Pure apprezzando le parole di verità che il ministro Nitto Palma ha pronunciato al senato sulla disastrosa situazione di sovraffollamento delle carceri, sulla desolata situazione della sanità penitenziaria e in particolare delle incivili condizioni degli ospedali psichiatrici giudiziari, registriamo che la sua analisi dei problemi strutturali che hanno prodotto questa realtà non trova quel sostegno politico in seno al governo e alla sua maggioranza che gli avrebbe consentito di proporre responsabilmente gli interventi urgenti ritenuti necessari.
Il ministro Nitto Palma ha esordito con un auspicio al confronto che si può spiegare così: ammettere che esiste un problema di eccesso di custodia cautelare e che nelle carceri c’è una percentuale alta di stranieri eppure negando che a questo abbiano potuto concorrere i diversi pacchetti sicurezza, le norme criminogene sull’immigrazione, la legislazione inutilmente repressiva sulle tossicodipendenze o le restrizioni all’accesso alle misure alternative per i pluricondannati.
Un ministro della giustizia deve essere in grado di formulare e formalizzare le soluzioni del proprio governo e della propria maggioranza alle drammatiche condizioni delle carceri e, come auspichiamo, confrontarle apertamente con quelle delle opposizioni.
I dati sulle presenze forniti dal ministro dicono che siamo a circa 2000 detenuti sotto la soglia di tollerabilità? Ma di cosa stiamo parlando? Dobbiamo stare sereni sapendo che la vita quotidiana di persone che sono sotto la tutela dello stato si svolge in pochi metri quadrati?
Non è la prima volta che il parlamento affronta il tema del carcere e le precedenti discussioni si sono tutte chiuse con impegni solenni da parte dell’allora ministro Alfano perché venissero poste in essere procedure e interventi che non sono però mai arrivati. Si dice che il carcere è la parte terminale del mal funzionamento della giustizia.
Vero, ma allora perché invece di parlare per mesi di processo breve, processo lungo, riforma epocale il governo e la maggioranza non hanno mai accettato le nostre richieste di discutere, per esempio, di quegli aspetti del processo penale che si presentano come non funzionali e farraginosi?
Senza modifiche costituzionali e in tempi brevi si potrebbero fare riforme a costo zero come semplificare il regime delle notifiche e il sistema delle nullità processuali e della rilevabilità delle questioni di competenza; modificare il regime della contumacia; stabilire tempi certi per la chiusura delle indagini preliminari; rivedere il sistema delle impugnazioni e la riduzione del carico di lavoro che grava sugli uffici inquirenti mediante la diminuzione del cosiddetto “flusso in entrata”.
Il ministro Nitto Palma dia discontinuità a una politica penitenziaria fallimentare e a progetti velleitari che si sono mostrati distanti dai problemi concreti.
Il piano carceri continua a mascherare gli effetti deteriori sul sistema penitenziario delle politiche degli scorsi anni in materia di sicurezza, giustizia, tossicodipendenze ed immigrazione e dopo tre anni di annunci è ancora lontano dal produrre alcun effetto sulle condizioni reali delle nostre carceri e delle persone che vi sono ristrette o che ci lavorano.
Il Pd ha messo in campo le sue ipotesi in 10 punti, rese note anche al ministro: 1. La revisione dei meccanismi della custodia cautelare che determinano l’elevata presenza di detenuti per periodi brevi; 2. Un’efficace depenalizzazione dei reati minori e la contestuale revisione del codice penale; 3. L’abrogazione delle norme della legge ex-Cirielli che comportano aggravi di pena e la restrizione all’accesso alle misure alternative per i detenuti recidivi; 4. Il rilancio delle pene alternative, specialmente di quelle supportate da progetti professionalmente strutturati come nella proposta del Pd di previsione di patti per il reinserimento e la sicurezza sociale per chi ha una pena residua inferiore ai tre anni; 5. La modifica della legge Fini-Giovanardi in materia di stupefacenti e l’aumento delle risorse per l’affidamento ai Sert ed alle comunità terapeutiche dei tossicodipendenti autori di reato, per i quali il carcere è la condizione peggiore in prospettiva di una riabilitazione e del recupero sociale; 6. L’assunzione di 1.000 operatori professionali (educatori, assistenti sociali e psicologi) e l’adeguamento degli organici della Polizia penitenziaria; 7. L’estensione dell’istituto della messa alla prova, già previsto per i minori, agli adulti, soprattutto ai giovani alle prime manifestazioni di devianza; 8. La predisposizione delle condizioni per l’accesso a misure alternative per gli immigrati condannati, da eseguirsi anche nei paesi di provenienza, come previsto dalle sentenze della Cassazione; 9. Il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari le cui condizioni offendono la coscienza civile del paese, attraverso programmi di dimissioni assistite e progetti autenticamente terapeutici per le malattie psichiatriche; 10. La revisione delle altre misure di sicurezza divenute pressocché indistinguibili dalla pena carceraria.
Il senato oggi continuerà a discutere e votare le diverse risoluzioni presentate. Ma se Nitto Palma è solo un uomo chiamato a certificare il disastro, senza poter indicare soluzioni e percorsi di ripristino della legalità costituzionale nel nostro sistema penitenziario, chiami alla responsabilità solidale il proprio presidente del consiglio e gli altri ministri (da quello dell’interno a quello della salute, da Tremonti a Fitto) oppure lasci che il parlamento assuma liberamente, in sessione straordinaria, gli interventi che la dignità del paese esige.
da Europa Quotidiano 27.09.11