«L`apertura di Berluscòni? Temo sia uno specchietto per le allodole, però noi vogliamo andare a vedere anche perché molte delle proposte fiscali di cui si discute sono le stesse lanciate dal Pd».
Stefano Fassina, responsabile economico del partito guidato da Pier Luigi Bersani, precisa che un anno fa – «anche se non se lo ricorda nessuno» – il Pd fece una proposta – «Fisco 20-20-20» – che «purtroppo siamo riusciti a fare approvare».
La può spiegare?
«È una convergenza alto%o sia dell`aliquota Irpef, quella sui redditi di impresa e sulle rendite finanziarie. Ora Tremonti e Berlusconi si presentano con un disegno di legge delega che, da quanto trapela sui giornali, saccheggia a piene mani le nostre proposte. Sembra ci sia pure il bonus figli, senza quoziente famigliare, esattamente come avevamo suggerito noi».
Quindi siete disposti ad accogliere l`invito del premier?
«Certo, noi ci siamo, però vediamo di che si tratta in concreto. Berlusconi, nel suo videomessaggio, se ho capito bene non ha detto che presenterà contestualmente la manovra e il disegno di legge delega sulla riforma fiscale. Ha detto prima delle ferie estive».
La proposta fiscale del governo sembra mirare a tre aliquote, 20-30-40. È accettabile?
«Il punto vero sono le aliquote effettive, non quelle formali. Con il meccanismo delle deduzioni e detrazioni tutto può cambiare. Il fisco è una di quelle materie dove il diavolo è nei dettagli. Il governo deve dunque presentare una delega con elementi tali da essere valutati. Così è solo un titolo a fine elettorale».
Il Pd è stato molto critico sul federalismo fiscale- C`è una connessione con la riforma?
«E evidente che c`è. Non potremo certo andare avanti per un anno a discutere una delega che vuol ridurre le tasse sui redditi da lavoro e di impresa, aumentarle sulle rendite e poi facciamo passare un`operazione sul fisco municipale dove viene raddoppiata la patrimoniale sui beni aziendali utilizzati da artigiani, commercianti e piccoli imprenditori. Sarebbe una presa in giro assurda: noi del Pd non ci staremo».
Dove vorreste incidere?
«Diciamo che l`area di massima trasparenza che dobbiamo sostenere sono i redditi medi e bassi. Sull`aliquota massima indicata per ora in discesa dal 43 al 4o%o dobbiamo stare molto attenti perché la riforma va fatta a invarianza di gettito. Nel nostro disegno c`è un impatto di progressività, per favorire i redditi deboli».
E la manovra da 4o miliardi?
«Siamo molto preoccupati. E siamo in ottima compagnia visto che la Confindustria qualche giorno fa ha messo in evidenza il segno recessivo della manovra che, visto l`impatto, avrebbe poi bisogno di un ulteriore intervento da 18 miliardi di euro entro il 2014».
Cosa bisogna fare? «Se siamo in questa situazione non è colpa del destino cinico e baro. Se le riforme di cui oggi si parla, liberalizzazioni e quant`altro, le avessimo fatte nell`estate del 2008, oggi avremmo un po` di crescita in più e un rapporto migliore tra deficit e Pil. Dobbiamo stare attenti perché se portiamo il Paese in recessione, come appare certo con questa manovra, distruggiamo aziende, capitale umano e non centriamo gli obbiettivi».
Gli imprenditori di Assonime propongono la patrimoniale. Vi ha stupito o siete d`accordo?
«Il Pd non è d`accordo con l`ipotesi di una patrimoniale. La strada giusta è quella dell`innalzamento a livello medio europeo della tassazione dei redditi da capitale e sulle rendite finanziarie. Come ha messo in evidenza il condono fiscale di Tremonti, i grandi patrimoni stanno fuori e non verrebbero toccati. Si rischia invece di colpire quella classe media che in questi anni ha sofferto molto e che dobbiamo sostenere».
No alla patrimoniale li Pd punta all`innalzamento a livello medio europeo della tassazione dei redditi da capitale e delle rendite finanziarie, Il no alla tassa patrimoniale è motivato dal fatto che i grandi patrimoni, come rivelano puntualmente i condoni, sono al riparo all`estero e ,non verrebbero toccati. Con il conseguente rischio di colpire soltanto la classe media
da Corriere della Sera