Insopportabile, sgradevole, candidato alle sberle, al premio Nobel per la maleducazione. Il ministro Brunetta le prende (metaforicamente) da tutte le parti. E i precari portano al ministero cassette di mele.
Insopportabile, sgradevole, precario della politica (l’azienda governo non sembra in buona salute), premio Nobel in maleducazione. Sono alcuni degli epiteti che si è guadagnato il ministro Brunetta con quella frase insultante ai precari, «siete l’Italia peggiore». Nell’ordine pronunciati dal segretario della Cgil Susanna Camusso, a Bologna per inaugurare la festa della Fiom, dal segrtario della Cisl Bonanni, dall’onorevole Lo Presti di Fli, da una precaria in un messaggio su Facebook. Il giorno dopo non si è placata la tempesta sul “ministro alla sfrontatezza” come recita un cartello portato in piazza da una precaria della P.A.. E si aggiunge il giornale dei vescovi, Avvenire: «Chi non ascolta si candida alle sberle». Contro il ministro alla innovazione tecnologica e alla digitalizzazione si è scatenata la generazione digitale, d’altra parte è noto, senza i precari nella Pubblica amministrazione le nuove tecnologie sarebbero all’anno zero. «Ho ricevuto 12mila insulti su facebook», dice lui che insiste a mettere una pezza: «Non ce l’ho con quattro milioni di precari ma con quelli come la signora che guadagna 1800 euro al mese».
Mase possibile quelli che sbarcano il lunario da precari si sono arrabbiati ancor di più con il ministro per la storia delle mele, «andate a raccogliere le mele». «Non ci ho visto più», dice Francesco Ripa che ha cinquanta anni, che lavorava in un centro di ricerca che ha chiuso, ha trovato un altro lavoro, contratto a termine, al minsitero dell’Agricoltura: «Ok – dice- uno perde il lavoro si arrangia per non far mancare lo stipendio alla famiglia ma non puoi accettare che ti dicano di andare a raccogliere le mele».
E cassette di mele hanno portato i precari con la Cgil sotto al ministero, in corso Vittorio Emanuele a Roma.
«Dimissioni, dimissioni», chiedono, bloccano per qualche minuto il traffico, offrono la frutta agli automobilisti.
Magliette con la scritta «la vita non aspetta», lo slogan creato per la manifestazione dello scorso 9 aprile.
Ilaria Lani, responsabile del coordinamento Cgil: «Non se ne può più di questa retorica delle cassette, noi siamo una generazione spremuta e sprecata.
Dobbiamo saper fare tutto nei posti di lavoro ma siamo anche la generazione più preparata che abbia avuto l’Italia e lo Stato non vuole le nostre competenze, molti sono costretti a scappare all’estero». «Chi è rimasto a combattere nel paese è l’Italia migliore», recitano i volantini.
Ma non è solo per Brunetta che i precari dello Stato sono in piazza. Il problema è che il loro lavoro è a rischio, sono quasi mezzo milioni, fra amministrazioni, sanità e scuola e, per effetto della finanziaria 2010, il 50% dei posti precari sarà tagliato. A questo si aggiunge il blocco del turn over,con gli anziani ceh vanno in pensione e non vengono sostituiti, i concorsi fatti, vincitori idonei ma che non vengono assunti. Ilaria Lani: «Bisogna ripartire con i concorsi, assorbire il precariato che manda avanti la pubblica amministrazione, combattere la giungla dei contratti e riformare il welfare, perché i precari non hanno diritto alla cassa integrazione, alla disoccupazione».
da L’Unità