Un venerdì d’agosto reso ancor più torrido dalla protesta contro i tagli agli enti locali contenuti nella manovra. Maroni e Letta cercano di rassicurare i rappresentanti dei Comuni ma senza fornire garanzie concrete.In un paese normale di fronte a un grande problema si utilizzano le settimane, i giorni e le ore per risolverlo. Nell’Italia di Berlusconi il meccanismo è inverso: il guaio, che si chiama manovra anticrisi, prende consistenza con il passare del tempo in una ridda di litigi e polemiche, ed insieme monta la protesta, che ieri è stata soprattutto quella di comuni e regioni, ovvero i soggetti più bersagliati dall’iniquità del provvedimento,
con tagli pesantissimi agli enti locali. Tanto che ieri sera dal cilindro di Calderoli è spuntato il coniglio. «Per poter tagliare i tagli ai Comuni, devo trovare le risorse e, insieme ad Alfano e Berlusconi, le abbiamo reperite
per diminuire almeno della metà i tagli agli enti locali». Così l’annuncio del ministro della Semplificazione che ha parlato di una decisione contenuta nell’accordo che lunedì verrà ratificato da Berlusconi e Bossi. Lo stesso Calderoli ha auspicato che le risorse siano riportate quasi completamente a favore degli enti locali, spostando i tagli sui ministeri.
Sulle stesse frequenze Roberto Maroni, che nel primo pomeriggio ha incontrato al Viminale una delegazione dell’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani. «C’è spazio per alleggerire i tagli agli enti locali – ha dichiarato il ministro dell’Interno – e spero anche in un loro azzeramento,
soprattutto per i Comuni. Ho lavorato in silenzio per ottenere questo risultato. Mi pare che siamo sulla buona strada. Il confronto, il dibattito, il fiorire di proposte che c’è stato in questi giorni, è stato molto utile». Poi,
tanto per far capire quale potrebbe essere lo sbocco di questo celestiale percorso che in tanti hanno invece scambiato per una rissa senza quartiere, Maroni ha indicato un giorno, lunedì. Un 29 agosto nel quale non si riuniranno le Camere in seduta comune o Palazzo Chigi ospiterà un risolutivo vertice con opposizione e parti sociali. No, lunedì prossimo, il giorno in cui l’Anci ha organizzato a Milano una nuova manifestazione di protesta contro i tagli, si incontreranno Silvio Berlusconi e Umberto Bossi…
DECIDONO IN DUE
Proprio così, altro che gli inviti alla coesione del Capo dello Stato, le concrete modifiche alla manovra arrivate dall’opposizione, le proposte di sindacati e Confindustria, tutto si ridurrà alla problematica “quadra” fra i due logorati leader del centrodestra, nel solito rimpiattino fra riduzione del contributo di solidarietà, tagli alle pensioni, abolizione delle province, aumento dell’Iva e, appunto, sforbiciate agli enti locali. A ben sintetizzare lo sconcerto del momento è stato un deputato dell’ Udc, Alfredo Mantini: «L’annunciata chiusura della manovra nello stretto perimetro delle intese tra Bossi e Berlusconi – ha detto – è irriguardosa nei confronti delle opposizioni e delle costruttive proposte di modifica avanzate dai mondi produttivi e vitali del Paese. Se non fosse inverosimile sembrerebbe una sorta di serrata del governo dinanzi al Parlamento».
E se tutto deve passare lunedì dall’ombelico di Palazzo Grazioli (o Arcore) non sorprende quanto accaduto ieri ai rappresentanti dei piccoli Comuni, anche loro bersaglio del decreto anticrisi, in particolare con l’articolo 16 che impone l’accorpamento dei centri con meno di mille abitanti. Sempre dal Viminale è arrivata la generica disponibilità a stralciare la misura dalla manovra, il che non ha impedito lo svolgimento della “Marcia su Roma” organizzata dall’Anpci, ovvero l’Associazione nazionale piccoli Comuni, e alla quale hanno partecipato anche numerosi sindaci aderenti all’Anci. A manifestare davanti a Montecitorio, con i gonfaloni esposti, le fasce tricolori e le chiavi della loro cittadina pronte da consegnare al governo, sono stati migliaia di sindaci, amministratori e abitanti dei tanti centri a «rischio accorpamento».
E i loro rappresentanti hanno incontrato, a Palazzo Chigi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, per assistere al solito copione. «Ci ha rassicurati e si farà portavoce della nostra richiesta di stralciare l’articolo 16 dalla manovra presso i gruppi parlamentari e i ministri. Però non ci è stato garantito l’esito…», hanno poi riferito perplessi. Va a detto che a sorbirsi le immancabili rassicurazioni sono stati
anche gli esponenti locali più in vista del Pdl, ricevuti nella mattinata in via dell’Umiltà dal segretario Angelino Alfano. Anche in questo caso , hanno riferito i responsabili degli enti locali, sono arrivate garanzie per una forte revisione della manovra.
L’Unità 27.08.11