Pensioni, Iva, comuni: dal lunghissimo vertice di Arcore escono qualche sorpresa, poche certezze e molta confusione. «Se Berlusconi è politicamente un morto che cammina, da quest’estate Tremonti lo accompagna nella passeggiata…». Così diceva uno dei tanti nemici del superministro dell’economia, autorevole esponente parlamentare del Pdl giorni fa. Nonostante l’apparente successo di Tremonti, che ieri al vertice di maggioranza di Arcore l’ha avuta vinta sull’Iva, purtroppo per il ministro dell’economia le cose non sono cambiate. «Se volete abbassare l’Irpef, come tu e tutta la maggioranza chiedete da anni, potremo farlo solo recuperando gettito dall’innalzamento dell’Iva. Se invece l’Iva volete aumentarla adesso, benissimo: poi però non mi si chieda di abbassare l’Irpef…».
Pungente, caustico, quasi minaccioso. Tra lui e il Cavaliere, tra lui e il Pdl e ora anche tra lui e la Lega, sempre più sensibile alle corde di Maroni che non dell’appannato Bossi, questa è l’atmosfera. Perciò le quotazioni di Tremonti, già azzoppato dal “caso” Milanese continuano a calare. Le mielose dichiarazioni distensive rese dai partecipanti sul clima amichevole nel corso del lunghissimo vertice sulla manovra in casa Berlusconi non ingannino.
Ieri la tensione ad Arcore è stata alta e, soprattutto, non sono stati considerati affatto amichevoli quanto «esplicitamente e spiacevolmente ostili» gli argomenti utilizzati da Tremonti per respingere l’ipotesi di modificare il suo decreto a partire dall’aumento dell’Iva. Argomenti, quelli della minaccia di non procedere alla riduzione delle aliquote sulle persone fisiche se la maggioranza avesse insistito per un aumento dell’Iva in decreto, che hanno dato ai presenti la plastica conferma del gioco di ricatti reciproci tra Berlusconi e il suo ministro. Un gioco miope e pericoloso per la maggioranza stessa: perché senza il gettito che si poteva ricavare dall’aumento dell’Iva, il promesso “dimezzamento” degli oltre 15 miliardi di euro di tagli a regioni, province e comuni sarà – semplicemente – impossibile. E come sostituire i quasi 4 miliardi del contributo di solidarietà, ieri cancellato ad Arcore tra canti e balli? Quando se ne accorgeranno, molto presto, quelli della Bce e i sindaci e i governatori già sul piede di guerra contro il governo, ci sarà poco da stappare champagne come ha fatto ieri il Cavaliere, continuando a gettare fumo negli occhi del circo mediatico.
Come rinunciare al contributo di solidarietà e dimezzare i tagli agli enti locali senza avere a disposizione risorse alternative certe? Con una stretta alle società di comodo e una stangata alle cooperative? Trucchi, dissimulazioni.
Tutti sanno che i conti non tornano, tutti fingono che tornino.
Ieri ad Arcore è andata in scena la commedia di sempre. Il gioco degli specchi di Tremonti e Berlusconi, la lotta di potere tra i due, entrambi politicamente azzoppati e improponibili per un’eventuale corsa a palazzo Chigi nel 2013 o prima, continua come niente fosse: anche con il paese sul baratro del default. Certo, chi maramaldeggiava sulla «attuale oggettiva debolezza di Tremonti», come Formigoni, ieri ha subito una doccia fredda.
Così come tutto il Pdl che sperava di piegarlo sull’Iva. Ma di fronte a Berlusconi stesso che fa retromarcia, impaurito dalle minacce tremontiane e ipnotizzato dallo specchietto per le allodole elettorale del taglio alle tasse, tutti hanno fatto buon viso. Convinti che Berlusconi sia ormai caduto in un buco nero, ma che Tremonti – suo doppio e altra faccia della medaglia – non sopravviverà politicamente alla sua caduta. A fine settembre gli amici di Pdl e Lega gli daranno un’altra martellata votando sull’arresto di Marco Milanese, suo consigliere e braccio destro. Iva o non Iva, Tremonti è andato.
da Europa Quotidiano 30.08.11