Regioni e enti locali sul piede di guerra. Per loro Tremonti ha «cucinato» tagli per 6 miliardi l’anno prossimo e 2,5 nel 2013. «Noi eroghiamo servizi, questa è macelleria sociale», reagisce Zingaretti. «Altri tagli per le Regioni, il federalismo fiscale non esiste più». Roberto Formigoni non usa mezzi termini. Spara ad alzo zero sulla cura da cavallo che il governo ha appena presentato a Regioni ed enti locali a Palazzo Chigi, solo poche ore prima di vararla. Un bagno di sangue, sommando gli ultimi tagli previsti a quelli già varati. Si taglia sulla carne viva, tanto che nel confronto, ottenuto molto faticosamente, non mancano fibrillazioni e attriti. La protesta è bipartisan, dilaga tra gli amministratori di tutti i «colori» politici. «I cittadini devono sapere che i tagli agli enti locali non sono tagli alla politica – dice Gianni Alemanno, sindaco
di Roma-ma tagli ai servizi ai cittadini, questo dev’essere chiaro». «Questa è macelleria sociale, usiamo le parole giuste – aggiunge Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma – Noi siamo in prima fila per fornire servizi alle fasce più bisognose della popolazione. Ridurre ancora questi stanziamenti significa scardinare quasi completamente qualsiasi intervento sociale nei confronti dei più deboli». Insomma gli amministratori sono sul piede di guerra. Si sono visti tagliare anche i fondi Fas per la difesa del suolo che avevano concordato 15 giorni fa. Lo stanziamento dello Stato era di 1,2 miliardi. Stefania Prestigiacomo aveva strappato quei fondi a fatica. Oggi vengono cancellati con un tratto di penna. «Ci sono altri equilibri da salvare», avrebbe argomentato Giulio Tremonti.
«Sotto le macerie poi contiamo i morti», ha replicato secco Formigoni. Silvio Berlusconi all’incontro non sa dire altro che questo. «Avete ragione, questa manovra è recessiva, ma sono obbligato a farla». L’unica promessa che ottengono all’uscita è che il decreto potrà essere emendato in parlamento. La partita potrebbe essere ancora aperta.
NUMERI
Agli enti locali il governo taglierà trasferimenti per 6 miliardi nel 2012 e per altri 3 l’anno successivo. Dei 6 miliardi, 1,7 saranno sottratti ai Comuni, 1,6 alle Regioni e 700 milioni alle Province, mentre è di due miliardi il taglio per le Regioni a Statuto speciale. Una «tosatura» che arriva dopo la «dieta» dell’anno scorso, che prevedeva 4 miliardi in meno per le Regioni e 4,2 per i Comuni. Un combinato disposto che riduce le risorse dei sindaci del 40% nel biennio. Una medicina amara che si è già fatta sentire sugli investimenti, scesi del 20% nell’ultimo anno, e del 15% nell’anno precedente. Un tonfo inaccettabile per governatori, sindaci e presidenti di Province, che hanno apertio l’incontro chiedendo anche misure per la crescita. «Non serve soltanto un recupero dei conti pubblici ma anche uno sforzo per migliorare la ripresa e lo sviluppo», ha dichiarato Formigoni. Il ministro del Tesoro avrebbe assicurato che non si toccheranno i fondi per la sanità, d’altro canto già ampiamente ridotti in passato. Ma è su quell’anticipo del federalismo che i toni si fanno duri. Significa anticipare l’Imu? Vuol dire aumentare le addizionali? «Il governo non ci ha detto nulla», reagisce Formigoni. Ma poi arriva la «fucilata» sul federalismo che sarebbe già morto. «Formigoni sbaglia – reagisce Roberto Calderoli – tenuto conto che Comuni e Province hanno fortemente richiesto, all’incontro che abbiamo avuto oggi con loro,
tavolo a cui peraltro partecipava lo stesso Formigoni, un’anticipazione al 2012 dell’attuazione del federalismo comunale e provinciale». Ma il presidente lombardo contro replica: «Sbaglia Calderoli, quei decreti sono svuotati».
L’Unità 13.08.11
******
“Regioni e Comuni, 9 miliardi di tagli”, di Gabriele Isman
Formigoni: così il federalismo è morto. Bossi: no, sei cattivo. Vendola: è un atto di guerra, reagiremo Alemanno: è iniqua Rossi e Zingaretti: è macelleria sociale. «Inaccettabile, molto pesante, molto iniqua» per Gianni Alemanno, sindaco di Roma. «Una schifezza» per Legautonomie. «Da stato di guerra» per l´assessore siciliano Mario Centorrino, inviato dal governatore Lombardo all´incontro con il governo. Nella galassia delle reazioni negative alla manovra bis, gli enti locali si muovono con nervosismo. Tra i più insoddisfatti – molti di area Pdl – Roberto Formigoni, governatore della Lombardia: «I tagli previsti dal governo per il 2012 per i trasferimenti agli enti locali ammontano complessivamente a 6 miliardi: 1,7 miliardi sono a carico dei Comuni, 0,6 delle Province, 1,6 a carico delle Regioni a statuto ordinario e 2 per quelle a Statuto speciale». E per il 2013 altri tagli per 3,5 miliardi. Il risultato per Formigoni è netto: «Oggi possiamo dire ufficialmente che il federalismo fiscale è morto». Il ministro Calderoli gli risponde dandogli torto e ricordando che «Comuni e Province hanno fortemente richiesto un´anticipazione al 1° gennaio 2012 dell´attuazione completa del federalismo comunale e provinciale».
Anche Bossi risponde al governatore sulla fine del federalismo fiscale caro alla Lega: «Ma no, ma no. La raccontano male. Sono cattivi». Con Tremonti il botta e risposta è alla riunione governo-enti locali: «Abbiamo chiesto conferma – racconta Formigoni – al governo dell´accordo sui fondi Fas, ma non ci è stata data alcuna conferma. Tremonti ha risposto che “la cosa è in discussione. Non siamo in grado di garantire questa parte “, mettendo in dubbio la difesa del suolo». Anche Luca Zaia, presidente veneto di fede leghista, fa i suoi conti: «A noi spetta una manovra da lacrime e sangue – ha detto Zaia – del valore di 150 milioni di euro. In un momento di difficoltà dove si fatica a chiudere i conti servirà un bilancio rigorosissimo per raggiungere il riequilibrio di bilancio nel 2013». Il presidente della Toscana Enrico Rossi parla di «vero disastro sociale. La manovra colpisce regioni ed enti locali. È il momento che le opposizioni e il Pd per primo presentino una manovra alternativa, un attimo dopo che il governo avrà presentato la sua». Nichi Vendola, governatore della Puglia, parla di «atto di guerra contro l´Italia: saremo costretti a una devastante riduzione di servizi sociali e diritti. Occorre una reazione durissima».
Prima ancora sia ufficializzato l´accorpamento delle Province al di sotto dei 300 mila abitanti, la manovra è definita «depressiva e iniqua» da Giuseppe Castiglione, presidente dell´Unione Province italiane che aggiunge: «sarebbe paradossale abolire le Province quando poi ci sono Regioni assai più piccole». Da Legautonomie, il presidente Marco Filippeschi definisce la manovra «una schifezza. È un´ingiustizia che si ripete e che tramite gli enti locali si scarica sui cittadini, direttamente e brutalmente». Dall´Anci il vicepresidente Graziano Delrio si dice «sconcertato». Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, parla di «macelleria sociale verso gli enti locali. Questi stanziamenti sono stati già ridotti all´osso e ridurli ancora, peraltro con percentuali elevatissime, significa scardinare quasi completamente qualsiasi intervento sociale nei confronti dei più deboli. Tutto ciò è inaccettabile». E per una volta Zingaretti si trova sulla stessa linea di Alemanno: «I tagli per Roma sono 270 milioni. Cento – dice il sindaco – derivanti dalla manovra precedente e 170 da quanto annunciato. Una cifra assolutamente insostenibile».
La Repubblica 13.08.11
******
“Adesso sono in pericolo servizi per asili e anziani”, di Diego Longhin
Ogni rincaro sarà vano: le nuove tasse non serviranno a coprire i tagli. «L´unica risposta possibile è quella della protesta perché la situazione per i Comuni non è più sostenibile». Piero Fassino, sindaco di Torino, è preoccupato perché con la manovra si mettono del tutto a rischio «i servizi minimi, dagli asili all´assistenza anziani».
Sindaco Fassino, il governo assicura un anticipo dell´Imu. Non si tratta di una richiesta avanzata dai Comuni?
«Sì, ma lo sblocco delle addizionali e l´anticipo della nuova imposta avrebbero un senso solo se andassero a coprire in toto il taglio dei trasferimenti. Con le nuove sforbiciate il saldo tra il gettito dei tributi locali e la riduzione non sarà pari a zero. Le proposte fatte dal governo comportano un´ulteriore drastica riduzione dei fondi rispetto ai provvedimenti già adottati: addizionali e Imu non saranno in grado di compensare ciò che lo Stato ci toglie».
Per i sindaci cosa vuol dire?
«L´effetto negativo sarà sconcertante. Si chiede a noi di metterci la faccia, di andare davanti ai cittadini annunciando un aumento dei tributi locali che non servirà a coprire i tagli. Alla fine ogni rincaro sarà vano. Non solo non si tradurrà in benefici, ma il risultato sarà dirompente: più tasse senza la garanzia, ad esempio, che il numero delle sezioni delle materne non diminuisca e che si continui a garantire l´assistenza agli anziani».
Non rimane che la strada della protesta?
«È l´unico modo per far sentire le nostre ragioni. Non si può scaricare tutto su di noi, facendoci diventare degli esattori, togliendoci di più di quel che riceviamo dai cittadini. Non è il federalismo che la Lega aveva sbandierato. Spero che il governo tenga conto che sono dieci anni che si riducono le risorse degli enti locali. E non si può sacrificare l´autonomia delle amministrazioni che continuano a non poter fare investimenti. Con la manovra rimane una norma che riduce drasticamente la possibilità per i Comuni di accendere mutui: il che significa penalizzare non la spesa, ma la crescita».
L´accelerata della vendita delle quote delle aziende comunali è un provvedimento corretto?
«A patto che non si svendano. L´ingresso dei privati nelle aziende è un tema su cui i Comuni, Torino compreso, ragionano da tempo. Fissare limiti obbligatori temporali stretti, soprattutto in una fase finanziaria difficile, rischia di non portare benefici».
La Repubblica 13.08.11
******
«Quei tagli ai Comuni sa farli anche un bimbo»
Tosi: manovra sbagliata, frena la crescita. «Il mio auspicio è che Bossi tenga duro. E spieghi all’amico Giulio che sta sbagliando». Il fatto di essere al primo giorno di una breve vacanza, non allontana le preoccupazioni di Flavio Tosi. Il sindaco leghista di Verona ha seguito a distanza l’incontro tra governo ed enti locali, e non si può davvero dire che l’esito lo abbia entusiasmato.
Anche lei contro Tremonti?
«Ogni mese, il mio dirigente del Bilancio mi aggiorna su quel che bisogna tenere d’occhio. E io trovo strano, non voglio dire inammissibile, che nessuno abbia messo in guardia Tremonti da quanto si stava preparando. O forse lui sapeva. Ma lo ha detto a qualcuno che ha lasciato che le cose andassero come sono andate».
Parla del premier Berlusconi?
«Può essere una persona sola. Ma è chiaro che qualcuno ha sottovalutato la situazione. Non si arriva sull’orlo dell’abisso dalla sera alla mattina».
Fatto sta che i Comuni tornano a essere salassati.
«Appunto. E si badi che sono tagli che vanno ad aggiungersi alla manovra del mese scorso. Ma di tagliare ai Comuni è capace anche un bambino. Solo che è una cosa miope. Tagliare ai Comuni significa frenare lo sviluppo — meno opere pubbliche — e fare stare peggio — meno servizi sociali — chi già sta male».
Che cosa si sarebbe dovuto fare?
«Per prima cosa, io voglio capire se Tremonti avrà il coraggio di tagliare i ministeri. Più in generale, voglio capire se ci troviamo davanti all’ennesima manovra fotocopia delle precedenti, incapace di tagliare gli sprechi così come di rilanciare l’economia. E voglio capire se si privilegiano le rendite o i redditi. Io preferisco salvaguardare i redditi: non per bolscevismo. È che le rendite non producono ricchezza. Sono i redditi che fan girare l’economia».
Anche lei è preoccupato per il malessere della Lega?
«Per quello della Lega e per quello di tutti i cittadini. La gente ha capito perfettamente che la situazione è drammatica. Ma uno è disposto a sacrifici se vede che per primissima cosa si colpiscono gli sprechi. Ma se vien fuori la fotocopia di cui parlavamo, la gente s’incazza. Perdi consenso se sbagli la manovra, non se la fai, visto che tutti sanno che devi farla».
In parecchi sostengono che questa manovra è la tomba del federalismo.
«Vale lo stesso discorso di prima. Il federalismo può sopravvivere se si tagliano gli sprechi. Se invece le manovre continuano a depredare i Comuni, il federalismo è una grida manzoniana: se non hai le risorse per decidere niente, che federalismo è? E dunque, certo: una manovra fatta male può danneggiare irrimediabilmente il federalismo. Purtroppo, devo constatare che anche questa volta a pagare di più saranno i Comuni».
Il Corriere della Sera 13.08.11