Incontro tra le parti sociali, le opposizioni e il governo. Bersani: “Il Pd ha le sue proposte e si mette a disposizione di qualsiasi cosa sia utile al Paese”
“La Crisi è grave, basta con le scappatoie”, è questo il richiamo che le parti sociali hanno rivolto oggi al governo nel corso dell’incontro collegiale sull’emergenza economica che gli imprenditori, i banchieri e le organizzazioni sindacali hanno avuto a Palazzo Chigi con Silvio Berlusconi. “Le riforme vanno fatte ora non a settembre”, hanno aggiunto i rappresentanti delle forze sociali . Il premier conta invece di portare un documento del governo in Parlamento a settembre.
Dopo l’incontro con il governo, la delegazione degli imprenditori, dei banchieri e dei sindacalisti ha incontrato tutte le opposizioni parlamentari, Pd, Udc, Fli, Api, Idv presso la sala delle colonne, a Montecitorio. Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, ha illustrato il documento comune predisposto dalle forze sociali, per far uscire il Paese dalle difficoltà. Il Segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha illustrato le proposte del Pd, rilevando la forte sintonia con il documento presentato al governo.
Il problema che abbiamo in questo momento, ha detto Bersani, è il tempo: anche se si concorda con le misure da prendere ci vuole tempo perché diano i frutti attesi. Un segnale ad effetto più immediato può essere dato in un solo modo: con una scelta di forte discontinuità politica, che generi una nuova fiducia.
“L’unica cosa che possiamo fare immediatamente – ha sottolineato Bersani- è dare un segnale di discontinuità politica. Il Pd ha le sue proposte e si mette a disposizione di qualsiasi cosa sia utile al Paese Non credo che attaccare una ruota al carro di adesso – ha sottolineato il segretario del Pd – sia utile. Se fosse utile lo farei ma non è così”.
Qualora il governo fosse invece in grado di presentare davvero un provvedimento di urgenza, il Pd sarebbe ovviamente disponibile al confronto per il bene del Paese, purché questo confronto si svolga senza forzature e senza nuove votazioni di fiducia. “Noi siamo pronti ad abbassare qualcosa della nostra bandiera in nome del Tricolore, perché qui c’è un problema nazionale”, ha dichiarato Bersani ai giornalisti.
Il Segretario del Pd, al termine dell’incontro tra opposizioni e parti sociali ha considerato che questa situazione è l’esito di questa deriva di personalizzazione che abbiamo avuto in questi anni. “Credo che ci sia una irresponsabilità incredibile. Non rendersi conto della situazione è l’esito di anni nei quali questa personalizzazione estrema della nostra democrazia ha portato a togliere ogni flessibilità alla politica e ha poterci solo far descrivere dei cieli azzurri. Ci pare che ancora una volta il governo sottovaluti tutto in un modo irresponsabile”.
Anche la leader della Cgil, Susanna Camusso, ha ironizzato sull’atteggiamento superficiale del governo. “Fate pure le ferie tranquilli, tanto non ho visto un clima di emergenza da parte del governo”, ha risposto Camusso con una battuta a Bersani, che le ha chiesto di informare con continuità le opposizioni anche durante agosto sul confronto tra parti sociali e governo.
da www.partitodemocratico.it
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“Per Silvio le parti sociali preparano solo una trappola”, di Marcello Sorgi
L’imbarazzo delle de- L’ legazioni era evidente, anche se Berlusconi ha finto di non accorgersene. E la riunione al ritrovato tavolo con le forze sociali s’è svolta in un indispensabile clima di ipocrisia, mentre di ora in ora le Borse facevano registrare un’altra giornata nera, che non sembra sia stata per nulla alleviata dagli esiti del dibattito parlamentare sulla crisi di mercoledì. Se non fosse che il ritorno a un clima di confronto è di per sé una buona notizia, pensando al livello delle relazioni degli ultimi mesi tra governo Confindustria e sindacati, sarebbe davvero difficile credere alla svolta del Cavaliere in materia di concertazione.
È stato il precipitare degli eventi degli ultimi giorni a convincere il premier che era necessario tornare sui propri passi e promuovere un’apertura alla trattativa. Ma il giudizio di Berlusconi sul documento messo a punto dalle parti sociali la settimana scorsa era e rimane duramente negativo. Più che l’offerta di disponibilità a trovare un terreno di incontro, il Cavaliere aveva colto in quel testo, messo a punto piuttosto precipitosamente e non del tutto condiviso all’interno delle organizzazioni che lo avevano firmato, una chiara minaccia al governo. La sensazione, percepita anche dai più stretti collaboratori del premier, era che si trattasse di un modo di accelerare una soluzione d’emergenza, un governo tecnico o istituzionale da insediare al più presto, e che dunque le parti sociali si fossero risolte a far da sponda a una pressione che veniva dall’opposizione. Non si può certo dire che Berlusconi avesse completamente messo da parte questi pensieri quando ieri si è seduto al tavolo della concertazione. A dimostrarlo era il nervosismo, tradito in più occasioni dal premier: come quando s’è lasciato andare a uno dei suoi consueti sfoghi contro la magistratura, o quando ha avuto un breve alterco con Tremonti sul ruolo della Banca centrale europea, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi. Al di là degli impegni presi e delle reciproche assicurazioni, del governo e delle delegazioni, di accorciare al massimo le vacanze e tenersi pronti a qualsiasi emergenza, il bilancio delle due giornate anti-crisi, in Parlamento e a Palazzo Chigi, resta dunque assai modesto, e il futuro del governo assai incerto. La situazione è lontana dall’essere tornata sotto controllo. Finché la tempesta sui mercati non dà qualche segno di stanchezza, purtroppo, le buone intenzioni dovranno fare i conti con eventi imprevedibili che ormai non dipendono più da noi.
da www.lastampa.it
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“Un sogno: forze sociali al governo”, di Mario Lavia
C’è un nuovo programma di governo. È il documento in 6 punti illustrato ieri dalle parti sociali nell’incontro a palazzo Chigi. È un testo perfetto, pur con la inevitabile assenza di dettagli. Magari lo avessero presentato per tempo le opposizioni, sarebbe stata una buona mossa comunicativa. Tra parentesi, si sente il bisogno di una messa a punto del “racconto” del Pd per evitare accumuli di messaggi diversi. Nel turbinio di queste ore è facile perdere chiarezza, perché la situazione è obiettivamente complicata, passando dalla richiesta di elezioni alla possibilità di collaborare col governo.
Invece il documento delle parti sociali contiene una serie di proposte di semplice comprensione, di sicura fattibilità, di potenziale largo consenso. Condito da una considerazione politica molto seria, laddove si pone a premessa del nuovo programma una parola d’ordine molto chiara: crescita. Quella cosa chiesta «da anni da tutti noi», che richiede riforme, modernizzazione e liberalizzazioni.
Poi si riafferma la bontà di un metodo concertativo ma soprattutto l’urgenza di agire: «La gravità del momento non consente pause, non è che adesso andiamo in vacanza e ci rivediamo a settembre», ha puntualizzato Emma Marcegaglia, ieri speaker di forte presenza del “movimento”. «Non possiamo permetterci di rimanere fermi e in balia dei mercati», si legge nel documento. Solo Alfano fa finta di non capire che se non si fa niente la situazione esplode. Come è successo ieri.
A 24 ore dal soporifero discorso del premier in parlamento piazza Affari è andata a picco, lo spread è schizzato verso la soglia critica dei 400 punti, i titoli più importanti sono stati sospesi.
Per prudenza avevamo titolato ieri sulla «vendetta dei mercati » mettendoci un punto interrogativo. Che oggi possiamo tranquillamente togliere. Inutile illudersi: questi non ce la fanno. Mandiamo le parti sociali al governo.
da www.europaquotidiano.it