Il governo cancella l’emendamento di maggioranza Pdl-Lega (nella identica versione presentato anche dal Pd) di riapertura delle graduatorie permanenti. Nel maxiemendamento che riscrive gli interventi corretti al decreto legge Sviluppo, su cui oggi si voterà la fiducia alla camera, l’esecutivo è tornato alla versione precedente dell’articolo. Di fatto così rimettendo fuori dalle graduatorie permanenti, bloccate per legge dal 2008, altri 20 mila docenti, tra quanti sono in possesso della laurea abilitante in scienza della formazione, e non si sono iscritti, e coloro che si sono abilitati o lo stanno facendo in strumento musicale e didattica della musica. Nel novero dei nuovi ingressi erano ricompresi, come ha evidenziato il senatore di Futuro e libertà Giuseppe Valditara, anche coloro che hanno ottenuto abilitazioni all’insegnamento presso università straniere. Il governo sembra riuscito a superare le perplessità del presidente della camera, Gianfranco Fini, che finora ha sempre richiesto il rispetto di una prassi parlamentare secondo la quale gli emendamenti approvati nella commissione di merito debbano essere recuperati in un eventuale maxiemendamento governativo su cui venga posto il voto di fiducia. Una prassi tesa a salvaguardare il lavoro del parlamento rispetto agli interventi del governo, pur legittimi. Si tratta tra l’altro di un modus operandi al quale ha mostrato di essere particolarmente attento anche il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano.
Ma in questo caso, sia Fini che Napolitano hanno evidentemente accolto le argomentazioni prospettate dal Tesoro. La norma in questione era passata con largo consenso, sia di maggioranza che di opposizione, in commissione Bilancio. E aveva avuto anche la benedizione della Flc- Cgil, il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo che ne aveva parlato come di un «risultato storico». «La modifica fatta dal governo è grave», spiega Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione cultura, «perché ci sono 20 mila giovani che hanno frequentato dal 2008 i corsi abilitanti promossi in Scienze della Formazione primaria, in Strumento musicale e in Didattica della musica, ai quali però non è concesso l’inserimento nelle graduatorie dalle quali si attinge per assegnare le supplenze annuali e, soprattutto, per entrare di ruolo. Un atteggiamento irragionevole soprattutto alla luce del fatto che il governo, in questi tre anni, si è prodigato nel tagliare ben 87mila posti ma certo non ha impiegato la stessa determinazione», dice la parlamentare, «nel definire le nuove modalità per il reclutamento». Per il governo invece è proprio cancellando la norma che si tutelerebbero i precari della scuola, quelli che già vi lavorano da anni, evitando che le file si vadano a gonfiare di nuovi pretendenti, «alimentando così un precariato senza fine, che la scuola non può assorbire», dicono da viale Trastevere, «senza tenere conto poi del caos burocratico che la riapertura delle graduatorie avrebbe comportato. Così diventa la tela di Penelope». Nel novero dei caduti del dl Sviluppo, vittima per altro del fuoco amico del Pdl, va annoverato anche il superpunteggio del leghista Mario Pittoni: 40 punti in graduatoria al docente che non si sposta. «La norma non è contro il Sud, ci riproveremo nella manovra sui conti pubblici», dice Pittoni.
da ItaliaOggi 21.06.11