Le ragazze italiane non sono tutte come le Papi Girl. Sai che novità. Il Corriere della Sera dedica un forum-inchiesta per tracciare l’identikit delle venti-trentenni e scopre che i sogni, le carriere, gli ideali delle giovani italiane non sono gli stessi delle varie Olgettine e delle ragazze di Bari. La notizia, semmai, sarebbe stata scoprire che il modello lo hanno dettato Terry De Nicolò e le altre puttanelle in fila per infilarsi nel lettone di Putin in cambio di soldi, programmi in tv, addirittura la conduzione di Sanremo.
No, certo che il modello non è quello. Il vicedirettore del Corriere Barbara Stefanelli (che bello una donna ogni tanto ai vertici dell’informazione nazionale!) nota che le tv, i giornali e i dibattiti di questi giorni sembrano proporci l’immagine unica, sempre quella, della donna tangente.
Sono figlie del femminismo o una distorsione inquietante dell’emancipazione? Né l’uno né l’altro. Vendere il proprio corpo in cambio di qualcosa ha un solo nome, e corrisponde a quello del mestiere più vecchio del mondo. Punto e basta, tutto il resto sono squallidi tentativi di giustificare comportamenti riprovevoli dietro falsi libertinismi (vi ricordate le mutande di Ferrara?) o peggio ipocrite rivendicazioni di libertà sessuali, quando non c’è donna meno libera di quella che si vende in cambio di qualcosa .
Ma torniamo alle ragazze che studiano e che lavorano. È vero, questa è la normalità italiana. Eppure nelle testimonianze al Corriere delle brave blogger, delle scienziate, delle ingegnere elettroniche, delle studentesse che si laureano prima e meglio dei proprio coetanei c’è anche un altro tipo di normalità. Cioè quell’amarezza profonda per una vita sempre in salita, perché non se la passano tanto bene, fanno fatica a mettere insieme uno stipendio, per il machismo negli uffici, perché comprarsi una casa rimane un sogno, un figlio è un lusso eccetera eccetera, per la difficoltà che fanno a conciliare la vita professionale e quella familiare (per inciso: vedrete ora che fiume di banalità con l’uscita di Ma come fa a far tutto? il film con Sarah Jessica Parker tratto dal best-seller della geniale Allison Pearson).
E però nella normalità ci sono anche tante anormalità. Come il fatto che Nicole Minetti indossi una maglietta con la scritta “Senza T-shirt sono ancora meglio” e ci vada a spasso per le strade dello shopping milanese a mo’ di sfida. Anormale è che due sere di fila Rai1, la rete ammiraglia della televisione pubblica italiana, mandi in diretta la finale di Miss Italia.
Fateli pure i concorsi di bellezza, l’importante è trattarli per quello che sono e non trasmetterli in prima serata sulla Rai, collocazione che trasforma un trito rituale fermo agli anni Cinquanta in un evento di importanza nazionale, anche se il pubblico manda un messaggio chiaro alla dirigenza di viale Mazzini con uno basso share del 16 per cento. “Perché la bellezza è un valore” era la pubblicità di Miss Italia. Appunto. Guarda caso lo sostiene anche Terry De Nicolò, una delle ragazze di Tarantini, cha passava dai letti Pdl a quelli del Pd (“ma con Frisullo basta una collanina dei cinesi”) e che filosofeggia, anche lei su un canale Rai, esprimendo concetti di questo tipo: “Poi, se tu sei una bella donna e ti vuoi vendere, tu lo devi poter fare, perché soprattutto la bellezza, come dice Sgarbi, è un valore”.
Anormale è che mentre Dominique Strauss-Kahn, per la nota storia con la cameriera nera, si presenti in televisione e chieda ufficialmente scusa del comportamento moralmente colpevole il presidente del Consiglio italiano continua a dar di gomito al macho italiano: “Che ho fatto di male, in fondo? Ci ho provato con la Arcuri, è vero. Alzi la mano quell’italiano che al posto mio si sarebbe comportato diversamente”. Anormale è continuare a dire che non c’è niente di illegale. Che il peccato non è un reato. Il vero problema è che queste patonze, a forza di girare, si fermano sulle poltrone sbagliate. E allora, di fronte al presidente del Consiglio che assicura la presenza di Del Noce e Carlo Rossella alle “cene eleganti” e gozzoviglia al telefono con l’amico di merende che così “le ragazze hanno l’idea di essere di fronte a uomini che possono decidere del loro destino”; in questo paese di ragazze normali non è anormale che la ministra delle Pari opportunità Mara Carfagna non abbia ancora speso una parola, una considerazione, un pensiero?
Il Fatto Quotidiano 20.09.11