Gli italiani appaiono sempre più pessimisti, sia riguardo alla situazione attuale, sia per ciò che concerne le prospettive future. Oggi, per la prima volta da molti mesi, la percentuale di chi ritiene probabile un peggioramento della situazione del Paese (e, sia pure in misura minore, della propria condizione personale) supera di molto quella degli ottimisti, di chi cioè ritiene che il peggio sia passato e che possiamo sperare in un miglioramento.
In questo clima di preoccupazione, viene espressa da molti l’esigenza di un timone politico saldo, che aiuti a superare la situazione attuale. Ma il succedersi delle vicende degli ultimi giorni non ha rafforzato l’immagine di solidità e di affidabilità del governo. Anzi. È vero che con il voto che ha salvato Marco Milanese l’esecutivo ha segnato un punto a suo favore, ma è vero anche che, proprio nello stesso periodo, si sono intensificate le dichiarazioni di sfiducia nei suoi confronti. Tanto che molti autorevoli commentatori di area moderata (tra gli altri, Sergio Romano sul Corriere e Roberto Napoletano sul Sole 24 ore) hanno suggerito al Cavaliere di fare un passo indietro. Un’ipotesi che quest’ultimo ha respinto decisamente, sottolineando la persistenza di una maggioranza parlamentare che ancora lo sostiene.
Ma cosa ne pensa la gente? In che misura la richiesta di dimissioni del premier è condivisa dalla popolazione? Già da tempo, un quesito al riguardo viene posto mensilmente ai cittadini: se ne rileva un decremento progressivo, di mese in mese, di quanti auspicano che Berlusconi continui a governare e una corrispondente crescita, non tanto dei sostenitori di un governo alternativo (malgrado, come si sa, questa sia l’ipotesi su cui in questi giorni i politici stanno lavorando maggiormente), quanto, più direttamente, delle elezioni anticipate.
Oggi meno di un cittadino su cinque (19%) si dichiara favorevole all’opportunità di una prosecuzione del governo attuale. A gennaio erano il 27%, ad aprile il 22%.
Naturalmente, la gran parte dei fautori della permanenza al governo di Berlusconi fa parte dell’elettorato del Pdl: ma anche in quest’ambito, la percentuale di sostenitori del mantenimento dell’esecutivo è pari al 77%, ciò che significa che più del 20% dei votanti dello stesso partito del premier è del parere che il Cavaliere debba cedere il passo. Tra gli elettori della Lega Nord, la situazione appare ancora più critica: la maggioranza assoluta (60%) opta infatti per una soluzione che veda le dimissioni di Berlusconi. Quest’ultima, ovviamente, è l’ipotesi prediletta dalla gran parte della base delle forze di opposizione.
La soluzione attualmente più gettonata è, come si è detto, il ritorno alle urne, indicato in questo momento dal 45% degli italiani (era il 36% a gennaio e il 39% nell’aprile scorso). L’alternativa di un governo tecnico, di transizione, appare assai meno popolare e raccoglie meno del 17%.
Le nuove elezioni sono richieste in misura relativamente maggiore dai più giovani, specie se studenti, animati forse da un maggior desiderio di rinnovamento radicale. Si tratta di una opinione espressa dalla netta maggioranza (76%) dell’elettorato del Pd, ma presente in larga misura anche tra i votanti per i partiti di centro (59% tra l’Udc, 42% in Fli), mentre è praticamente assente (poco più del 2%) nell’elettorato del Pdl.
Secondo gran parte degli osservatori, la soluzione delle elezioni anticipate non è la più opportuna in questo momento, anche per le difficoltà della nostra economia sul piano internazionale. Resta il fatto che circa metà degli italiani le richiede a gran voce, segno comunque del desiderio di un momento di svolta e di cesura col passato.
Il Corriere della Sera 25.09.11