Sono anni che i docenti inidonei al lavoro, per motivi di salute, sono in attesa di capire il loro destino. I numeri oscillano tra i 5 mila e i 6 mila. La mobilità intercompartimentale, anche a causa delle resistenze delle amministrazioni riceventi, è sempre rimasta sulla carta, lasciando così sullo sfondo il rischio finale del licenziamento. Ora prova a risolvere una volta per tutte il problema la manovra finanziaria, messa a punto dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti: i docenti hanno 30 giorni di tempo, dalla conversione in legge del dl, per chiedere di assumere il ruolo di assistenti tecnici e amministrativi nelle scuole della stessa provincia. Purché ci siano posti disponibili nell’ambito del piano di assunzioni «previsto dalla normativa vigente». Il che significa che se tutti decideranno di transitare nelle piante organiche degli assistenti, rischiano di sparire i posti che dovrebbero essere disponibili per il prossimo anno nell’ambito delle immissioni in ruolo previste dal decreto Sviluppo. Ma se i docenti non dovessero fare domanda, scatterà la mobilità verso altri comparti: amministrazioni statali, agenzie, enti pubblici non economici e università. Sempre che ci siano assunzioni. Cosa difficile vista la stretta sul turn over che si applica a quasi tutto il resto del pubblico impiego. Ecco perché il passaggio nel ruolo degli Ata potrebbe essere molto appetibile. Anche perché, per la mobilità intercompartimentale la manovra prevede che, se non ci sono disponibilità nella stessa provincia e nella stessa regione dove si è inquadrati, ci possa essere il trasferimento in altra regione. Un esodo forzoso, che sarà deciso con decreto del ministro dell’istruzione nel giro di 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del dl. Una previsione che ha fatto gridare all’indignazione i sindacati.
Il decreto è intervenuto anche sull’assegnazione dei docenti di sostegno, con qualche modifica rispetto all’articolato iniziale della manovra: è salva la possibilità di assegnare il docente in deroga rispetto al rapporto di un insegnante di sostengo ogni due alunni disabili. È invece saltata la previsione che con un solo disabile per classe si debbano istituire classi normali, non sottodimensionate rispetto ai parametri ordinari. Confermata la norma che la scuola debba, per assicurare il supporto didattico per l’integrazione dei ragazzi, utilizzare «tanto dei docenti di sostegno che dei docenti di classe». Occorrerà vedere se si tratta di una collaborazione tra specializzati en on oppure se è l’inizio di un percorso di riduzione degli organici dei prof di sostegno, un po’ come già fatto con docenti specialisti di lingua straniera alle elementari. Che sono stati sostituiti con i docenti di cattedra comune. Per capirlo, è necessario aspettare la relazione tecnica e verificare se sono previsti o meno, per questa voce, risparmi di spesa.
È confermata poi la razionalizzazione della rete scolastica, competenza che è delle regioni in quanto a realizzazione. Dello stato, invece, in quanto ad assegnazione dei dirigenti e del personale di segreteria: le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado saranno aggregate in istituti comprensivi. Per avere autonomia, dovranno avere almeno 1000 alunni, che diventano 500 nelle piccole isole e comuni montani: se ne dovrebbero accorpare circa 2 mila. Chi è sottodimensionato non ha diritto a un proprio preside. Saltano le deroghe ai parametri di 40 classi per avere il docente in esonero, il cosiddetto vicepreside. Tra le misure della manovra, un piano straordinario di assunzioni per Invalsi e Ansas, nel limite delle loro piante organiche e dell’80% delle proprie entrate. Sono gli istituti impegnati nella valutazione del sistema. Previsto infine un nuovo decreto di armonizzazione dei sistemi di formazione e istruzione professionale.
da ItaliaOggi 05.07.11