In tempo di crisi, è un bel tesoretto, quello messo a disposizione dalla regione Piemonte: 10 milioni di euro per dare un’occupazione a chi nella scuola pubblica, causa tagli, quest’anno non avrà un contratto. Ma ne potranno beneficiare «prioritariamente» i precari regionali, ovvero gli iscritti «alle graduatorie ad esaurimento» dell’ultimo triennio. E chi è arrivato quest’anno? Niente da fare, anche se ha un punteggio più alto, deve solo sperare di essere ripescato dopo che avranno rifiutato tutti gli altri iscritti in lista. La svolta leghista arriva con l’intesa sottoscritta tra regione Piemonte, ufficio scolastico regionale e Inps, un’intesa con cui si stima che circa 600 disoccupati, tra docenti e personale Ata, possano avere un lavoro su progetti specifici, dall’apertura delle scuole di montagna al sostegno all’handicap. L’intesa, finanziata con i fondi regionali del piano per l’occupazione, attende ancora la firma finale del ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, per essere operativa nell’ambito del progetto nazionale del salvaprecari. E non è affatto scontato che il ministro dica sì.
I proponenti, in testa il governatore del Piemonte, Roberto Cota, non fanno mistero dell’intento, abbastanza leghista, di tutelare chi vive e lavora sul territorio (anche se per il momento solo in base al criterio dell’iscrizione in graduatoria e non della residenza) contro il personale che è giunto quest’anno da altre regioni, con la speranza di avere più chance di lavoro.
Magari tra un anno o due anche l’assunzione a tempo indeterminato. «Non si tratta di privilegiare gli uni rispetto agli altri», spiega Alberto Cirio, assessore all’istruzione del Pdl a cui però non difetta il credo regionalista, «ma solo di applicare la regola del buon senso, perché con risorse regionali è giusto che si pensi a difendere il lavoro di chi in questa regione ci vive e paga le tasse». Una posizione non condivisa dai sindacati, che compatti hanno rifiutato di siglare l’intesa. La motivazione? Si rischia di discriminare chi ha deciso di trasferirsi in Piemonte, nelle graduatorie permanenti o di istituto, e avrebbe i requisiti per il salvaprecari se dovesse restare senza un posto. Casi che sarebbero isolati, «una norma manifesto, proprio per questo più indigesta», è la posizione di Cgil, Cisl e Uil. Ma il dubbio che si possa legittimamente dare precedenza a chi era iscritto in graduatoria, a dispetto di chi ha un punteggio più alto ed è giunto con l’aggiornamento delle liste quest’anno, è forte anche tra i tecnici di viale Trastevere.
L’invito è ad attendere le valutazioni complessive del ministro prima di dare per chiusa la partita. Un primo sì ministeriale in verità c’è già stato, ed è quello del direttore scolastico regionale del Piemonte, Francesco de Sanctis. «Premiare la continuità didattica dovrebbe essere la priorità di tutti», è il commento di Mario Pittoni, capogruppo Lega in V commissione al senato, che da tempo si batte per graduatorie regionali.
da ItaliaOggi 20.09.11