Il Pd non ha «salvato» il senatore Tedesco, ma il voto in contemporanea con quello sul deputato Papa è stato un «errore» che ha danneggiato il Pd. Così il vicesegretario dei democratici, Enrico Letta, che invita Tedesco a dimettersi anche alla luce degli attacchi contro la Bindi. A giudizio di Letta c’è un clima da antipolitica che il governo e i media di Berlusconi stanno alimentando, ma il Pd non deve chiudersi e anzi deve affrontare con serietà il tema dei costi della politica, dando battaglia sui vitalizi. Il vero pericolo comunque è una lunga agonia del berlusconismo. La spina a Berlusconi va staccata subito, anche a costo di vedere un altro governo di centrodestra, perché danneggia il Paese e lascerà dietro di se’ solo macerie.
Onorevole Letta è stato il Pd a salvare il senatore Tedesco?
«Noi abbiamo votato coerentemente sì alla richiesta di arresto al Senato così come abbiamo fatto alla Camera per il deputato Papa. La differenza di risultato è dovuta al fatto che al Senato il Pdl da solo ha la maggioranza, mentre invece alla Camera il Pdl ha bisogno di tutta la Lega. Ergo la scelta di metà della Lega alla Camera è stata determinante, al Senato no. Ma l’atteggiamento del Pd è stato lineare e coraggioso in entrambi i rami del Parlamento».
Molti esponenti del Pd hanno invitato il senatore Tedesco a fare un passo indietro. Lui ha risposto in maniera stizzita, soprattutto contro la presidente del Pd Rosi Bindi. Per lei Tedesco deve dimettersi?
«Sì, e a maggior ragione per il comportamento assunto dopo il voto. Sono atteggiamenti che trovo inaccettabili. Con le sue dimissioni almeno recupererebbe rispetto a questi intollerabili atteggiamenti e uscirebbe in maniera elegante da questa situazione. Però Tedesco non fa parte del gruppo del Pd, è un senatore del gruppo misto. Aldilà di una moral-suasion noi non possiamo andare».
Non è stato un errore mettere in votazione la richiesta d’arresto di Tedesco al Senato in contemporanea con quella di Papa?
«Sì, è stato un errore di tattica parlamentare che ha danneggiato il Pd».
Non crede alla lettura che sia stato fatto appositamente?
«Il danno per il Pd è evidente».
Cosa pensa del caso Penati?
«Voglio dire con grande nettezza che ho piena fiducia nella magistratura e anche nel fatto che Penati sarà in grado di fornire tutti i chiarimenti necessari. Però faccio notare che il Pd gli ha chiesto passo indietro e Penati lo ha fatto. È un atteggiamento nettamente diverso da quelli del Pdl e degli altri partiti di destra. Ma in questa storia il Pd non c’entra nulla».
In che senso scusi?
«È stata montata una campagna di stampa che punta a legare queste vicende al Pd. Ma i fatti risalgono a tempi in cui il Pd non c’era, forse era nella mente di Dio e basta. Siamo di fronte a una pura diffamazione a cui dobbiamo reagire con forza: il Pd è nato quattro anni fa!».
Non c’è una questione morale che interessa anche il Pd?
«Da parte nostra c’è, ci deve essere, la necessità e la volontà di esprimere con comportamenti rigorosi la nostra differenza profonda dalla logica di impunità che guida il Pdl e la maggioranza. Quella è una logica che non ci appartiene. Siamo un partito che fa del rigore e della pulizia la cifra del suo modo di essere».
C’è chi sente un clima da pre-monetine. La crisi economica e sociale sommata a questa crescente disaffezione verso politici e istituzioni e i loro privilegi non rischia di dare vita a un clima di antipolitica che non distingue più niente e nessuno?
«Quel clima è già presente e secondo me è dovuto prima di tutto alla perdita di autorevolezza della politica dovuta anche a una legge elettorale che nomina i parlamentari e non dà al cittadino la possibilità di sceglierli. E poi nel momento in cui chiedi grandi sacrifici a tutti gli italiani non puoi non chiederli anche alla politica. È qui la responsabilità del Governo è pesante perché ha respinto le proposte del Pd per una maggiore sobrietà della politica. Queste scelte della maggioranza di fatto hanno aizzato il clima da antipolitica. Senza dimenticare poi il lavoro che stanno facendo i megafoni mediatici berlusconiani».
Che lavoro?
«Visto che l’ideologia berlusconiana è finita, sono passati dal farne gli aedi a lanciare un attacco alla politica tout-court. Fanno gli arruffa-popolo. Però il Pd deve stare attento».
Attento a che cosa?
«A non chiudersi. Non dobbiamo arroccarci per respingere questi attacchi come se fossero solo antipolitica. L’argomento è vero: se chiedi sacrifici ai cittadini, anche te, politica, devi fare sacrifici».
Non è che su questo il Pd è stato poco coraggioso?
«Dove governiamo abbiamo fatto scelte nette. In Emilia Romagna i vitalizi per i consiglieri regionali sono stati aboliti tre mesi fa. E la stessa decisione sarà presa anche nelle altre regione dove siamo al governo».
E i vitalizi dei parlamentari?
«La proposta di cancellare i vitalizi a deputati e senatori sostituendoli con la pensione Inps come per tutti i cittadini è di Bersani. La prossima settimana, quando si discuterà del bilancio della Camera, il Pd darà battaglia. Ma questo non vuol dire che ci pieghiamo alla demagogia di chi dice che la politica non deve costare nulla. Di chi pensa che la politica sia roba da ricchi milionari alla Berlusconi o alla Grillo. Tutti devono poter fare politica, ma chi la fa deve essere retribuito in maniera congrua e in modo trasparente e senza trascinarsi dietro, una volta che ha finito il proprio incarico, privilegi per tutta la vita. Il Pd non deve seguire chi dice che fare tagli e riforme è inutile perché a chi critica la politica non basterà mai. Già un bel passo in avanti sarebbe ridare ai cittadini la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti».
Il governo Berlusconi è sempre più in crisi. Non teme che questa agonia si trascini a lungo e che si tramuti alla fine in una crisi di sistema che travolgerà tutto e tutti, compresi voi?
«Si, ho questo timore. Ed è per questo motivo che la nostra priorità deve essere evitare un altro anno e mezzo di agonia così. Altrimenti alla fine raccatteremo solo macerie».
Quindi che serve?
«Quindi qualunque soluzione è meglio dell’attuale. Arrivo a dire che anche un altro governo di centrodestra con un altro primo ministro è preferibile a questa situazione. Noi siamo per andare alle elezioni o per un governo di passaggio, istituzionale. Ma Berlusconi sta facendo un danno enorme al Paese. Va fermato. Inviterei Maroni e Alfano che per un verso o per un altro oggi hanno un piede in campo e l’altro in panchina, a mettere tutti i due piedi sulla scena, a sostituire definitivamente Bossi e Berlusconi. Sarebbe più utile per tutto il paese piuttosto che veder continuare ancora questa pericolosa agonia del berlusconismo».
L’Unità 23.07.11