Con l’approvazione al senato della legge sul garante dell’infanzia e dell’adolescenza l’Italia si mette finalmente al pari con gli altri paesi in materia di diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Perché abbiamo bisogno di un’autorità garante dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza? E come nasce la proposta di istituire tale figura? L’esigenza di affermare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, attraverso un organismo indipendente ed autonomo, nasce dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, adottata a New York il 20 novembre 1989, e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176, che innova profondamente la cultura dei diritti delle bambine, dei bambini e degli adolescenti.
In un saggio Carlo Alfredo Moro scrive: «La Convenzione Onu di New York ha fortemente sviluppato una nuova e più pregnante attenzione ai bisogni del soggetto in formazione, non solo perché ha espressamente evidenziato accanto ai diritti individuali anche quelli sociali del minore, ma anche perché ha previsto interventi positivi di promozione a tutela di ogni bambino, con problemi o non. E una pedagogia dello sviluppo umano che viene proposta dalla Convenzione e pertanto essa si rivolge, e impegna, non solo il politico o il legislatore o il giurista, ma ogni persona che comunque ha relazioni con chi, attraverso un difficile itinerario maturativo, ha bisogno – per non perdersi – di un forte aiuto e sostegno».
Queste parole di Moro indicano in modo limpido e incisivo quale sia l’asse della Convenzione e costituiscono la premessa per un adeguato rapporto tra la Convenzione e le politiche concrete, le leggi per l’infanzia e l’adolescenza, a partire da quella sull’autorità garante, figura prevista proprio nella Convenzione e che per il nostro paese è quanto mai necessaria in quanto una moderna concezione dei diritti stenta ad affermarsi.
L’autorità, che la legge istituisce, è caratterizzata da una posizione di indipendenza, da un forte rapporto con il territorio, dalla previsione di una consultazione attiva dei bambini e degli adolescenti, dalla partecipazione delle organizzazioni riconosciute dall’Onu e si ispira al principio di sussidiarietà, nel senso che rappresenta un ente facilitatore per l’affermazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti.
Per una buona legge sull’autorità garante erano necessarie alcune condizioni fondamentali: che il testo di legge fosse frutto in primo luogo del lavoro parlamentare, che il testo rispondesse ai criteri di indipendenza e di autonomia, con risorse finanziarie e umane adeguate, che chiamasse a raccolta le migliori risorse associative, a partire proprio da quelle dei bambini e dei ragazzi, e quelle territoriali e infine che fosse il frutto di una vera convergenza. E infatti c’è stato un voto bipartisan, frutto di un confronto lungo e costruttivo, a cui hanno contributo l’attenzione del ministro Carfagna e della maggioranza e il prezioso contributo dei parlamentari dell’opposizione di camera e senato.
È stata superata ogni difficoltà e divergenza per mettere al centro le persone minori di età. Questo viene chiesto a tutti, agli stessi genitori.
La frase di Kahlil Gibran nel Profeta rende benissimo questa idea: «I vostri figli non sono vostri, sono figli e figlie della vita che solo di se stessa ha desiderio. Ne siete lo strumento, non l’origine. Anche stando con voi non vi appartengono. Potete dare loro il vostro amore ma non le vostre idee. Hanno le loro idee. Date forse una casa ai loro corpi, non alle loro anime che stanno nella casa di domani che non entrerete neanche in sogno. Vi potete sforzare d’essere come loro. Ma non tentate mai di farli come voi».
da Europa Quotidiano 29.06.11