L’Italia è nel mirino della speculazione. La debolezza del governo e della manovra economica non aiutano. Domani il PD presenterà la sua manovra alternativa . Bersani: “L’Italia non sarà messa in ginocchio da nessuno perché ha fondamentali buoni. Serve una maggiore incisività delle riforme per muovere un po’ di crescita”. La tempesta finanziaria non è finita. La Borsa italiana è in caduta libera con lo spread che si allarga tra gli interessi sui titoli pubblici italiani e quello sui titoli pubblici tedeschi (considerati il punto di riferimento per la sicurezza dell’investimento in Europa). Il governo anche questa volta sembra inadeguato nel correre ai ripari: l’interesse maggiore sembra quello di bloccare il pagamento dei 560 milioni che Fininvest dovrà risarcire la Cir dopo la sentenza sul Lodo Mondadori. E nella paralisi governativa è il PD che è pronto a fare la propria parte nel presentare proposte alternative e a respingere coralmente la speculazione.
“Siamo intenzionati a reagire coralmente a eventuali tentativi speculativi che tentassero di mettere in ginocchio il nostro Paese. L’Italia non sarà messa in ginocchio da nessuno perché ha fondamentali buoni”. Così il segretario PD, Pierluigi Bersani , durante la sua visita in Israele ha risposto ai giornalisti che gli chiedono un giudizio sulla convocazione per domani di una riunione dell’Eurozona sulle fibrillazioni dei mercati nei confronti dell’Italia.
“E’ una cosa che non fa piacere. Ma è da un po’ che segnalo che non è vero che l’Italia è in una situazione tranquilla. Serve una maggiore incisività delle riforme per muovere un po’ di crescita. Va bene intervenire sui conti, anche se va fatto in modo equo, senza bastonare i deboli. Ma prima di tutto bisogna dare una prospettiva e un percorso di crescita”. Pur se con “ricette diverse” anche l’opposizione, ha confermato Bersani, vuole impegnarsi con responsabilità per le riforme.
“Noi daremo la nostra mano facendo le nostre proposte per le riforme. In settimana presenteremo le nostre idee che riguardano anche il contenimento dei costi della Pubblica amministrazione e presenteremo un certo numero di emendamenti alla manovra “.
Certo, ha ribadito il leader PD, “è una cosa fuori da ogni minimo rispetto e buonsenso costringere ad approvare una manovra da 47 miliardi in tre settimane, con il voto di fiducia e dei giorni per gli emendamenti”. Ed era proprio per consentire un dibattito approfondito in Parlamento che “noi avevamo fatto una proposta ragionevole sui tempi ma non è stata nemmeno presa in considerazione dal governo”.
Da la Repubblica il al vicesegretario del PD, Enrico Letta ha chiarito che l’opposizione è pronta anche ad un governo di salvezza nazionale. La situazione è tesa, “di grandissima preoccupazione. Ne siamo consapevoli, più del governo. L’ultima volta che l’Italia ha vissuto un venerdì così nero era nel `92, quando la lira uscì dallo Sme».
Per Letta la soluzione è quella di muoversi “sulla linea indicata da Napolitano, fatta propria da Bersani e Casini, sabato a Bologna. Il PD si candida ad essere il country party, il partito dell’Italia. E per farlo costruiamo un’opposizione alla Prodi-Ciampi, in termini di rigore e salvezza del Paese”.
Basterà? “L’attacco di venerdì non è stato generico, ma legato all’impressione che il governo italiano ha finito la benzina. Ora è il momento che l’opposizione scenda in campo. Lo faremo presentando, domani, gli emendamenti alla manovra. E ci impegneremo perché sia approvata nei tempi”.
In che modo? “Niente ostruzionismi. Diremo sì o no. Se metteranno la fiducia, voteremo no. Ma per respingere la speculazione occorre che la manovra sia approvata. Entro agosto ci sono 30 miliardi di titoli pubblici da rinnovare”.
“Il balletto delle cifre di questi giorni – prima 40, poi 47, addirittura 68 e ora 25 – è indicativo della scarsa credibilità del governo. E, certo, i mercati hanno capito che si tratta di una manovra da governo Leone, da esecutivo balneare, da aumenti della benzina. Si raccattano soldi un po’ ovunque. Al contrario, è arrivato il momento di cominciare a parlare di privatizzazioni. Penso a Poste, Ferrovie, Eni, Enel, Finmeccanica e alle 20 mila aziende partecipate degli enti locali. Ma alla manovra manca l’anima, la strategia. Per questo abbiamo chiesto che il governo si dimetta un minuto dopo la sua approvazione” ha concluso Letta.
“Negli ultimi giorni, sono venute fuori le reali ragioni di accentuazione del profilo di rischio-Italia: la perdita di credibilità del governo Berlusconi. In parte, dovuta alle vicende emerse dalle indagini della magistratura. In parte, causata dalla dai contenuti e, sopratutto, dalle carenze della manovra di finanza pubblica del 30 giugno scorso, veicolata in un Decreto Legge e un presunto Disegno di Legge Delega (in realtà, un manifesto politico) per riformare il fisco e l’assistenza, valutati, rispettivamente, 25 e 15 miliardi di euro all’anno a partire dal 2014”. Così Stefano Fassina , responsabile economia della segreteria del PD in un articolo de L’Unità .
“Oltre all’irrealismo dei risparmi attesi dall’improvvisata Delega, seri danni di credibilità sono stati provocati dalla comunicazione sulla dimensione della manovra, cifrata dal Ministro Tremonti, nell’infelice conferenza stampa del 6 luglio, in 47, 68 ed infine in 40 miliardi di euro. Per tentare di recuperare la confusione, un comunicato del Mef fa ulteriori danni in quanto indica una correzione di 2 miliardi di euro nel 2011 e 6 miliardi di euro nel 2012, quando nella relazione tecnica allegata al Decreto è chiarito che la manovra non ha effetti netti nel biennio indicato. Dopo le preoccupate e condivisibili analisi sulla pericolosità del Governo Berlusconi, si arriva alla domanda da 100 punti: che dice il PD? Qual è la politica economica del PD? Bersani promette e non mantiene? Non è così. Il PD ha già detto. Ha detto con una elaborazione puntuale definita in tre appuntamenti dell’Assemblea Nazionale (Maggio ed Ottobre 2010 e Febbraio 2011) dedicate ai principali problemi aperti nel Paese: dall’assetto istituzionale alle pubbliche amministrazioni, dal fisco al lavoro, dalla regolazione dei mercati alla politica industriale, dalla scuola al welfare. Il Pd non ha prodotto una lista della spesa. Il 21 marzo scorso, il PD ha discusso con le parti sociali e, poi, inviato al Ministro Tremonti un Programma Nazionale di Riforma (presentato ai media in un paio di occasioni e da fine Marzo sul sito del Pd). Nel PNR elaborato dal PD, richiamato anche nelle risoluzioni parlamentari al Documento di Economia e Finanza, i singoli punti programmatici sono inseriti in una strategia riformista, definita e quantificata nella sua dimensione macroeconomica e di finanza pubblica. Secondo le nostre quantificazioni, le riforme proposte dal PD innalzano il Pil potenziale dell’Italia, la variabile decisiva per abbattere il debito pubblico e dare fiducia ai mercati, verso il 2% nel corso di un triennio. Insieme al conseguimento di un avanzo primario del 3%, consentono di raggiungere nella seconda metà del decennio in corso una riduzione del debito pubblico in linea con le indicazioni del Patto di Stabilità rafforzato. Insomma, il PD ha già messo a punto una politica economica alternativa per lo sviluppo sostenibile, il lavoro e il taglio del debito. Intorno all’analisi della fase e alle proposte apriamo ora un confronto con tutte le forze all’opposizione del governo Berlusconi. Si tratta di una sfida di carattere costituente. Il PD è pronto a cogliere e, soprattutto far cogliere all’Italia, l’occasione storica delle riforme”.
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