Il PD è contrario, Rosy Bindi attacca: “Il governo se ne deve andare, fa male al Paese”. Bersani: “Noi responsabili, loro massacrano la sanità”. Livia Turco:”La manovra è sempre più iniqua”. “Sia chiaro a tutti: saremo responsabili sui tempi di questa manovra, ma i suoi contenuti non ci appartengono. Siamo profondamente contrari alle scelte inique e antisociali a cominciare dalla reintroduzione dei ticket”. Lo dice la presidente dell’assemblea del Pd Rosy Bindi.
“E’ una manovra sbagliata- aggiunge Bindi- che si accanisce contro i piu’ deboli, le famiglie e quel che resta del ceto medio italiano, su di loro si scaricano i costi altissimi di questi tre anni di malgoverno della destra. Berlusconi, Tremonti e questa maggioranza sono oggi la vera casta che spadroneggia in Italia, arroccati in difesa delle corporazioni, dei propri privilegi e degli interessi di pochi. Se ne devono andare al piu’ presto, stanno facendo davvero male all’Italia”.
Livia Turco, deputata del Pd, rincara: ” La reintroduzione del ticket sulle ricette mediche e gli interventi del pronto soccorso prevista dal governo già da lunedì prossimo è assolutamente inaccettabile. Essa rende, se possibile, la manovra ancora più iniqua. E’ una decisione inaudita di cui il governo porta su di sé tutta la responsabilità”.
Il segretario Pier Luigi Bersani intervistato dal GR Rai spiega: “Noi siamo stati responsabili e abbiamo consentito che la finanziaria si chiudesse prima dell’apertura dei mercati lunedì. Questo ci darà piu’ forza nel dire che non siamo assolutamente d’accordo con la politica economica del governo. Vedo che in casa Pdl si accetta di massacrare la sanità, discutere di pensioni, ma non si intende di mettere mano nemmeno ad una virgola della condizione di concorrenza in certe professioni”.
Per Bersani, quindi, ”ci vuole un cambio: l’avvio di una fase nuova che non abbia le vecchie facce”.
www.partitodemocratico.it
******
Bersani: “Dopo il voto elezioni strada maestra”, di Mauro Favale
Ma Casini apre a “un governo di responsabilità”. Fiducia a Senato e Camera. Le opposizioni voteranno no e a Montecitorio non presentano emendamenti. Se si aprirà veramente una «fase nuova», come chiede insistentemente Pierluigi Bersani, lo si scoprirà da dopodomani. Prima c´è da approvare una manovra delicatissima sulla quale il governo ha posto una doppia fiducia (siamo a quota 47). Il Senato la voterà oggi, la Camera domani «e il testo passerà perché la maggioranza è unita e coesa», assicura il capogruppo leghista Marco Reguzzoni. Dall´altra parte, le opposizioni escludono l´ostruzionismo, annunciano che non presenteranno emendamenti né ordini del giorno, garantiscono il via libera ma non vanno oltre. Voteranno no perché, spiega il segretario del Pd, «possiamo, in nome dell´Italia, fare scelte di responsabilità ma non certo spartire le responsabilità».
È questa la linea di un Pd che, ingoiando il rospo-manovra, guarda avanti, all´apertura di «una fase nuova – afferma Bersani da Beirut – per far riprendere il cammino al Paese. Per noi la strada maestra sono le elezione ma siamo pronti a considerare (anche se non sembrano probabili gli spazi) una fase di transizione per cambiare la legge elettorale». Una fase nuova da realizzare «con nuovi protagonisti, non con chi ci ha portato fin qui». Insomma, non dipende dall´allontanamento di Giulio Tremonti, perché «non basta il cambio di un ministro, serve il cambio di tutto il governo». In ogni caso, «il Pd resterà all´opposizione». C´è freddezza verso i “governissimi”, dunque, almeno per ora.
A farci un pensierino è, invece, l´Udc. «Se facciamo un governo per la legge elettorale – ammonisce Pier Ferdinando Casini -siamo fuori dal mondo. Mi augurerei un governo di responsabilità nazionale, un armistizio tra Pdl e Pd». Una prospettiva, però, affossata da Antonio Di Pietro: «Sarebbe una sorta di ammucchiata fatta solo per mantenere le poltrone e impedire al Paese di sbarazzarsi di una classe politica e di un esecutivo senza più credibilità». Il leader dell´Idv auspica che quella di domani sia «l´ultima fiducia che il Paese può sopportare da questo governo. Siamo stati responsabili e abbiamo cercato di accorciare i tempi per evitare nuove speculazioni contro i mercati. Però poi basta. Da martedì non faremo altro che chiedere le dimissioni di questo governo».
Martedì, però, è ancora lontano. Intanto c´è da approvare una manovra che le opposizioni, nonostante la parola d´ordine «responsabilità», criticano apertamente. Il testo in discussione al Senato viene letto dalla capogruppo democratica Anna Finocchiaro con «insoddisfazione e perplessità. L´unica nota positiva riguarda l´indicizzazione delle pensioni». Del resto, il giudizio complessivo lo esplicita Rosy Bindi: «È una manovra sbagliata, che si accanisce contro i più deboli, le famiglie e quel che resta del ceto medio. Sia chiaro a tutti: noi saremo responsabili sui tempi di questa manovra. I suoi contenuti, però, non ci appartengono».
La Repubblica 14.07.11