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“Leggi razziali per gli immigrati”, di Francesco Grignetti

L’accusa è terribile. «L’Italia precipita, unico Paese occidentale, verso il baratro di leggi razziali». Firmato, Famiglia Cristiana. Il settimanale dei Paolini da tempo non risparmia critiche al governo di centrodestra. Ma l’ultima bordata ha un tono davvero definitivo. «Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba che spira nelle osterie padane è stato sdoganato nell’aula del Senato». «Medici invitati a fare la spia e denunciare i clandestini (col rischio che qualcuno muoia per strada o diffonda epidemie)». «Cittadini che si organizzano in associazioni paramilitari». «La “cattiveria” invocata dal ministro Maroni è diventata politica di governo». Questa volta, però, il ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, non l’ha mandata giù. «Delirano», la sua replica. E annuncia: se la vedranno con i miei avvocati. Non era mai successo che un editoriale del settimanale cattolico più diffuso in Italia smuovesse un ministro a una querela. Famiglia Cristiana da qualche tempo non lesina sui toni. Solo che stavolta l’attacco è frontale e per di più insidioso, basato sulle parole del predecessore di Maroni alla guida del ministero dell’Interno, il moderato e cattolico Beppe Pisanu.

«Si è varcato il limite – scrivono – che distingue il rigore della legge dall’accanimento persecutorio. Il ricatto della Lega, di cui sono succubi maggioranza e presidente del Consiglio, mette a rischio lo Stato di diritto. La fantasia del “cattivismo” padano fa strame dei diritti di uomini, donne e bambini venuti nel nostro Paese in fuga da fame, guerre, carestie, in attesa di un permesso di soggiorno. Eppure nessuna indignazione da parte dei cattolici della maggioranza, nessun sussulto di dignità in nome del Vangelo: peccano di omissione e continuano a ingoiare “rospi” padani senza battere ciglio, ignari della dottrina sociale della Chiesa, la Lega, invece, esulta. Finalmente, il “bastone padano”, evocato da Borghezio nel 1999, oggi è strumento d’ordine autorizzato dal Parlamento». Giusto il tempo di farsi leggere le anticipazioni dall’Italia – visto che si trova in Gran Bretagna per colloqui bilaterali – e Maroni risponde con eguale veemenza. «Sono profondamente indignato e offeso dalle deliranti dichiarazioni di Famiglia Cristiana che accusa me, il governo e il Parlamento Italiano di approvare vere e proprie leggi razziali. E’ un attacco di violenza inaudita nei toni e nei contenuti, tanto più inaccettabile in quanto si fonda su presupposti palesemente falsi».

Il «presupposto falso» a cui Maroni accenna è un tema caro ai leghisti. Il fatto cioè che soltanto grazie a loro siano state recepite in Italia leggi che altrove, in Europa, sono applicate da tempo. «Le norme del Pacchetto Sicurezza – dice infatti Maroni – sono già in vigore in molti Paesi europei, senza che i governi di questi stessi Paesi siano mai stati insultati con tanta violenza come Famiglia Cristiana fa regolarmente con quello italiano». La parola va quindi agli avvocati. Una mossa che trasferisce in tribunale il contrasto tra ministro e giornale cattolico. Ma anche azione politica per provare a frenare un fiume di polemiche che sta investendo Maroni e la Lega. E infatti il ministro stesso, che si sente ormai dalla parte dei brutti sporchi e cattivi (a Giuliano Ferrara, ieri mattina, diceva: «Ci considerano dei barbari») svela quale sia la sua speranza ultima: «Contrastare questa aggressione premeditata da parte di chi usa consapevolmente la violenza di affermazioni false per combattere chi ha opinioni diverse dalle proprie».

La Stampa, 10 febbraio 2009

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