Allo scritto di italiano della maturità quasi la metà degli studenti, il 43 per cento, ha scelto di svolgere il tema sul cibo, che tra i documenti di sostegno comprendeva anche un dialogo (non facile, e irto di implicazioni politiche ed economiche) tra Carlo Petrini e Jeremy Rifkin uscito su questo giornale. Certo, l´argomento è di quelli che soccorrono chi non abbia voglia o preparazione bastanti per affrontare temi più specifici (per esempio quello su Enrico Fermi): qualche cosa di decente, a proposito del rapporto tra uomini e cibo, si può sempre improvvisare.
Ma fino a pochi anni fa, probabilmente anche il cibo sarebbe apparso un tema “specifico”, tecnico-scientifico. Mentre il successo quasi plebiscitario di quel tema tra i ragazzi italiani di oggi lascia intendere una lettura ben più vastamente sociale e culturale del termine “alimentazione”. Ne sarà felice Petrini, che su quel campo si batte, da molti anni, come un leone. E forse non è del tutto illecito mettere in relazione la popolarità di questo tema tra gli studenti italiani con il travolgente successo dei referendum sull´acqua, innescato da un riflessione di massa sui beni primari, sulle risorse materiali, sul ciclo della vita. Riflessione che ha coinvolto una quantità sorprendente di ragazzi, veri protagonisti del ciclone referendario.
Richiedeva una lettura fortemente sociale, anche se di tutt´altro stampo, pure il tema secondo classificato nel gradimento dei ragazzi. Si chiedeva di commentare la celebre frase di Warhol sul “quarto d´ora di celebrità” che la società dello spettacolo promette a ciascuno, e di analizzare la qualità effimera di quella fama. Più di un quarto dei maturandi (il 26 per cento) ha scelto di farlo. Così che i due temi più fortemente legati ai comportamenti sociali di massa, direi i due più “sociologici”, messi insieme hanno quasi monopolizzato il campo, lasciando alle altre cinque tracce proposte (compresa quella politica, che chiedeva di riflettere su destra e sinistra, e quella storica, sul “secolo breve” di Hobsbawm) percentuali molto più basse.
Se i temi di quest´anno, nel loro complesso, davano l´idea confortante di un esame di maturità poco accademico, non sconnesso dalla realtà sociale, come se gli umori e le parole dell´attualità non fossero rimbalzati contro le finestre chiuse del ministero, l´impressione è che le scelte dei maturandi abbiano confermato e rafforzato la tendenza. Non è mai facile cercare di interpretare gli umori giovanili, e sulla scelta di un tema possono influire molti elementi, per esempio la fuga in massa da temi ritenuti “più difficili”. Ma il successo quasi plebiscitario di due argomenti così fortemente legati alla vita quotidiana nella società di massa, all´identità materiale (il cibo) e a quella psicologica (la fama) degli individui e della società intera, dà l´idea di una nuova generazione per nulla distratta o acritica o avulsa dal mondo che la circonda, e al contrario molto interessata ai fenomeni sociali, coinvolta nei loro meccanismi, insomma vigile sul presente anche se (forse) non convinta del futuro.
Probabilmente si è sbagliato, negli ultimi anni, a pretendere che questa partecipazione (anche critica, critica come la frase di Warhol) dovesse assumere forme “politiche” in senso classico, come l´iscrizione a un partito, o l´appartenenza ideologica a uno schieramento. Diventa politica solo quando serve (vedi le recenti tornate elettorali). Cioè quando la politica serve. Ma ha ben presente in quale società vive, di cosa questa società si nutre, e di quale “celebrità” si illude.
La Repubblica 23.06.11