Ha presieduto l`aula in una delle sedute più convulse di questa legislatura, cedendo il posto a Fini proprio mentre entrava nel vivo la battaglia sul trasferimento dei ministeri al nord, ma dopo aver letto uno «speech» della presidenza che escludeva la possibilità di mettere in votazione il dispositivo Pdl-Lega se fosse stato approvato quello del Pd che tagliava la testa al toro. Ma poi le cose sono andate diversamente.
Presidente Bindi, la maggioranza esce più forte ma incassa una brutta figura sui ministeri. O no?
«E` una maggioranza tecnica, si poggia sui numeri che in democrazia sono importanti, ma non sufficienti a nascondere la crisi politica che ogni giorno si aggrava. Oggi il governo ha accolto tutti gli ordini del giorno, anche contraddittori tra di loro. Sui ministeri ha detto sì al nostro che preclude ogni possibilità di trasferire financo le targhe e sì anche a quello Pdl-Lega che prevede sedi di rappresentanza operative distaccate».
Ma è la prima volta che succede un fatto dei genere?
«In modo così plateale sì e questo anche se lo strumento dell`ordine del giorno sia stato svalutato, perché come mi disse una volta Vegas, l`attuale presidente della Consob, suscitando le mie proteste, una raccomandazione non si nega a nessuno…»
Perché la maggioranza non voleva mettere ai voti il suo ordine del giorno, frutto di una certosina mediazione politica con la Lega?
«Tanto per cominciare è gravissimo l`atto di disconoscimento del Parlamento da parte della Lega che rifiuta di votare questi atti di indirizzo, con un`offesa alle istituzioni che dimostra come per loro contino solo i proclami e le sceneggiate di Pontida e gli accordi di Palazzo Grazioli con Berlusconi. E non hanno voluto votare perché in aula nel pomeriggio dopo la fiducia sapevano di non avere più i numeri per la maggioranza».
Ma perché al contrario di quanto prevede il regolamento, Fini ha invece fornito la possibilità ai capigruppo di decidere se procedere o meno con il voto?
«Una volta votato il nostro e approvato dall`aula, il loro dispositivo è di fatto considerato precluso, quindi bocciato, pur avendo ricevuto un parere favorevole del governo. Ma Fini ha concesso loro questa possibilità e ciò rientra nelle prerogative di un presidente. Ma non avendo Cicchitto accettato di votarlo, quell`ordine del giorno è da considerarsi superato da un pronunciamento sovrano dell`aula, che per giunta si è ripetuto tre volte con le votazioni sugli altri dispositivi simili di Idv, Udc e Fli».
Ha sbagliato Fini a rivolgersi a Cicchitto con quell`espressione, «la sua è una furberia tattica»?
«Di fatto ha portato a galla la realtà perché era evidente che non sarebbe passato non avendo loro la maggioranza su quel tema controverso. Quindi non se la devono prendere con lui. La Lega si becca una smentita a tutte le richieste di Pontida e anche quel poco che aveva promesso gli è stato negato».
La Stampa 22.06.11