«Convincere il presidente del Consiglio alle dimissioni o arrivare all´arma finale: la sfiducia in Parlamento». I “malpancisti” del Pdl stringono i tempi. Il mese di ottobre è cruciale. L´operazione per una «svolta» va realizzata prima che le elezioni anticipate ad aprile diventino ineluttabili. E per questo stanno mettendo nel conto anche la «soluzione finale». Appunto un esplicito voto di sfiducia. L´obiettivo è raggiungere quota 20 alla Camera. Venti deputati per togliere al premier il controllo della maggioranza.
E proprio in quest´ottica la rete che ha iniziato a tessere Beppe Pisanu – e che è stata benedetta anche dal Vaticano – comincia ad allargarsi. Verso i «centristi» del Pdl non si stanno rivolgendo solo il gruppo di «ex democristiani» del Popolo delle libertà. Il fronte si sta allargando ai «Responsabili» e persino ai «colonnelli» di Alleanza Nazionale. Martedì prossimo, infatti, si terrà un altro incontro per stabilire tappe e modalità dell´operazione. E all´incontro è stato invitato anche il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Il quale ha fatto sapere per ora di essere solo interessato al progetto.
La pattuglia degli «insoddisfatti» sta dunque crescendo. I diciassette parlamentari riuniti la scorsa settimana da Pisanu e da Claudio Scajola stanno ricevendo nuove adesioni. Basti pensare che dopodomani al vertice – convocato in gran segreto – parteciperà anche il Governatore della Lombardia, Roberto Formigoni.
Ma la geografia del «nuovo gruppo» sta rapidamente cambiando. La sensazione che la permanenza del governo Berlusconi equivalga al voto anticipato nella prossima primavera sta spingendo chi non ha un seggio garantito nel centrodestra a optare per la soluzione che allunghi la legislatura con un esecutivo di «larghe intese». Per poi magari giocarsi la carta di una ricandidatura in un nuovo soggetto politico moderato. Non a caso le attenzioni degli ex An si stanno accentuando. Gli uomini che un tempo militavano con Fini temono infatti il nuovo “predellino” del Cavaliere: la nascita di una lista “Forza Silvio” vede proprio loro come prime vittime.
Non solo. Nel gruppo dei «Responsabili» si sta aprendo una vera e propria crepa. Mario Pepe, ad esempio, è già passato al gruppo misto. Ma anche il siciliano Pippo Gianni si è detto pronto a compiere un passo. E Mario Baccini, uomo dal lungo passato nell´Udc, potrebbe imboccare la strada del ritorno. E la lista degli “incuriositi” è piuttosto lunga: alcuni sostengono che i parlamentari siano almeno 65. Con nomi eccellenti come l´ex presidente del Senato, Marcello Pera.
I “malpancisti”, allora, lavorano a un documento non solo per chiedere un passo indietro a Silvio Berlusconi. Ma anche per aprire la strada a una «sfiducia» contro il governo. L´occasione può essere anche fornita da un provvedimento centrale per la maggioranza. I riflettori sono puntati sul decreto Sviluppo.
«Berlusconi e i suoi – ha detto ieri proprio Scajola – non si rendono conto della gravità in cui versa il Paese. Serve una svolta. E se sul decreto sviluppo non ci sarà…». L´ex ministro non vuole trarre esplicitamente le conseguenze, è molto cauto: «La politica ha i suoi tempi» avverte, anche perché nei prossimi giorni deve incontrare il segretario del Pdl Alfano, che certamente proverà a frenarlo.
La seconda “occasione” è data dal disegno di legge che riordina la disciplina delle intercettazioni. La “legge bavaglio” è l´altro provvedimento su cui “pisaniani” e “scajoliani” possono convergere. Per Scajola, si tratterebbe anche di un modo per prendere le distanze dal sistema con cui il premier affronta le sue inchieste giudiziarie.
L´obiettivo, però, ormai è definito. Imporre un cambio al vertice del governo e aprire la strada a un esecutivo di «responsabilità nazionale» che affronti la crisi economica e cambi la legge elettorale. Per raggiungere il traguardo, però, avverte Bruno Tabacci che conosce bene il mondo degli ex Dc, «si deve passare per la sfiducia a Berlusconi. Altrimenti lui non se ne va. Sarà un evento cruento, ma necessario». Una constatazione che le componenti di Pisanu, Scajola e Formigoni hanno capito bene.
Non a caso il documento che verrà discusso martedì prossimo potrebbe prevedere una scansione piuttosto netta: un´esortazione a cambiare rotta, la disponibilità a votare la sfiducia e quindi la formazione di gruppi parlamentari autonomi che si schiererebbero a favore della prosecuzione della legislatura quando e se il presidente della Repubblica avvierà le consultazioni. Nella speranza che anche il Pdl dia alla fine il sostegno alla nascita di un «governo di transizione» che guidi l´Italia fino al 2013.
I tempi, però, sono stretti. Riportare le lancette a un anno fa, quando si consumò la rottura tra Fini e il presidente del consiglio, significa anche impedire che Berlusconi metta in atto le sue contromisure e soprattutto evitare che si arrivi a dicembre. Quando ogni crisi di governo avrebbe come unico esito le elezioni anticipate.
La macchina, comunque, è stata messa in moto. E tutti – a cominciare da Pisanu e Scajola – sanno che l´esecutivo di “transizione” non può essere una soluzione scontata. E in caso di voto a primavera i “malpancisti” sono già pronti al “piano B”: dirottare le loro energie per la costruzione di un polo «Cattolico liberaldemocratico» insieme all´Udc. La benedizione della Cei l´hanno già ricevuta. I contatti tra Pisanu e il presidente dei vescovi italiani, Angelo Bagnsco, si sono intensificati. Tant´è che il raccordo con l´incontro dei movimenti della base cattolica, fissato per il 17 ottobre a Todi, sta diventando un punto di riferimento. I «ribelli» sanno di poter contare su esponenti del mondo cattolico come Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant´Egidio, e Raffaele Bonanni, segretario della Cisl. Perché l´obiettivo finale dell´operazione – dopo il cambio della guardia a Palazzo Chigi – è la nascita di una “Cosa Bianca”. Un nuovo centro moderato alternativo al Pdl e soprattutto a «Forza Gnocca».
La Repubblica 09.10.11