Marcegaglia: firma possibile martedì. Camusso: ci sono temi da approfondire
Sui contratti e rappresentanza sindacale la svolta è vicina. Dopo mesi di schermaglie, vertenze aspre come quelle della Fiat di Pomigliano o dell’ex Bertone col loro strascico di polemiche anche violentissime, Confindustria e sindacati hanno trovato un primo punto di equilibrio. Per la prima volta tutti, compresa la Cgil, hanno concordato sulla necessità di arrivare ad una intesa unitaria. E soprattutto di arrivarci in tempi rapidi. Dopo l’incontro di ieri presso la foresteria di Confindustria in via Veneto, la leader degli industriali Emma Marcegaglia, ed i segretari generali di Cgil Cisl Uil, Camusso, Bonanni ed Angeletti, si sono dati appuntamento a martedì per mettere nero su bianco l’accordo. «Quella di oggi è stata una discussione molto costruttiva – ha spiegato la presidente di Confindustria -. Nessuno al tavolo ha posto pregiudiziali su nessuno dei temi portati al tavolo. Nessuno è arrivato dicendo: oltre questo punto non vado». «Abbiamo fatto una buona discussione, utile, che ha permesso di ragionare sulla possibilità di un accordo, sulla misurazione della rappresentanza e l’efficacia della contrattazione» ha commentato a sua volta Susanna Camusso.
A segnare la svolta è stata la percezione collettiva che di fronte alla crisi occorresse fare uno scatto per dotare il Paese di strumenti che consentissero di recuperare produttività. La «consapevolezza, condivisa da tutti» come ha spiegato Marcegaglia è che «il paese sta vivendo un momento molto difficile, con problemi di competitività e di occupazione. Ognuno di noi si sente responsabile e pensiamo che la risposta giusta che possiamo dare è anche quella di fare un buon accordo».
Quali sono i punti della possibile intesa? L’idea di fondo è quella di effettuare una sorta di «tagliando» alla riforma del modello contrattuale, non firmato dalla Cgil nel 2009, cancellando l’«opzione» deroghe al contratto nazionale e individuando piuttosto dei criteri di «adattabilità» dei contratti aziendali secondo una griglia prestabilita da concordare e inserire a livello nazionale. Per quel che riguarda la rappresentanza, invece, si dovrebbe procedere lungo le linee individuate con l’accordo unitario tra Cgil, Cisl e Uil del 2008 secondo cui il peso di ciascun sindacato sarà dato dal mix tra iscritti, certificati dall’Inps, ed i voti ricevuti nelle Rsu da tutti i lavoratori. Così, per validare un accordo, sarà sufficiente che le Rsu firmatarie rappresentino il 50%+1 dei lavoratori, senza la necessità di alcun passaggio referendario. Consultazione referendaria che invece sarà obbligatoria nel caso che a stipulare un accordo siano le sole Rsa, che non sono elette da tutti i lavoratori ma dai soli iscritti al sindacato; anche in questo caso è necessario il 50%+1 degli aventi diritto al voto.
Dunque, già martedì l’intesa potrebbe andare in porto. «C’è la volontà di tutti di farlo» annuisce Marcegaglia. Più cauta Camusso: «Gli accordi vengono quando sono pronti. Di qui a martedì approfondiremo i temi che vanno approfonditi: siamo impegnati a lavorare per trovare le soluzioni che sono necessarie». Il fatto che dopo il vertice di ieri tutte le parti abbiamo deciso di fissare una data così ravvicinata fa ben sperare Angeletti («è un segnale significativo», spiega), mentre Bonanni va anche oltre. «Quando faremo uno, due, tre accordi assieme alla Cgil ci potremo vedere più spesso tutti insieme. E se facciamo un accordo oggi penso che si possa dire che ci saranno sempre maggiori speranze». Plaudono alla svolta il ministro del lavoro Sacconi («l’accordo unitario può aprire una nuova stagione nelle relazioni industriali» ed il Pd. Unica voce dissonante la Fiom, che avverte: «il contratto nazionale non è derogabile». E annuncia battaglia al direttivo Cgil di lunedì
da La Stampa