Una nota di Manuela Ghizzoni a margine dell’intervista a Walter Veltroni realizzata da Monica Maggioni alla Festa dell’Unità di Modena
Veltroni parla con convinta pacatezza, senza concedere distrazioni all’ascoltatore. È un efficace narratore, persuasivo per passione e per argomenti. Discorre di politica con invidiabile semplicità, senza ricorrere alle astruse formule magiche del politichese; al contrario si riferisce costantemente all’orizzonte degli ideali e dei valori e richiama alla nostra attenzione quanto sia appagante impegnarsi per gli altri e per il proprio Paese. Veltroni, in questo modo, riesce a farsi ascoltare anche da quanti ritengono la politica italiana ormai una fiera delle vanità, priva di virtù; ed è per questo che Veltroni rappresenta la figura di sintesi del futuro Pd.
Nella conversazione con Monica Maggioni alla Festa dell’Unità di Modena, Veltroni ha illustrato l’Italia che vorrebbe ed ha approfondito alcuni temi – già presenti nel suo “manifesto di Torino” – con cui dovrà confrontarsi il nascente Pd: lotta alla precarietà, sicurezza dei cittadini, merito e valorizzazione dei talenti, fiducia e ottimismo, orgoglio di essere italiani. Noi – e non il centrodestra – abbiamo idee e progetti per realizzare questi obiettivi coniugandoli con gli ideali di solidarietà, eguaglianza e giustizia, che sono patrimonio indissolubile della sinistra riformista.
Spetta infatti a noi democratici – che al lavoro tutelato ed equamente retribuito abbiamo sempre creduto come mezzo di emancipazione, economica e sociale – far sì che la precarietà si limiti ad essere condizione transitoria per trasformarsi progressivamente in lavoro stabile, e sia compensata da efficaci ammortizzatori sociali, poiché uno stato di incertezza non permette di progettare il futuro.
Noi siamo pronti a rispondere anche alla richiesta di sicurezza, perché si tratta innanzitutto di una domanda di libertà che non può essere liquidata come fosse bieco egoismo. Sentirsi sicuri nelle proprie città senza modificare abitudini e stili di vita è un traguardo che noi possiamo e dobbiamo raggiungere tenendo insieme il presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine una politica a sostegno dell’inclusione della coesione sociale, e per il contrasto al disagio, all’emarginazione ad alla povertà.
Allo stesso modo, per l’innovazione e la crescita del nostro Paese dobbiamo finalmente valorizzare i talenti, prassi ancora troppo rara rispetto alla raccomandazione, alla cooptazione, al favore delle relazioni personali. E perché siano veramente il merito, la determinazione e l’impegno personale a prevalere dobbiamo dare pari opportunità di accesso all’istruzione, al lavoro e alla salute, per consentire a chi sta indietro di recuperare lo svantaggio accumulato dalle condizioni sociali di nascita, per permettere alle ragazze ed ai ragazzi di esprimere tutte le loro potenzialità.
Veltroni si è soffermato a lungo sulla fiducia e sull’ottimismo che il Pd dovrà essere in grado di infondere: concetti oggi inusuali per un leader del centrosinistra, soprattutto se si tiene a mente il personaggio di Antonio Albanese che, in pieno Governo Berlusconi, sbandierava un acritico “va tutto bene!”. Ma senza scomodare il gramsciano “ottimismo della volontà”, non siamo forse stati noi a credere che l’impegno, la lotta all’ingiustizia sociale, l’I Care rendano migliore il nostro oggi e il nostro domani?
Veltroni ha anche parlato di orgoglio nazionale e di amor di Patria: non lo ha fatto evocando una liturgia – come l’alzabandiera rispolverato da Tremonti, che rischia di essere un rito privo di significato se chi vi assiste è inconsapevole del valore storico e politico di quell’atto – ma ricordando la nostra storia più nobile, in primo luogo quella della Resistenza e dei suoi martiri, che si immolarono per la libertà e la dignità dell’Italia, ma anche quella dei milioni di italiani che con il loro lavoro e la loro intelligenza hanno costruito in questi anni un Paese più civile, più moderno, più giusto.