Il varo del piano triennale sulle assunzioni e il blocco delle anzianità per otto anni, hanno un riflesso anche sul contenzioso in atto. Le brutte sorprese per i precari della scuola non finiscono mai.
Prima col collegato lavoro, poi col decreto sviluppo e per ultimo, con l’accordo Aran-Sindacati del 4 agosto. Questa volta l’assunzione in ruolo i precari la dovranno pagare a caro prezzo.
Col blocco delle anzianità fino a 6 anni una maestra ci rimette 3.393 euro mentre un docente laureato della secondaria 7.722 euro.
Si , perché l’accordo in deroga al CCNL firmato il 4 agosto, con l’astensione della Cgil, prevede per i neoassunti l’eliminazione del secondo gradone di anzianità 3-8, portando cosi il gradone iniziale dallo 0-2 attuale a 0-8.
Per entrare nel ”nuovo” secondo gradone 9-14 , ad un precario occorrono almeno 11 anni , perché solo i primi 4 anni sono valutati per intero mentre gli altri 7 anni sono ridotti di 1/3 .
L’anzianità media dei precari inseriti in graduatoria oscilla attorno ai sette anni per gli ATA e ai cinque per i docenti.
Si blocca così a stipendio iniziale la maggior parte dei precari neo-assunti, per gli anni necessari ad entrare nel secondo gradone, tenendo conto che gli anni tra il 2011 e 2013 non risulteranno utili ai fini dell’anzianità di carriera.
Se al blocco dell’anzianità si aggiungono il blocco del contratto nazionale fino al 2014 e l’anticipo della manovra di questi giorni sul rientro del debito, si ha la misura esatta dell’iniquità delle politiche messe in atto dal Governo, tese a colpire ancora una volta i ceti più deboli e indifesi.
Ma non è tutto!
Il varo del piano triennale sulle assunzioni e il blocco delle anzianità per otto anni, hanno un riflesso anche sul contenzioso in atto.
Almeno 20mila precari, dopo la diffida al Miur hanno avviato cause di lavoro che pur segnando il passo sulle stabilizzazioni, davano quasi ovunque esito positivo sul versante carriera e risarcimento danni. Qualcuno arrivò a stimare in 4 miliardi e mezzo l’esborso potenziale che il Miur avrebbe dovuto fronteggiare se tutti i 150mila precari annuali si fossero rivolti al giudice del lavoro.
La maggior parte dei ricorrenti infatti andava a collocarsi con l’anzianità nel vecchio secondo gradone (3 – 8) ora abolito.
Non sarà difficile per i giudici stabilire quale sia il giusto riferimento nell’applicazione della norma europea sulla parità di trattamento tra precari e personale di ruolo.
Essendo intervenuta con l’accordo del 4 agosto una modifica contrattuale sui gradoni è a quest’ultima che i giudici faranno riferimento.
Viene così depotenziato per via contrattuale un altro significativo segmento di contenzioso che sicuramente avrebbe continuato a interessare con esiti positivi migliaia di precari con almeno tre
anni di anzianità ma lontani da ogni ipotesi di stabilizzazioni . Tra deroghe al contratto nazionale, meno diritti e soprattutto meno tutele in cambio delle assunzioni in ruolo che si fa strada anche nella scuola il cosiddetto metodo Marchionne!
Per tutti questi motivi ma soprattutto per quei precari che domani non entreranno in ruolo che non bisognava firmare lo scambio contenuto nell’accordo del 4 di agosto.
Oggi è il primo gradone a saltare, domani sarà l’intero impianto sulle anzianità ad essere messo in discussione, in attesa di celebrare le nozze sul merito coi fichi secchi delle risorse inghiottite dal debito!
da Scuola Oggi 09.08.11
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“Assunzioni, e ora la ripartizione”, di Alessandra Ricciardi
Imminente il decreto con i contingenti provinciali dei 67 mila contratti. Attesa per i correttivi. È probabilmente finita la guerra tra Nord e Sud, Tra chi è da tempo in attesa di un posto fisso nelle vecchie graduatorie del Centro-Nord e chi in quelle liste vi è arrivato quest’anno dal Sud, sulla scia di punteggi più sostanziosi e avendo certa la disponibilità di nuove assunzioni proprio nelle province richieste.
Il ministero dell’istruzione e quello dell’economia hanno alla fine trovato la quadra: del pacchetto di 30.300 assunzioni di docenti che saranno fatte, 10 mila riguarderanno le graduatorie non aggiornate, ovvero quelle valide nel 2010/2011. Così prevede il decreto di autorizzazione alle immissioni in ruolo firmato la scorsa settimana dai ministri competenti dell’istruzione, dell’economia e della funzione pubblica, rispettivamente Mariastella Gelmini, Giulio Tremonti e Renato Brunetta. L’attenzione ora è tutta per il decreto che ripartirà il contingente di posti, 30.300 per i prof e 36 mila per il personale Ata, sul territorio. Decreto atteso tra oggi e domani. Resta anche da capire quali correttivi verranno utilizzati per bilanciare le richieste di alcune regioni rispetto ai vuoti in organico effettivamente disponibili: è il caso della Sicilia, dove per molte classi di concorso la disponibilità è pari a zero e che dunque dovrebbe avere poche centinaia di immissioni. Tornando al decreto interministeriale di autorizzazione, il comma 2 dell’articolo 1 recita: «Per il 2012/2013 e il 2013/2014, si prevede l’assunzione nel numero massimo di 22 mila unità di personale docente ed educativo e di 7 mila unità di personale Ata, tenendo conto dei pensionamenti e dell’attuazione a regime del processo di riforma previsto dall’articolo 64 della legge 6 agosto 2008 n. 133». Per la prosecuzione del piano triennale di assunzioni, previsto dal decreto legge n. 70, sarà dunque necessaria una ulteriore verifica, ogni anno, «circa la concreta fattibilità del piano nel rispetto degli obiettivi programmati dei saldi di finanza pubblica».
Sul fronte della retrodatazione al 2010/201 (solo giuridica e non economica) di 10 mila nomine di nuovi docenti, l’operazione è stata giustificata dal fatto che si tratterebbe di assunzioni da fare su posti che erano vacanti già lo scorso anno e che dunque vengono autorizzate «a completamento della richiesta di assunzioni effettuata» per il 2010. Ecco le stime sui 10 mila: all’infanzia 1681, 1680 alla primaria. Alle scuole medie altre 1680, come alle superiori. Per il sostegno 3243. Dei 20.208 restanti posti sulle graduatorie aggiornate, 4200 dovrebbero andare all’infanzia, 2100 alla primaria, 5500 alle medie e 4100 alle superiori. Per il sostegno 3600.
E ora cosa accadrà a livello regionale? A ragionare in termini di posti vacanti, dovrebbe essere la Lombardia a fare man bassa di immissioni in ruolo: dovrebbe portare a casa il 20% delle assunzioni (ovvero oltre 5.100 docenti e circa 7.500 Ata,). Al secondo posto il Lazio, dove si prevedono 3.200 nuovi docenti e 3.400 nuovi Ata. Numeri più bassi riguarderanno le altre regioni, soprattutto quelle del Sud. Si salva la Campania, dove firmeranno il ruolo 2.600 insegnanti e 3.000 Ata. Per la Siclia, si parla di 1500. Se per i prof, è necessario un criterio numerico diverso per ogni classe di concorso, per gli Ata si assumerà su tutti i posti vacanti, non avendo esuberi. Le operazioni per la formalizzazione dei contratti vanno ultimate entro fine agosto.
da ItaliaOggi 09.08.11