Era l`ultimo ad aver dovuto portare il «triangolo rosa», la stella gialla degli omosessuali.
Rudolf Brazda, 98 anni, 32 mesi passati a Buchenwald per la colpa di esse re gay, è morto all`alba di ieri, nella casa di riposo di Batzenheim, in Alsazia. La sua storia è straordinaria e la raccontò lui stesso al giornalista Jean-Luc Schwab in «Itìnéraire d`un triangle rose» (Itinerario di un triangolo rosa).
Brazda nasce nel 1913 da una famiglia boema emigrata. Fino all`avvento del nazismo, approfitta del clima tollerante della Repubblica di Weimar e mette su casa con il compagno di allora, Werner. Ma con Hitler al potere le cose cambiano. Nel `36, Werner è chiamato sotto le armi; l`anno seguente, Rudolf viene denunciato, condannato a sei mesi per «depravazione contro natura» e, a pena espiata, espulso in Cecoslovacchia di cui è cittadino.
Ma non parla il ceco, quindi si stabilisce a Karlsbad dove lavora in una troupe itinerante di cabarettisti. Finendo di nuovo nei guai: nel `38 Hitler mette le mani anche sui Sudeti e gli altri attori, quasi tutti ebrei, emigrano o sono arrestati.
Brazda tenta di rifarsi una vita, ma nel`41, senza più notizie di Werner (che era caduto nel `40 in Francia), è arrestato di nuovo. L`anno seguente, Brazda diventa il numero di matricola 7952 a Buchenwald. Gli omosessuali sono considerati handicappati, quindi sottoposti a folli «esperimenti» medici o uccisi. Brazda sopravvive, dirà, «grazie a un po` più di fortuna degli altri». Fortunato fino alla fine: un kapò lo nasconde nella porcilaia, quindi scampa anche alla marcia della morte cui le Ss costringono i prigionieri dopo l`evacuazione del campo. A guerra terminata, invece di tornare in Germania segue un altro deportato, un comunista alsaziano.
Si sistema a Mulhouse, incontra un nuovo compagno, Edouard Meyer, con cui vivrà per mezzo secolo, lavora come carpentiere, diventa cittadino francese, si costruisce la casa. Insomma, si rifà una vita, anonima e tranquilla, almeno finché Edouard non ha un incidente sul lavoro che lo rende invalido. Nel 2008, tutto cambia. Brazda ha 95 anni, è ancora arzillo e sente in tivù che Berlino sta per inaugurare il monumento alle vittime omosessuali del nazismo. Chiede a una nipote di informarsi. Risultato: il 28 giugno di quell`anno, indossando una camicia rosa, Brazda inaugura il monumento insieme a Klaus Wowereit, il sindaco gay della città.
Da allora, l`ultimo triangolo rosa diventa la memoria vivente della persecuzione: parla nelle scuole, partecipa alle commemorazioni, rilascia interviste, riceve cittadinanze onorarie, scopre lapidi, insomma, si impegna perché nessuno dimentichi le vittime più dimenticate del nazismo. Il 28 aprile scorso diventa cavaliere della Legion d`Onore. Ieri è morto placidamente, nel sonno. Sarà cremato e le sue ceneri deposte accanto a quelle di Edouard.
Curioso: Brazda non aveva mai imparato bene il francese. Continuò sempre a parlare tedesco.
da La Stampa
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