Prima le critiche, poi le controproposte. Con una preoccupazione sullo sfondo, affidata ai microfoni di Radio 24: «Temo la reazione dei mercati». Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, «la struttura della manovra non è cambiata molto rispetto a quella già ritenuta non adeguata. E non vorrei – riflette – che questo apparisse come un elemento di debolezza della nostra risposta». Alle decisioni del Governo, giudicate «inadeguate, poco credibili e depressive», il Partito Democratico contrappone il proprio «progetto responsabile e alternativo», rilanciato su Twitter dallo stesso segretario. Sette punti, per «un’ Italia che possa riprendere il suo cammino di crescita», scrive nel documento il principale partito d’opposizione. In testa alle proposte, «il prelievo straordinario una tantum sull’ammontare dei capitali esportati illegalmente e scudati, 15 miliardi di euro» e «misure contro l’evasione fiscale», come «tracciabilità dei pagamenti superiori a mille euro e 300; elenco clienti-fornitori; descrizione del patrimonio nella dichiarazione dei redditi». Nella sua contromanovra, il Pd inserisce anche «l’imposta ordinaria sui valori immobiliari di mercato», «dismissioni di immobili pubblici» per 25 miliardi, liberalizzazioni, «politiche industriali per la crescita» e interventi su pubblica amministrazione e costi della politica. Per il partito di Bersani, queste soluzioni farebbero pagare «chi non paga mai, non chi paga già», come invece avverrebbe, a suo dire, con l’attuale manovra, varata dall’Esecutivo. Un provvedimento «raffazzonato», attacca, messo insieme dal Governo che «ha percorso la strada più facile – contesta il segretario con Radio 24 – per superare i dissidi interni alla maggioranza, tra chi non vuole che si tocchino le pensioni e chi l’iva: per trovare la quadra, è andato sull’Irpef, sulla gente che paga le tasse e sui tagli ai servizi dei consumi».
Al momento, ad accomunare manovra e contro manovra sono soprattutto le riduzioni di Province e Comuni, come i tagli alla politica. Ed è questo l’aspetto che al momento il Pd «salva» di un testo, che a tratti considera invece anche «non credibile», ma che «aspetta di studiare» e spera di «emendare in Parlamento, su alcuni punti di fondo». Esiste la possibilità di arrivare ad un testo condiviso? «Avremo molte diplomazie, ma – riflette Bersani – non vedo dai nostri governanti molta disponibilità. Prima di questa manovra, non ho avuto alcuna telefonata, anche se hanno ripetuto per settimane di voler dialogare con l’opposizione». Chiamate, invece, è stato il premier ieri ad averne ricevute dal presidente della Bce, Trichet, come dalla cancelliera tedesca, Merkel. «Si fideranno sulla parola. Io invece – è l’analisi del segretario del Pd – ho paura che la struttura della manovra aggiuntiva non sia cambiata molto» rispetto a quella già «bocciata dai mercati, quando uscì». E per questo, aspetta con «preoccupazione» la reazione delle borse nella prima seduta, dopo il varo della super-manovra. Bersani però va oltre e vede «dell’inespresso» dietro il decreto e questo «potrebbe essere un problema serio». Anche per il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, «il Governo, dopo essersi finalmente svegliato dopo tre anni di patetiche rassicurazioni, tartassa i soliti noti, che non evadono le tasse, ceto medio e famiglie», mentre- è la contestazione – «evita gli interventi strutturali». I centristi preannunciano anche loro proposte in Parlamento. E «un arsenale di idee, per migliorare» il decreto, promette da parte del Terzo Polo il vicecapogruppo di Fli alla Camera, Carmelo Briguglio, secondo cui però «le responsabilità di Berlusconi per essere arrivati a questo punto sono evidenti». E’ una «battaglia», per cambiare la manovra, quella invece preannunciata da Antonio Di Pietro, leader dell’ Italia dei Valori, che nel testo aveva visto «luci ed ombre».
Il SOle 24 Ore 14.08.11
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