Quaranta anni fa nasceva il ‘tempo pieno’ e segnava il progresso delle scuole italiane verso un modello educativo d’eccellenza che tutta Europa ci invidiava. Fin quando non è arrivata il ministro Gelmini… Il 24 settembre il “tempo pieno” compie 40 anni. E’ in quella data che viene emanata la Legge 820/71 con cui si delinea una scuola diversa da quella tradizionale, che prevedeva un insegnante unico per 24 ore settimanali. Quella legge, che definisce un modello educativo eccellente che ancora oggi tutta Europa ci invidia, fu preceduta da un lavoro partecipato e appassionato di tanti educatori, pedagogisti, lungimiranti amministratori locali, genitori, insegnanti e dirigenti scolastici. Tra i papà del tempo pieno ricordiamo Ettore Tarozzi, Bruno Ciari, Fiorenzo Alfieri, Raffaele La Porta, Francesco De Bartolomeis. E’ stato un cammino lungo, iniziato negli anni ’50, in cui la scuola doveva avere anche la funzione di “offrire un pasto caldo”, per passare ai fertili anni ’60, libertari sì, ma che vedevano nella scuola il luogo in cui ci poteva essere il riscatto degli umili; gli anni 70 con l’istituzionalizzazione del tempo pieno statale attraverso la legge; la stabilizzazione degli anni ’80, che non trova però omogenea diffusione sull’intero territorio nazionale, fino all’attentato della Moratti, il cacciavite di Fioroni, il Napalm della Gelmini. Il tempo pieno e’ scelta politica, per la piena attuazione della scuola della costituzione; e’ cultura organizzativa e gestionale, che realizza appieno il vero senso dell’autonomia scolastica e del rapporto fecondo che ci deve essere tra scuola e territorio; e’ cultura pedagogico didattica. E’ la scuola democratica. E’ il “tempo scuola dalla parte dei bambini”, che li fa sentire accolti, che permette il confronto tra culture diverse, che assicura le competenze di base, sotto una formazione solida al pensare, che ne stimola la creatività. E’ la scuola che, grazie alle ore di compresenza degli insegnanti e al rispetto dei tempi di apprendimento di ogni bambino, permette a maestri e maestre di compiere ogni anno un grande miracolo. Il primo giorno di scuola in prima elementare arrivano bambini e bambine molto diversi tra loro: c’è il figlio del professionista, che sa già leggere e scrivere, c’è quello che sa solo disegnare e quello che non parla neppure l’Italiano. Eppure immancabilmente tutti, non uno di meno, a Natale sanno leggere e scrivere. Quei bambini così diversi, ma ugualmente utili l’uno all’altro, sono diventati una classe.
Ecco perchè il tempo pieno, prima vittima dei tagli, viene considerato “uno spreco” dalla scuola della Gelmini, che seleziona gli alunni da subito, dunque in base al censo. Ed ecco perchè noi invece lo consideriamo “il gioiello di famiglia” del sistema scolastico italiano, da riprendere e mettere in vetrina. Nelle regioni italiane dove questo modello educativo è più diffuso, le rilevazioni Ocse Pisa dimostrano che i bambini hanno un migliore rendimento e successo scolastico. Quando torneremo a governare, dovremo seguire la lezione di Don Milani, che affermava che non c’è più grande ingiustizia di fare “parti uguali tra diversi”. Allora nel Paese in cui le divisioni nascono già sui banchi di scuola, se vogliamo assicurare uguali diritti e opportunità tanto per chi nasce nel centro storico di Torino, quanto per chi nasce allo zen di Palermo, dovremo investire nella diffusione di questo modello educativo -e non solo- stabilendo, come già accade in Francia e negli USA di Obama, le zone di educazione prioritaria. Le zone del mezzogiorno del Paese e le periferie delle grandi città, in cui dovremo ricostruire il tessuto civile, economico, sociale, il senso del rispetto delle istituzioni e della legalità, offrendo una scuola eccellente.
Perchè l’Italia, dopo 20 anni di Berlusconismo, dovremo ricostruirla nelle scuole. Restituendo orgoglio e dignità alla professione dell’educare, facendo diventare le scuole, aperte tutto il giorno, il luogo in cui la comunità si ritrova, immette le energie e le risorse migliori, per disegnare insieme il proprio futuro. Buon compleanno tempo pieno e un ringraziamento personale: dai maestri e dalle maestre dei miei figli, ho imparato ad essere un genitore migliore.
L’Unità 24.09.11