Il 25 diciamo no al carcere per gli innocenti ma anche al veto del Viminale che impedisce l’ingresso dei cronisti nei Cie. Già migliaia le firme raccolte. I nostri lettori non vanno in vacanza. Almeno non quando si tratta di firmare appelli importanti. Come quello che dice no al carcere per i migranti, persone innocenti, che scappano dalla povertà alla ricerca di un futuro migliore trattenute nei centri di identificazione fino a 18 mesi solo perché «colpevoli» di essere senza documenti. Una misura che calpesta i valori di proporzionalità, ragionevolezza ed uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione. La campagna, ideata dal Forum immigrazione del Pd e rilanciata da l’Unità, ha già raccolto migliaia di firme sul nostro sito e adesioni importanti. Anche da parte dell’associazionismo, pronto alla mobilitazione. Come Spiega Tommaso Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci: «Il 25 luglio prossimo protestiamo tutti davanti a Cie per sostenere il diritto all’informazione e alla trasparenza. Denunceremo come questi luoghi siano di fatto l’emblema di tutto ciò che il governo è in grado di mettere in campo in tema di immigrazione e ne rappresentano ormai la prova del fallimento». Perché, come abbiamo raccontato e denunciato più volte su queste pagine, oltre a un decreto xenofobo Maroni ha imposto un bavaglio alla stampa sulla vergogna dei Cie. Per questo il 25, oltre a chiedere la chiusura dei lager di Stato, la Federazione Nazionale della stampa italiana ,l’Ordine dei giornalisti, l’Asgi, Articolo 21, Osf, European Alternatives e alcuni parlamentari dell’opposizione hanno deciso di manifestare contro la circolare interna con cui il ministro dell’Interno vieta ai giornalisti l’ingresso nei centri per migranti, sia quelli di accoglienza che quelli di detenzione. «Il ministro Maroni ha detto il presidente della Fnsi, Roberto Natale deve riaprire i cancelli dei Cie o alimenterà terribili sospetti sulle condizioni e su quanto sta accadendo all’interno dei centri». Questo divieto costituisce un «bavaglio per tutta la stampa, italiana e internazionale. Ci ritroveremo davanti ad alcuni centri, chiedendo di poter entrare e soprattutto che questo decreto venga rimosso». Una situazione paradossale che diventa di ora in ora più allarmante. Perché con il bel tempo sono ripresi gli sbarchi in Italia: circa 300 migranti di origine subsahariana sono sbarcati ieri a Lampedusa dopo una tregua durata soltanto cinque giorni. Altri 16 cittadini di origine curda sono arrivati invece nel Salento: tra loro una donna in avanzato stato di gravidanza che è stata immediata ricoverata in ospedale. Un’altra cinquantina di migranti è stata soccorsa a Riace: erano su una piccola a barca a vela. Venti sono minori. Profughi disperati che arrivano dall’Afghanistan, dall’Iran, dalla Siria. Anche con loro, il ministro Maroni, applicherà il pugno di ferro. Noi diciamo no. Firma su www.unita.it.
L’Unità 18.07.11