La scenetta rende l’idea. Antonio Di Pietro, che dopo mesi di «corteggiamento» alfine è riuscito ad avere lì al suo fianco sia Nichi Vendola che Pier Luigi Bersani alla festa dell’Idv, si sta producendo in uno dei suoi numeri. Dice Tonino: «Ho sentito qualcuno che ha proposto un salvacondotto per Berlusconi. Ma mica siamo alla guerra civile!». In quel momento Bersani sta bevendo un po’ d’acqua, ma appena sente la battuta sulla guerra civile, scoppia a ridere, facendo appena in tempo a levarsi il bicchiere dalla bocca, in uno sbruffo di plateale, simpatica condivisione. Scenetta che racconta un clima, un clima «cameratesco». Sembrava non si riuscisse a farlo mai questo pubblico dibattito a tre, BersaniVendola-Di Pietro, perché il leader del Pd aveva sempre trovato una scusa giusta per tirarsi indietro e sottrarsi all’ultimo momento ad una foto di gruppo che, finora, aveva ritenuto prematura. Ma ieri pomeriggio, decidendo di non dare di nuovo forfeit e di venirci alla Festa Idv, Bersani si è trovato gli altri due ben disposti ad assecondarlo, speranzosi di essere imbarcati in coalizione col Pd. E così, quando Enrico Mentana, ha provato a tirare le somme, è riuscito a «creare» la notizia. Ha chiesto ai tre: «Allora, possiamo dire che è nato il nuovo Ulivo?». A quel punto Bersani ha annuito e gli ottocento in platea si sono immediatamente alzati in piedi, in una standing ovation durata un minuto e mezzo.
Mentre la gente applaudiva, erano altamente espressive le facce dei tre. Antonio Di Pietro – in giacca ma senza cravatta sorrideva (la sua mission era riuscita); Nichi Vendola – tutto vestito di nero dalla giacca ai pantaloni, dalla t-shirt alle scarpe con i buchini – mostrava un viso moderatamente compiaciuto, probabilmente perché nella road map riassunta da Mentana ma suggerita da Bersani, a un certo punto sarebbero previste anche le Primarie. Quanto al leader del Pd era il più serio dei tre. Si è sentito «incastrato»? Quando il battimani si è quietato, Bersani non ha smentito il senso di quel che era accaduto per effetto della sottolineatura di Mentana: a Vasto, dunque, sembra davvero esser nato il nucleo di base (Pd-Sel-Idv) della coalizione che sfiderà il centrodestra alle prossime elezioni. E che Bersani immagina di poter guidare, come candidato a Palazzo Chigi.
Nel corso del dibattito, che si è svolto nel cortile del castello rinascimentale di palazzo D’Avalos, è stato grosso modo stabilito un tragitto, che era stato proposto da Bersani e che gli altri due leader hanno sembrato condividere: poiché si dovrebbe votare nella primavera del 2012, occorrerà entro la fine dell’anno, arrivare alla stesura di un programma (da mettere a punto in un «seminario di tre giorni»), definire le alleanze, celebrare le Primarie di coalizione e approntare una «squadra di combattenti». Una accelerazione nella definizione di questa alleanza a tre, sbilanciata sul fianco sinistro e rispetto alla quale proprio Bersani aveva provato a mettere qualche paletto: «Questo è il nucleo ma bisogna aprire il più possibile» la coalizione politica e sociale, «non bisogna essere settari», bisogna parlare ai ceti sociali delusi da Berlusconi» non dimenticando che sono state le «nostre divisioni che hanno aperto la strada al governo del centrodestra». E a Vendola, che l’ha invitato a parlare alla manifestazione di Sel, prevista per il primo ottobre a piazza Navona, Bersani ha dato la risposta più «riformista» del pomeriggio: «Parteciperò ad una manifestazione nella quale ci faranno una foto, non perché protestiamo, ma perché presentiamo un progetto per il Paese». Di Pietro, di nuovo sfottente con Casini: «Non si può andare a letto una volta con la bionda, una volta con la mora…». Ma Casini, dal convegno organizzato dal gruppo di Giuseppe Fioroni (minoranza Pd) ha liquidato la svolta del nuovo Ulivo: «Non credo alla politica della nostalgia, l’Ulivo è fallito». E Fioroni: «Guai a tornare alla gioiosa macchina da guerra di Occhetto!».
La Stampa 17.09.11