Il grande scagionatore. L´ultima promessa di Silvio Berlusconi precipita la parabola del Cavaliere in un finale di definitivo squallore. Dall´«Italia che amo» al «paese di merda».E ora dai posti di lavoro e meno tasse per tutti garantiti a milioni di cittadini, al «vi scagiono tutti» assicurato a una piccola banda di ricattatori. La telefonata fra il premier e Lavitola, letta e riletta, è la prova che nel caso di Berlusconi le peggiori fantasie, le più malevole e prevenute, sono sempre inferiori alla realtà. Il capo del governo invita davvero un personaggio indagato dalla magistratura, Valter Lavitola, a non tornare in Italia. Nelle conversazioni usa una sim straniera nella speranza, fallace peraltro, di non essere intercettati. L´intimità del premier col faccendiere è totale («un bacione, dottore»), il gergo è da compari d´anello. L´oggetto del reato è piuttosto chiaro. Se davvero Berlusconi volesse soltanto aiutare un amico in difficoltà economica, perché la sua segretaria dovrebbe parlare con Lavitola con un codice cifrato, usando la parola «foto» per intendere soldi, come si fa in genere fra i mafiosi?
Ma l´aspetto più agghiacciante della vicenda è la tempistica. Berlusconi perde ore preziose con Lavitola in giro per il mondo mentre l´Italia è nel mirino di una spaventosa ondata speculativa, i titoli di stato sono sotto pressione, lo spread con i bund tedeschi è salito alle stelle, Piazza Affari precipitata ai minimi. Tutti i governi occidentali aspettano di sapere quale sarà la reazione del nostro governo a un attacco che rischia di portare il Paese sull´orlo del fallimento e di trascinare in un effetto a catena l´euro, l´Europa, un bel pezzo di economia globale. In quei giorni sono in molti a cercare Berlusconi, da Trichet ad Angela Merkel. Ma Berlusconi preferisce Lavitola. Sul telefonino bulgaro, per parlare di storie di prostitute, inchieste e ricatti, assicurando protezione a un faccendiere sotto inchiesta e a un personaggio come Giampaolo Tarantini, già condannato per spaccio di droga.
Di questo si preoccupa il presidente del Consiglio durante una delle peggiori crisi dal dopoguerra. Di questo e di questi continua a occuparsi nei giorni successivi, fino alle ultime ore. Vola a Bruxelles a illustrare la manovra nel giorno in cui dovrebbe deporre davanti ai magistrati napoletani sul caso Tarantini. Il presidente dell´europarlamento, il polacco Jerzy Buzek, non è neppure informato della visita. Molti europarlamentari sono stupiti, fino a quando qualcuno non spiega loro le ragioni dell´improvvisata e allora viaggiano i colpi di gomito. La stampa straniera, dal Financial al New York Times, lo descrive come «un sinistro buffone». Al ritorno in Italia, corre a incontrare il presidente della Repubblica, il quale da giorni lancia messaggi sulla drammaticità della crisi e i rischi fatali che incombono su Italia ed Europa. Napolitano si aspetta che il presidente del Consiglio gli illustri la strategia del governo per evitare la tragedia. Berlusconi invece si scatena nell´ennesimo comizio contro i giudici e annuncia che ripresenterà il provvedimento contro le intercettazioni, «priorità assoluta» del governo. L´esterrefatto Napolitano lo liquida giurando che non lo firmerà mai.
Ma che cosa dobbiamo farcene di un capo del governo così? Per quanto ancora dobbiamo sopportare il re giullare e il suo eterno regno del Carnevale? In passato si sono invocate mille ragioni di etica ed estetica, decenza e convenienza, politica ed economia, per porre fine alla lunga e futile stagione del berlusconismo. Ora siamo di fronte alla necessità pura, estrema. Non c´è tempo. Non più, non ora, per altre clownerie.
La Repubblica 15.09.11