Care amiche e cari amici,
è un evento straordinario, e inaspettato, quello che ci vede convocati: le dimissioni irrevocabili del Segretario Veltroni , il passaggio più difficile che un giovane partito può trovarsi ad affrontare. Tornare all’Assemblea costituente, alla sua sovranità, è stata considerata, innanzi tutto dall’intero gruppo dirigente nazionale, la prima urgenza. Non solo un adempimento regolamentare che può avvenire quando più torna comodo. Una scelta politica: convocare subito l’Assemblea, e qui decidere. Mostrando – contro la rappresentazione montante che ne viene fatta sui mezzi di informazione – che siamo assolutamente capaci di affrontare questo momento in piena democrazia, con responsabilità e lucidità. Che non c’è fra di noi nessuna isteria, che non abbiamo da chiudere i conti che con noi stessi, con l’ambizione che abbiamo avuto, con la promessa che abbiamo fatto all’Italia.
Non torniamo indietro, non abbiamo paura. Non c’è nessun 8 settembre che ci attende. C’è un problema sulla nostra strada. Scegliamo insieme il varco. Siamo dirigenti politici, non un gregge che si disperde alla prima sassata. Abbiamo bisogno di prudenza, non di debolezza. Prudenza. E lungimiranza. Non precipitiamo in un pozzo. Lo esploriamo, facendoci luce l’un l’altro per guardare il fondo delle cose e per trovare la via d’uscita. Ci sono opinioni diverse tra di noi? Meglio. Ci aiuterà a trovare la soluzione migliore.
Nessuno di noi ha lavorato, e sudato, e sperato e si è arrabbiato in quest’anno e mezzo per corrispondere all’immagine che di noi viene data. E l’immagine di noi che verrà da questa Assemblea sarà decisiva per frantumare quella di un corpaccio molle e imbelle, isterico e rissoso e inconcludente, destinato a sciogliersi o a rompersi in cento frammenti.
Siamo un Partito, il più grande partito dell’opposizione, siamo il secondo partito del Paese, siamo tutti dirigenti politici. Mi conoscete e non ho niente da nascondervi: non sono una fanatica dell’assemblearismo (ho abbondantemente dato in gioventù) ma sono una fanatica del principio democratico e delle regole e tutte e due, oggi, ci dicono che è qui che si decide.
Qui dove ciascuno di noi sa e molto bene che quella di oggi è una scelta importantissima, ma è solo la prima di un percorso che dovremo compiere insieme e di cui è bene condividere l’inizio.
Non c’è equivoco fra di noi sul fatto che di questo Partito non è ancora definita chiaramente l’identità politica, il profilo di immediata e piena riconoscibilità nelle scelte che riguardano, prima di noi, l’Italia, la pienezza programmatica, il profilo dell’alleanza – prima che con altre forze politiche, con il Paese. Che per questo abbiamo bisogno di una discussione vera. E di affrontare il problema del tesseramento.
Non adempimenti affrettati, ma discussione e congresso veri.
Sappiamo che l’opera di costruzione del Partito non è affatto conclusa, e non solo sotto il profilo del tesseramento, ma anche sotto quello, decisivo per la definizione delle politiche del PD, del collegamento, del ruolo e della funzione dei territori.
E che questi, piuttosto che i dissidi tra personalità politiche, sono i punti definitivi.
Non ci sfugge quanto alto sia il livello della sfida, politica ma anche culturale, che il centrodestra costituisce. Non ci sfugge la straordinaria gravità di un passaggio della storia della Repubblica, della vita della democrazia italiana, rappresentata da un progetto che prima ancora di tradursi in offensiva contro la Costituzione piuttosto che procedere verso una riforma costituzionale condivisa tende, ogni giorno, in forme anche meno esplicite, a mutare la natura stessa del nostro sistema, ad avvilire il sistema dei controlli, a deprimere l’equilibrio dei poteri, a mortificare il ruolo del Parlamento, a imbavagliare la libera stampa, a frantumare l’autorevolezza dei giudicati.
Non ci sfugge la gravità della crisi economica, ostentatamente sottovalutata dal Presidente del Consiglio, che morde più duramente le famiglie italiane a medio-basso reddito, i lavoratori dipendenti ma anche i giovani professionisti, le imprese italiane e quelle del Mezzogiorno in particolare, la galassia del lavoro precario. Sottovalutazione che è frutto di una scelta politica precisa e di una diagnosi precisa: la crisi è finanziaria e non vale la pena di buttare denari sull’economia reale. Peccato che alla fine della crisi, con questa ricetta, ci può attendere una desertificazione di destini umani, di interi territori. E sappiamo che agiamo, anche in ragione di questo, in un contesto che favorisce affidamenti fondati sulla forza rassicuratrice del populismo. E noi non siamo stati capaci di porre la prima delle questioni etiche, quella della dipsrita’ sociale, quella delle diseguaglianze delle opportunita’.
Se il nostro lavoro, allora, non si è finora compiuto la responsabilità grava su tutti, e io voglio ringraziare Walter Veltroni per l’opera appassionata, per la fatica e per il coraggio con cui ha guidato il PD accompagnandone la crescita quasi sempre in passaggi politici aspri e duri.
Allora, per la necessità condivisa di una discussione vera, per la stessa importanza delle scelte che non abbiamo ancora fatto e che dovremo fare anche prima delle elezioni amministrative ed europee, la scelta di oggi è esattamente un inizio piuttosto che un nascondere, un soffocare o un negare ciò che tutti vediamo. Ma proprio per questo è giusto che collochiamo insieme questa pietra miliare del nostro cammino. Oggi, lo dice il nostro Statuto, la prima scelta che siamo chiamati a fare è tra l’elezione di un nuovo Segretario per la parte restante del mandato, ovvero lo scioglimento anticipato dell’Assemblea (art. 3, c. 2 Statuto).
È questo il primo voto che esprimeremo dopo avere sentito le ragioni di chi sostiene la prima o la seconda delle scelte.
Tutti voi conoscete, anche solo dalla lettura dei giornali, che rispetto alla prima scelta (elezione del Segretario sino al Congresso o scioglimento dell’Assemblea) il gruppo dirigente nazionale e i segretari regionali sostengono la prima scelta, mentre Arturo Parisi e altri amici sostengono la seconda soluzione. Il dibattito chiarirà le posizioni diverse di ciascuno e il primo voto sancirà la scelta. Una scelta che non potra’ non tenere conto delle scadenze che abbiamo di fronte, non potra’ non considerare che migliaia di comuni tra un po’ andranno a votare e che il nostro partito deve essere in piedi per combattere e confrontarsi in una importantissima campagna elettorale.
Qualora prevalesse la prima opzione, e cioè di andare alla elezione di un Segretario che resti in carica sino al Congresso (che, voglio ricordare, deve tenersi per Statuto necessariamente entro l’ottobre prossimo), allora si procederà a dare il tempo necessario per la presentazione delle candidature. In assenza di alcuna previsione statutaria o regolamentare vi proporrò di stabilire l’assegnazione di un termine per la presentazione delle candidature e il numero di firme necessarie per la presentazione stessa. La modalità di voto non può che essere, dinanzi ad una pluralità di candidature, che quello del voto personale, diretto e segreto. Risulterà eletto il candidato che riceve la maggioranza dei voti validamente espressi, eventualmente ricorrendo al ballottaggio.
Qualora prevalesse l’opzione di scioglimento dell’Assemblea stessa, in questa seduta, dovrà decidere la data di celebrazione delle elezioni primarie per la elezione dell’Assemblea Nazionale del Segretario del partito.
In assenza di un nuovo regolamento, che avrebbe dovuto ma non è mai stato approvato dalla Direzione (art. 9, 1° c.) decideremo se applicare il regolamento usato per le primarie del 14 ottobre. – con gli aggiornamenti che questa Assemblea decidesse di adottare – oppure di dare mandato alla Direzione di adottare (art. 9) un nuovo regolamento per le elezioni primarie. In questo caso, dovra’ essere questa assemblea ad integrare la Direzione secondo l’esigenza di rappresentativita’ reclamata da alcuni e convalidata dalla Commissione di Garanzia.
Questo è il quadro delle decisioni da assumere.
Ricordo a tutti che questa Assemblea costituente, che agisce legittimamente in prorogatio in attesa della elezione dell’Assemblea Nazionale prevista dallo Statuto, opera con proprie regole di funzionamento e, dunque, per le proprie deliberazioni, adotta la regola della maggioranza dei presenti (maggioranza semplice). Così è stato già deciso dalla Presidenza alla precedente Assemblea Nazionale, così è stato confermato in più di una pronuncia della Commissione di Garanzia.
Voglio aggiungere che per l’efficace svolgimento dei nostri lavori, vista la composizione dell’Assemblea e la delicatezza delle decisioni da assumere, per evitare di adottare scelte assai impegnative per tutto il Partito con un numero esiguo di votanti, la Presidenza disciplinerà i tempi degli interventi e assicurerà la rappresentazione delle ragioni dei sostenitori di ciascuna scelta con il necessario rigore.
Buon lavoro