Il Pdl preme sull´acceleratore per approvare la legge sulle intercettazioni. Il governo vuole il sì entro luglio e rispolvera il testo Mastella. Il Guardasigilli attacca i pm dell´inchiesta sulla P4 definendo «irrilevanti penalmente» le conversazioni registrate. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini «il decreto-bavaglio sarebbe incostituzionale». E Napolitano sarebbe pronto a fermarlo. Nuovo scandalo, nuova legge bavaglio. E questa volta quanto prima. Sommerso dalle intercettazioni sulla P4 il governo studia un provvedimento da approvare in fretta e furia per mettere fine alla possibilità di rendere pubblici i particolari delle inchieste, a partire da quella di Napoli che sta facendo tremare i palazzi del potere. Lo certifica Fabrizio Cicchitto: «Quello che sta avvenendo è semplicemente scandaloso», dice il capogruppo del Pdl alla Camera che tra l´altro attacca anche l´editore del gruppo Espresso, Carlo De Benedetti. Il Pdl è sul piede di guerra e lo si capisce dalla mobilitazione dei suoi. Parla il Guardasigilli (e segretario in pectore del partito di Berlusconi) Angelino Alfano per dire che «le intercettazioni che leggiamo oltre a non essere penalmente rilevanti non sono gratis» e per gli ascolti abbiamo accumulato «un debito di un miliardo di euro». Secondo Alfano le intercettazioni sono state utilizzate senza alcuna prudenza. Per il capo della diplomazia Franco Frattini ci troviamo di fronte a qualcosa di “indegno e illegale”. E in serata parte alla carica con un editoriale di fuoco in prime time il direttore del Tg1, Augusto Minzolini.
Le somme le tirano i parlamentari di rango del Pdl. Come Maurizio Lupi: “Non se ne può più, servono regole e pene certe per fermare una pericolosa deriva”. E chiede anche l´approvazione di un provvedimento condiviso. I tempi di intervento li detta il capogruppo in commissione Giustizia Enrico Costa, per il quale bisogna agire “senza indugio”, ovvero subito. «Per decreto», aggiunge Margherita Boniver. Ma dalla Lega non arriva una singola parola in sostegno del Pdl.
Il clima sembra essere quello di un anno fa, quando con la protesta dei post-it gialli si schierò l´opposizione, mezzo Pdl (quello dei finiani poi espulsi), la magistratura, le forze dell´ordine, le organizzazioni internazionali e partner strategici come il governo Usa. Uno stop arriva proprio dal presidente della Camera Gianfranco Fini, per il quale «non è ipotizzabile» intervenire sulle intercettazioni con decreto o riesumando il testo del Pdl al Senato «che è stato giudicato un bavaglio». Da Bruxelles – dove ha avuto un colloquio con la Merkel – il leader dell´Udc Casini dice che «se il governo vuole fare un provvedimento ragionevole ci stiamo, se si vuole solo censurare no». Sulla vicenda si esprime anche il vicepresidente del Csm Michele Vietti: «Ho un vago ricordo della mia precedente esperienza parlamentare, in cui ripetutamente si è parlato di varare una legge sulle intercettazioni senza mai far seguire alle parole i fatti… Comunque, non è mai troppo tardi».
Le intenzioni del governo sono bocciate dal Pd. Massimo D´Alema trova “inopportuno” procedere per decreto su una materia così delicata. Alla maggioranza suggerisce di riprendere la legge “molto equilibrata” scritta dal governo Prodi. Chiosa Andrea Orlando, responsabile giustizia del partito: «Siamo contrari a qualsiasi limitazione delle intercettazioni». Ma non c´è da stupirsi che il governo vada avanti, dice il dipietrista Li Gotti, perché “a molti piace il torbido”. Si muove anche l´Ordine nazionale dei giornalisti che parla di fatto «intollerabile», mentre la Fnsi stigmatizza «l´assenza di senno politico di chi in questo momento pensa di nuovo a leggi bavaglio».
La Repubblica 24.06.11