«Il 25 aprile – piaccia o meno – è stata una data che ha diviso la società italiana»: così ha spiegato ieri in aula il deputato del Pdl Fabio Garagnani. Ha voluto precisare perché pochi istanti prima Emanuele Fiano, Pd, aveva lamentato il placet concesso dal governo al progetto di spostare la festa grande del paese dal 25 aprile, la vittoria della Resistenza sul nazifascismo, al 18 aprile ’48, giorno della vittoria della Dc, la prima. E siccome quel progetto porta la firma di Garagnani, ecco il bisogno di rendere espliciti i motivi (moventi?) di quell’ orientamento storicamente revisionista. Garagnani sostiene che il tempo è venuto, che dopo tanti anni si può riflettere senza reticenze su quel che è stato, in particolare sul senso di una ricorrenza che, secondo lui ma non solo, maschera da troppi inverni una forzatura: quella data, obietta, ha diviso la società italiana. Preciso: come la legge si ostina a dividere le brave persone da chi delinque, così il 25 aprile insiste a separare quanti hanno gioito per la fine della guerra, per la sconfitta delle armate nere, per la Liberazione del paese da un regime di terrore e di sangue in cui il diritto era carta straccia e gli ebrei un pacco da consegnare ai lager, da chi, invece, si è rammaricato per questa conclusione di una pagina di storiche sofferenze collettive. Il principio di Garagnani non fa una grinza sotto il profilo della logica: occorre trovare una data che, invece di separare i nostalgici nazifascisti dagli antifascisti, riporti pace e fraternità nella società italiana. Ma soprattutto verità, poiché sempre secondo il deputato pidiellino che ha incassato gli applausi dei leghisti mentre parlava, il 25 aprile è vittima di una «strumentalizzazione» ad opera del Pci.
Il paese affonda, Berlusconi festeggia con miss Montenegro la latitanza di Lavitola ma in Parlamento il Pdl tenta di riscrivere la storia, attaccando il Pci. «La strumentalizzazione – analizza Garagnani con l’implacabilità di un bisturi – è servita al Partito comunista a legittimarsi all’interno del sistema politico italiano e a darsi una patente di democraticità». Verrebbe da chiedere allo specchio magico di questa Italia, dove sarebbe finita se non avesse trovato nell’immensa base comunista il primo e più coraggioso difensore dell’ ordine democratico, ma pazienza. Chiediamoci invece dove va a parare questa deriva. Punta ad individuare una data che inchiodi il Pci e i suoi subdoli tentativi di strumentalizzare la storia, ad una sconfitta. Cioé: se si vuole davvero festeggiare la liberazione del paese, conviene agganciarsi alla liberazione del paese dal Pci. E quel diciotto aprile del ’48 pare fatto apposta. Perfetto per chi – il Pdl del Trentino, incoraggiato da Gasparri e non smentito da Alfano nel frattempo, decide di celebrare il 150esimo dell’Unità d’Italia organizzando una gita nella Repubblica di Salò, tanto per rinverdire luoghi e situazioni che hanno saputo unire il paese. Non hanno ancora compreso che hanno perso la guerra.
L’Unità 30.09.11