Il Pd è scettico sulle aperture dell’esecutivo, ma con senso di responsabilità cercherà di migliorare la manovra in Parlamento. Sull’ipotesi di un nuovo condono, Bersani è categorico: assolutamente contrari. Scetticismo e senso di responsabilità. Ruota intorno a questi due poli l’atteggiamento del Pd nei confronti della manovra bis di agosto. Scetticismo sulla reale volontà del governo a cambiare un decreto «iniquo», mentre l’apertura dell’esecutivo sulla tassa sui capitali “scudati” viene giudicata «risibile», soprattutto se l’aliquota dovesse essere quella, annunciata martedì, dell’1%. Tuttavia, in nome di una «responsabilità collettiva» chiesta anche dal Presidente Napolitano, il maggiore partito di opposizione proverà a correggere il testo in Parlamento, pur mantenendo i saldi invariati.
Chiusura totale, invece, sulle deroghe allo Statuto dei lavoratori. Al largo del Nazareno si lavora per preparare gli emendamenti da presentare in commissione la prossima settimana. Il segretario Pier Luigi Bersani, che torna a rilanciare la necessità «di una Maastricht 2», non mancando di sottolineare come anche le destre «si stiano finalmente accorgendo che c’è bisogno di più Europa», ha convocato una riunione per martedì. Ma le linee portanti della “contromanovra” sono già note: saranno basate sulla filosofia di non far «pagare i soliti», ovvero i ceti medi. Sull’ipotesi, circolata ieri, dell’introduzione nel provvedimento di un nuovo condono, il segretario del Pd è tassativo: «La nostra posizione è e sarà di assoluta contrarietà. C’è bisogno – rimarca Bersani – di una seria lotta all’evasione e a tutte le forme di illegalità». Torna, quindi, lo scetticismo: «Solo un altro governo – afferma significativamente il responsabile economico Stefano Fassina – può dare equità e sviluppo all’Italia. La lettura della relazione tecnica allegata alla manovra di Ferragosto rende ancora più evidente il profondo segno di iniquità sociale che caratterizza l’impianto del provvedimento. In particolare, i tagli disposti ai trasferimenti a regioni, province e comuni, cumulati con i tagli delle due manovre precedenti, diventano colpi pesanti alle condizioni materiali di vita dei lavoratori e delle famiglie oppure diventano tasse e tariffe aggiuntive fortemente regressive». La “contromisura” centrale individuata dal Pd, una tassa del 15% sui 105 miliardi di capitali “scudati” nel 2009, renderebbe 15 miliardi. Francesco Boccia chiede provocatoriamente al «fiscalista Tremonti» quanti dei «suoi clienti hanno aderito allo scudo fiscale e quindi sarebbero chiamati a pagare». Anche Fli, con Carmelo Briguglio, si dice favorevole al prelievo sui capitali rientrati dall’estero ma resta il no «senza se e ma» all’impianto politico del decreto. Sulle proposte di modifica dello Statuto dei lavoratori, il Pd alza le barricate contro la norma che prevederebbe, in una bozza dell’Ufficio studi del Senato, deroghe a leggi e contratti. Norma che, attacca l’ex ministro Cesare Damiano, sarebbe confermatada una nota di lettura diffusa ieri. «Se la destra intende cancellare lo Statuto – spiega Damiano – lo dica e non si nasconda dietro norme implicite. Il Pd pretenderà un’esplicita cancellazione dell’articolo con la presentazione di un emendamento abrogativo. Sul tema delle pensioni poi, non è accettabile che si pensi a un nuovo giro di vite, con l’innalzamento dell’età pensionabile addirittura a 67 anni». La diffidenza verso l’esecutivo passa anche per la «secretazione» della lettera di raccomandazioni
della Bce. «Il governo – afferma Ettore Rosato – la invii al Copasir: sarebbe un gesto di rispetto nei confronti del Parlamento. A meno che non si ammetta che la lettera è coperta dal segreto di Stato e la cosa sarebbe veramente preoccupante».Non fa sconti all’esecutivo Antonio Di Pietro: «L’Idv non potrà mai votare questa manovra che toglie ai più deboli e dà ai più furbi e che mette in discussione l’articolo 18», afferma perentoriamente il leader dell’Idv. «Ci sono mille altri modi per far fronte alla crisi», continua Di Pietro, riferendosi al «ddl già presentato, con cui si reperiscono 70 miliardi di euro con l’abolizione di tutte le province e l’accorpamento dei comuni piccoli». E poi: «perchè dobbiamo continuare a tenere i nostri soldati all’estero? Perchè non possiamo dimezzare il numero dei parlamentari? Ci sono mille modi per intervenire.Sappiamo che questa manovra è stata varata per necessità, ma vogliamo che se ne discuta in Parlamento: va rivoltata come un calzino, altrimenti sarà una manovra alla Berlusconi. Cioè: “io rido e voi pagate”». Sul ritiro dei nostri militari il leader dell’Idv trova un’autorevole sponda in Avvenire, che in prima pagina, con un editoriale di Eugenio Fatigante, chiede una nuova “stretta” dopo il ridimensionamento (120 milioni di euro) di qualche mese fa. Arrivando addirittura ad ipotizzare il “rompete le righe”. «Prima di tagliare prestazioni dirette a cittadini davvero in difficoltà il governo, dovrebbe modificare il capitolo che riguarda le missioni all’estero», scrive il quotidiano della Cei. Torna in campo anche la Cgil, che parla di una «manovra fatta di tagli discrezionali e indiscriminati, che lascia intatti i privilegi della politica nella pubblica amministrazione, come il nuovo e immotivato spoil system della dirigenza pubblica e il proliferare di dirigenti di nomina politica». La denuncia è del responsabile del dipartimento Settori pubblici, Michele Gentile. «Il governo – continua Gentile – trincerandosi dietro la lettera della Bce, non svelandone i contenuti alimenta i sospetti che l’abbia usata per le sue “piccole vendette” contro tutto ciò che è pubblico».
L’Unità 18.08.11