Trecentodiciannove sì, 293 no. La camera non fa processi. Doveva solo decidere se nella domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare del carcere per Papa vi fosse o no un intento persecutorio E ha deciso che, no, non c’era. Non c’era persecuzione, Papa aveva cercato di spiegare tutto con le presunte inimicizie nei suoi confronti da parte della procura di Napoli e non aveva fornito alla giunta nessun elemento concreto idoneo a smentire gli addebiti che gli erano stati mossi.
Alfonso Papa, Pdl, ex magistrato, finito nell’inchiesta P4 che ha allarmato l’opinione pubblica rivelando uno scenario inquietante di relazioni istituzionali alterate, di rapporti degradati e corrotti, di uso spregiudicato di ruoli e funzioni teso a ricavare denaro e altre utilità potrà dunque, come chiesto dal giudice per le indagini preliminari, essere arrestato.
Ne è passato di tempo da quando nella seduta del 29 aprile 1993 – si discuteva allora la domanda di autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi, la Lega esponeva il cappio (i retroscenisti vi racconteranno se e quanti padani hanno detto ieri sì all’arresto di Papa e quanti, invece, l’hanno negato).
A differenza di allora non c’è da parte nostra alcun compiacimento nell’erogare una misura detentiva. Privare un cittadino della libertà, è sempre difficile a prescindere dalle motivazioni e dalla loro solidità.
Ma se si fosse trattato di una persona comune e non di un membro del parlamento, questa sarebbe già in carcere, come d’altronde lo sono i coindagati.
Lo statuto giuridico particolare dei parlamentari non può costituire un irragionevole e ingiustificato privilegio, ma deve proteggere il corretto e libero esercizio della funzione legislativa dalle indebite interferenze provenienti dagli altri poteri. E deve comunque convivere con altri principi di rilevanza costituzionale come, in particolare, quello di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, disciplinato dall’articolo 3 della nostra Carta.
Se si ritiene che vi sia un uso eccessivo della custodia cautelare, questo va affrontato in sede legislativa, con una misura per tutti e non soltanto per alcuni.
La gente sospetta e intuisce – qualche volta a torto e spesso a ragione – che il gioco sia truccato e che a vincere siano sempre gli stessi. Vi è sete di giustizia. Troppo spesso, in questi anni, i valori di equità, rigore e trasparenza, in cui si riconosce una società, sono stati negati da comportamenti che sempre più frequentemente hanno mortificato l’interesse generale, il senso comune di appartenenza, la coesione sociale, il rispetto della legalità e l’uguaglianza dei cittadini.
È questa la radice del diffuso malcontento e disagio popolare che oggi si manifesta in modo clamoroso, tanto più di fronte ai sacrifici che vengono richiesti agli italiani. Dobbiamo offrire un cambiamento sia nella politica sia nel modo di fare politica.
A nessuno sfugge – come ha detto martedì Piero Fassino – che su questi sentimenti di sincera indignazione di molti si sovrappone una campagna alimentata e cavalcata da chi teme un cambiamento nella guida del paese e, per sbarrargli la strada, punta con brutalità sulla destabilizzazione e la delegittimazione dei poteri democratici a vantaggio di poteri assai più elitari, assai meno trasparenti quando non pericolosamente opachi. Ma il modo migliore per contrastare gli umori antipolitici non è quello di girare la testa dall’altra parte, ma è quello di mettersi in sintonia con il paese, con le sue ansie, le sue paure, le sue speranze e le sue aspettative.
Certo, il parlamento non celebra processi, ma spetta a noi dare corso a misure concrete, visibili ed efficaci, che restituiscano sobrietà, credibilità e autorevolezza a istituzioni che oggi appaiono a troppi cittadini distanti e insensibili. Il voto di ieri è una di queste misure e per questo serve un’assunzione chiara di responsabilità. Per queste ragioni il Partito democratico ha votato compatto per autorizzare l’arresto di Papa.
Perché gli uomini sono tutti uguali di fronte alla legge e di fronte alle sfide che l’Italia deve affrontare.
da Europa Quotidiano 21.07.11