto, i testi e dunque anche l´efficacia dell´opuscolo sono di gran lunga al di sotto delle diverse iniziative editoriali che, fra mistica e propaganda, innovazione e manipolazione, hanno comunque segnato poco meno di un ventennio.
Nulla di paragonabile al formidabile «Una storia italiana» (2001), pregevole monumento fotoromanzato in funzione di culto della personalità; c´è qualcosa semmai della susseguente e assai meno celebrata «Una vera storia italiana» (2006), che per la verità tanto italiana non era, risultando poi alcune foto scattate all´estero, nei paesi scandinavi, ma spacciate come parte del paesaggio domestico.
In quest´ultimo caso il corredo iconografico pare più spiccatamente ispirato ai depliant delle assicurazioni e del turismo. Si vedono amabili vecchiette al mercato, giovani coppie ideali e famigliole perfette sul divano, ma così liete nelle loro perfezioni che la mamma si fa pure la fotografia. I ritocchi della grafica computerizzata si sprecano. Giovanotti cravattoni al computer, veline convertitesi alla modestia nei call-center, tutti straordinariamente felici.
E poi neonati paffuti, graziose soldatesse, sale operatorie da telefilm americano, scolaresche fervide e mansuete. Si gira pagina e con il tipico sussulto del malricordo compare addirittura l´abominevole «social card». Quindi si passa alla sicurezza e arrivano i posti di blocco, le manette, la Guardia di finanza che ha sequestrato un mucchio di cose che non si capiscono, meglio non farle vedere perché rovinerebbero l´atmosfera di asettica felicità, e sul turismo è la volta del Colosseo e tanto mare azzurro, e i pini sul golfo di Napoli e così l´oleografia va a saturare il libro dei sogni.
Ora, nessuno pensa che un prodotto del genere debba percorrere strade originali, suggestioni veristiche, visionarie o anti-glamour. È anche possibile che sia il frutto inconfessabile di un riciclaggio, o almeno: nell´agosto scorso Berlusconi durante un incontro con le parti sociali fece dono agli incolpevoli partecipanti di un altro opuscolo, quest´ultimo curato dalla Santanché e spaventosamente intitolato «Il governo rendiconta i provvedimenti approvati. Novità e opportunità». Sarebbe interessante un confronto fra le due opere, e ancora di più il rendiconto di quanto sono costate al contribuente.
Ma il dato politico che forse vale la pena di sottolineare è che le foto di Lui sono stavolta assai meno di quante si possa immaginare. Nell´opuscolo del 2001, spedito per posta, c´erano in media due Berlusconi per ogni pagina. Qui ce n´è il minimo indispensabile e a parte un festoso abbraccio con Obama e Medvedev sono tutte parecchio ufficiali e ingessate.
In compenso, la titolazione e i testi sono decisamente lunari, nel senso che lo slancio di devozione al pensiero positivo finisce per mangiare se stesso e il risultato a livello cognitivo proietta l´almanaccone in una realtà remota e parallela, viene fuori una specie di scimmia educata della società italiana, un mondo irreale e a suo modo meraviglioso in cui il governo si prende cura di tutti nel modo migliore.
Tutto è bene, tutto è amicizia. «Fisco amico», «Reti amiche», «Linea amica». Misteriose iniziative e arcani progetti spuntano così fra le pagine patinate, «Progetto Excelsior», «Tremonti Bond», «Operazione Strade Sicure», «il Ponte dell´Energia sullo Stretto». La cultura pubblicitaria del berlusconismo non ha minimente preso atto di questo minimo impedimento che è la crisi economica più dura del dopoguerra, per cui cari lettori approfittate della «Rivoluzione in farmacia», visitate i «Campus Mentis», traete vantaggio dal «Fondo Mecenati», state sicuri con «Zero file allo Sportello» e brindate alla «Giornata nazionale della bicicletta».
Eppure il curatore, onorevole Palmieri, è un tecnico di buon livello e queste cose le saprebbe anche fare. Ma la crisi senile del berlusconismo è evidentemente un fenomeno molto più profondo di quanto si possa immaginare; e d´accordo che si tratta di propaganda, che sotto elezioni non si va per il sottile, che il pubblico è spesso indifeso, ma qui sembra saltato di brutto il collegamento con la realtà, e quando si chiude la pubblicazione un po´ viene da ridere e un altro po´ da piangere.
Fino a qualche anno fa questi due sentimenti erano incompatibili, ora non più e anche quest´ultima pare una delle «principali realizzazioni» che il berlusconismo ha recato in dote ai cittadini trasformandoli in spettatori permanenti di comiche e infelici assurdità.
La Repubblica 15.10.11