Si potrà anche licenziare in deroga all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Lo prevede l’emendamento votato qualche ora fa in Commissione Bilancio al Senato presentato dal governo. In sostanza il testo rende eplicito ciò che l’articolo 8 del decreto di Ferragosto già lasciava intendere in modo implicito: gli accordi aziendali potranno riguardare anche materie come la cessazione del rapporto di lavoro a meno che non sia discriminatorio o relativo a maternità e malartia. Il ministro Sacconi, nella conferenza stampa del 14 agosto scorso, avava giurato di non toccare l’articolo 18 dello Statuto. Oggi si smentisce.
L’emendamento all’articolo 8 della manovra prevede anche che piccoli sindacati percentualmente più rappresentativi a livello territoriale possono sottoscrivere accordi con le aziende. Nel testo dell’emendamento infatti si legge che il provvedimento, che modifica l’articolo 8 della manovra sul «sostegno alla contrattazione collettiva», stabilisce che «i contratti collettivi di lavoro, sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale, ovvero delle loro rappresentanze sindacali operanti in aziende possono realizzare specifiche intese con efficacia di tutti i lavoratori, a condizione di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relativo alla presenze sindacali».
DURA CAMUSSO
«Le modifiche della maggioranza di governo all’articolo 8 indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l’articolo 18, in violazione dell’articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama». Così la leader della Cgil, Susanna Camusso, sul nuovo art.8 della manovra che esplicita per gli accordi aziendali e territoriali la possibilità di derogare alla legge ed ai contratti nazionali, anche sul licenziamento. «Il governo autoritario distrugge autonomia delle parti», aggiunge.
«Il governo sconfitto sulle pensioni vuole ora distruggere l’autonomia e l’autorevolezza del sindacato e, così come per le pensioni, i segretari di Cisl e Uil non si accorgono di quello che sta succedendo e parlano d’altro», afferma Camusso. La segretario generale della Cgil sottolinea «ancora una volta il comportamento autoritario del governo che interviene sull’autonomia contrattuale delle parti con una scelta – dice – senza precedenti nella storia della nostra Repubblica».
Per il numero uno di Corso d’Italia, inoltre tali previsioni «negano il principio di rappresentatività che non può che essere dato dall’iscrizione al sindacato e dal voto dei lavoratori che viene invece escluso dalle modalità previste dall’articolo 8». «Nessuno – aggiunge Camusso – ci racconti che quell’articolo è coerente con l’ipotesi di accordo del 28 giugno con Confindustria che aveva come cardini il ruolo del contratto collettivo nazionale di lavoro e la misura della rappresentatività connessa al voto dei lavoratori: tanto che in assenza del voto dei rappresentanti sindacali si rendeva per la prima volta obbligatorio, in un accordo con le controparti, il voto dei lavoratori».
INSORGE IL PD
«Le modifiche che la maggioranza apporta al testo dell’articolo 8 dimostrano in modo lampante che il Pd avesse ampiamente ragione a denunciare la portata devastante di questo articolo che è una vera e propria destrutturazione del diritto del lavoro, a partire dalla possibile cancellazione in un contratto aziendale dell’ articolo 18 della Statuto dei lavoratori – una pura follia giuridica e politica -per arrivare alla messa in discussione di altri diritti fissati per Legge, Costituzione e convenzioni internazionali comprese». È la dichiarazione del senatore del Pd Achille Passoni, membro della Commissione Lavoro. Le modifiche apporta, dice Passoni «peggiorano il tema vergognoso della norma originaria, vale a dire la possibilità che ‘tre amici al bar’ si possano mettere d’accordo con l’imprenditore e stipulare un accordo aziendale, con contenuti devastanti per tutti i lavoratori, alla faccia della necessità di misurare con trasparenza chi rappresenta cosa». Per il democratico Giovanni Legnini, membro della commissione Bilancio, le modifiche all’articolo 8 apportate con gli emendamenti rappresentano «un passo avanti e due indietro»: «un passo in avanti perchè si recepisce l’accordo interconfederale del 28 giugno, due passi indietro perchè si introduce esplicitamente la possibilità di derogare a disposizioni di legge attraverso accordi territoriali e aziendali. Dicevano che non si toccava l’articolo 18 e invece è ora possibile e viene scritto espressamente».
LE ALTRE MISURE
Via libera dalla Commissione Bilancio del Senato agli emendamenti del governo che disciplinano l’accorpamento dei Comuni più piccoli, attraverso le Unioni dei Comuni, e che riducono la dimensione di consigli e giunte. Per le province confermato lo stralcio delle norme che chiudevano quelle con meno di 300.000 abitanti perchè la materia sarà trattata in un ddl costituzionale.
Passa subito invece il dimezzamento dei consiglieri provinciali. Questo pacchetto è passato con una sola modifica: nell’emendamento del relatore era inizialmente previsto che le riunioni di giunta dei Comuni più piccoli dovevano svolgersi di sera. È stato aggiunto solo un «preferibilmente» di sera.
www.unita.it