La norma che azzera il riscatto della laurea e del servizio militare ai fini previdenziali, forse, verrà rivista. Perfino cancellata. Ieri c’è stata una levata di scudi così massiccia, dura, vasta e trasversale alle categorie sociali, che il governo e la maggioranza ci stanno ripensando. È stato il relatore della manovra in Parlamento, Antonio Azzollini, a far balenare questa eventualità. D’altronde sarebbero almeno 100 mila i lavoratori immediatamente colpiti da questa nuova stretta, forse 130 mila addirittura. Il ministro Maurizio Sacconi, considerato il padre di questa trovata, ha visto ieri i vertici degli enti previdenziali fino a tardissima sera, e oggi incontrerà il collega leghista Calderoli, quello delle «pensioni non si toccano».
Per tutta la giornata, peraltro, c’era stato un clima di rivolta in tutto il paese. «Ho sognato Berlusconi che diceva a Bossi: questa volta li abbiamo fregati sui riscatti previdenziali, la prossima volta vogliamo provare con i Bot?». È il messaggio di un lettore che ieri ha scritto al Forum de «La Stampa.it». Ma su altri siti e sui blog è stata una vera insurrezione, un’alzata di scudi forse prevedibile e certamente molto, molto severa nei confronti della decisione del governo. «Mi hanno dato “il pacco” – dice un altro messaggio – perché quando io ho riscattato la mia laurea non volevo 50 euro di pensione in più, che non mi cambiano niente, volevo l’anzianità, quella loro mi hanno venduto e quella ora rivogliono indietro, senza restituirmi nulla. Ladri!».
Il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, intervistato da Radio24, ha fatto presente come il voltagabbana del governo getti, per il futuro, un’ombra sull’affidabilità delle istituzioni: «Lo Stato mi fotte – sintetizza l’esponente del Pd – e io appena posso fotto lo Stato». S’innesca, insomma, un meccanismo di rabbia che invoca una vendetta. Forse è per questo che la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, ha definito questo provvedimento «un golpe della cui gravità ancora non ci si è resi conto». In effetti, secondo il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, «la partita non può chiudersi così. Per salvare i giocatori di calcio e i redditi alti dal contributo di solidarietà, è sbagliato penalizzare chi ha riscattato con i propri soldi la laurea ed il servizio militare». Quanto alla Uil, attraverso il segretario Luigi Angeletti, aveva già detto al nostro giornale tutto il suo disappunto: «Uno sgarbo ingiustificato». Senza dire che, sempre secondo la Cgil, la norma farà saltare molti importanti accordi di ristrutturazione dei grandi gruppi – come Alitalia, Telecom, Finmeccanica, Fiat – che fondavano la mobilità del personale «anche» sulla previdenza riscattata.
Ma ad insorgere sono state anche le categorie professionali direttamente toccate da questa misura: gli avvocati, i magistrati, i medici, i funzionari di polizia. «Questa decisione del governo – dice Giuseppe Sileci, presidente dei giovani avvocati – fa a pugni con il principio della certezza del diritto». Per Costantino Troise, segretario del sindacato dei medici Anaao Assomed, «adesso è davvero troppo! I politici si affannano a precisare che i riscatti resterebbero utili ai fini economici per il calcolo della pensione, ma non è chiaro cosa questo significhi nel sistema retributivo».
E così via: in quasi tutte le categorie ieri c’è stato un fremito di rabbia. La scuola, per esempio, dove i laureati sono molti (l’80% dei 30 mila pensionati annui): «Nei confronti degli insegnanti è stato commesso un vero latrocinio – commenta il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo -, chi ha fatto il militare dovrà rimanere in servizio un anno in più, e chi ha riscattato la laurea di anni ne deve fare almeno 5, un tempo che diventa infinito se si somma anche la finestra mobile di un ulteriore anno».
Il Pdl minimizza, anzi plaude: e che sarà mai! «Il provvedimento – ha commentato il ministro per le Politiche comunitarie, Anna Maria Bernini – tocca solo quella “secca” di anzianità, cioè la possibilità di andare in pensione con 40 anni di contributi senza l’aggiunta dell’età anagrafica». La Lega, invece, è in subbuglio e sono molti i senatori che stanno facendo pressioni affinché la misura venga cancellata senza tante mediazioni. Il problema è che da questa norma sarebbe derivato un gettito di 650 milioni il primo anno e di 1200 il secondo. E quel gettito da qualche parte va recuperato.
La Stampa 31.08.11