L’edilizia scolastica è in uno stato drammatico. I finanziamenti stanziati non riescono ad essere spesi e l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, nata per essere uno strumento fondamentale per la programmazione, non è ancora utilizzabile. Siamo arrivati al paradosso: il comitato interministeriale prezzi (Cipe) chiede conto ai due ministri delle Infrastrutture e dell’Istruzione (cioè come chiedere a se stessi) lo stato degli interventi in atto o da realizzare. Per esempio, le risorse destinate nel 2006, pari a 300 milioni di euro sono state spese soltanto per il 50 per cento. Colpa anche della scelta del governo Berlusconi di esautorare l’azione programmatoria delle Regioni e degli enti locali. Bisogna inoltre fare luce sul destino dei 350 milioni di fondi Fas attribuiti lo scorso anno per finanziare 1552 interventi selezionati dal ministero ma di cui non è ancora noto l’avvio di assegnazione”. Lo dichiara Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd nella commissione Cultura di Montecitorio, la quale aggiunge: “L’inchiesta parlamentare è resa necessaria anche per far luce sugli effetti determinati dal federalismo fiscale che ignora completamente il tema (nonostante la competenza sia degli enti locali) e sulle intenzioni espresse dal governo nel recente Def. Intenzioni che meritano una valutazione a parte in quanto preludono a scenari inquietanti. Assistiamo, infatti, alla riproposizione del metodo Bertolaso-Protezione civile, in quanto il Ministero assume un ruolo da commissario per gli appalti e la realizzazione delle opere, senza tuttavia destinare risorse e facendo addirittura sparire quelle previste in passato da altri provvedimenti. E poiché le opere non si possono fare a costo zero ci domandiamo attraverso quali meccanismi finanziari questi progetti saranno realizzati”.
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CAMERA DEI DEPUTATI
PROPOSTA DI LEGGE
d’iniziativa dei deputati
GHIZZONI, MARIANI, DE PASQUALE, BACHELET, RUSSO, COSCIA, SIRAGUSA, PES, DE TORRE, NICOLAIS, DE BIASI, MELANDRI, ROSSA, LOLLI, MAZZARELLA
Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul finanziamento e la realizzazione dei piani di intervento per l’edilizia scolastica e le modalità di funzionamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica
Onorevoli Colleghi!
La situazione dell’edilizia scolastica nel nostro Paese è talmente grave che il Governo si rifiuta di rendere disponibili i dati finora accertati nella costruzione della relativa anagrafe. Oltre il 50% dei 42 mila edifici in cui vivono milioni di studenti e di operatori scolastici non sarebbe a norma e diecimila di essi dovrebbero addirittura essere abbattuti. Peraltro, la situazione ha rilievi di vera emergenza alla luce della politica scolastica assunta dal Governo in carica che, al fine di fare cassa ai danni del sistema di istruzione, ha previsto l’aumento del rapporto alunni/docenti. Tale disposizione, attuata nel quadro di un sistema nazionale di edifici scolastici vetusti, spesso non a norma in termini di sicurezza, ha determinato il sovraffollamento degli alunni in classi non idonee ad ospitarli, fenomeno recentemente stigmatizzato con l’espressione “classi pollaio”.
Se il profilo della sicurezza desta inquietudine e ci impone interventi urgenti, non va comunque ignorato il fatto che tutte le indagini internazionali sul rendimento degli studi confermano la centralità e la decisiva influenza positiva esercitata dalla confortevole e adeguata organizzazione degli spazi scolastici sull’efficacia dell’attività didattica e sui livelli di apprendimento.
È nella consapevolezza della fragilità strutturale e dispositiva degli edifici scolastici e del disagio vissuto quotidianamente da chi studia e lavora in questi edifici, che nel corso della presente legislatura i componenti del gruppo Partito Democratico hanno costantemente esercitato la funzione di sindacato ispettivo per avere esatta contezza, in ordine alle risorse investite e agli esiti raggiunti, delle iniziative assunte dal Governo in materia di edilizia scolastica. Purtroppo alle nostre circostanziate interrogazioni (a titolo di esempio citiamo Mariani 5-02369, sullo stato dei tre programmi stralcio del piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici adottato con la Finanziaria del 2003 e Ghizzoni 5-03592 sul piano straordinario di interventi per 358 milioni approvato dal CIPE nel maggio 2010 a valere sui 1.000 milioni di euro provenienti dai FAS, come deliberati dal CIPE medesimo nel marzo del 2009, De Pasquale 2-00635 sull’anagrafe scolastica) sono giunte risposte lacunose e reticenti che non chiariscono il quadro di riferimento. Un quadro offuscato, sul quale gettano una luce sinistra alcuni episodi nonché le recenti scelte del governo in carica. Tra i primi, ricordiamo che il CIPE, con propria delibera n.15 del 13 maggio 2010, ha chiesto a due ministri componenti del Comitato stesso – in analogia con l’interrogazione Mariani – lo stato di attuazione degli interventi in corso o da realizzare sulla base di finanziamenti già stanziati! Vale poi la pena di ribadire il silenzio imbarazzante che avvolge l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, lo strumento principe di ogni iniziativa programmatoria, ma che a distanza di un quindicennio dal suo avvio non è ancora pienamente realizzata e non si conosco tempi certi per la sua piena funzionalità. Altra circostanza drammaticamente occultata riguarda le norme sulla messa in sicurezza, che non più prorogate dal settembre 2009 collocano fuori legge tutti gli edifici che non le rispettano.
Merita certamente un approfondimento la decisione del Governo – assunta nella Finanziaria 2010 – di attribuire 115 milioni di euro da destinarsi a progetti di edilizia scolastica selezionati dalle Commissioni parlamentari Cultura e Bilancio (Risoluzione congiunta 7-00444 del 23 novembre 2010), esautorando la funzione programmatoria degli enti territoriali. Desta poi una certa preoccupazione – per le ragioni che saranno espresse oltre – il fatto che nei decreti attuattivi del federalismo fiscale la funzione dell’edilizia scolastica, pur attribuita dalle leggi e dalla Costituzione alle Regioni e agli enti locali, non abbia avuto finora alcun rilievo, mentre le intenzioni espresse dal governo nel recente Def 2011 paiono preludono a scenari inquietanti, che fanno ipotizzare la riproposizione del metodo Bertolaso-Protezione civile anche nella realizzazione dell’edilizia scolastica. Il Ministero parrebbe assumere un ruolo di commissario per gli appalti e la realizzazione delle opere sottraendo agli enti territoriali le competenze in materia, il tutto senza prevedere adeguate risorse e facendo addirittura sparire quelle previste in passato da altri provvedimenti. E poiché le opere non si possono fare a costo zero è lecito domandarsi attraverso quali meccanismi finanziari questi progetti saranno realizzati.
Per fare chiarezza sull’insieme dei problemi accennati, che saranno approfonditi nel proseguo della relazione introduttiva, non basta l’attività di sindacato ispettivo. Occorre una accurata indagine parlamentare da realizzare con la costituzione di una apposita Commissione d’inchiesta, in grado di mettere a nudo le difficoltà di programmazione dei finanziamenti da stanziare, la capacità di spesa dei soggetti coinvolti, il monitoraggio sui risultati ottenuti.
Per favorire l’individuazione delle linee guida e degli obiettivi del lavoro di tale Commissione d’inchiesta è opportuno delineare una ricostruzione delle iniziative sinora adottate, avendo cura di segnalarne la qualità e la natura dei risultati conseguiti, oltre che la natura e le cause dei ritardi, quando non dei fallimenti.
Dalla legge Masini del 1996 ai piani straordinari del Governo Berlusconi
Dal 1974 e per un ventennio, il Parlamento e i Governi italiani si sono disinteressati dell’edilizia scolastica, sia sul piano normativo sia su quello finanziario.
Solo nel 1996, con il primo governo Prodi, fu approvata la legge n. 23 (c.d. legge Masini), che consentì di predisporre e attuare piani triennali e annuali di intervento in edilizia scolastica grazie alla previsione di ammortamenti statali dei mutui che Comuni e Province potevano accendere per la realizzazione degli interventi di manutenzione straordinaria e di nuove edificazioni. Alle regioni, competeva l’attività programmatoria dei suddetti piani (in base all’articolo 4).
Il sistema di pianificazione previsto dalla legge n. 23 ha funzionato egregiamente per i primi due piani triennali (1996-98 e 1999-2001) e ha consentito di finanziare oltre 12.000 interventi in sei piani annuali, per un investimento totale di circa 3000 miliardi di vecchie lire, grazie a mutui a totale carico dello Stato.
Con l’entrata in campo del secondo governo Berlusconi (2001-2006) tale sistema è stato progressivamente accantonato. Infatti, dopo il 2005, i mutui sono stati in linea generale sostituiti da finanziamenti erogati direttamente dal CIPE e dai ministeri dell’Istruzione o delle Infrastrutture, distribuiti con una ripartizione regionale. Recentemente (2010), l’attuale governo ha definitivamente scavalcato il ruolo programmatorio assegnato dalla legge n. 23 alle Regioni, e attribuito direttamente dei finanziamenti agli enti locali da parte del Ministero delle Infrastrutture, tramite la sottoscrizione di apposite Convenzioni (sulla questione si ritornerà oltre).
Piani triennali ex legge 23 del 1996
Governo Prodi
Primo triennio di intervento 1996-98
• 235,5 ml di euro per il primo piano annuale ( DM 18 aprile 1996);
• 285 ml di euro per il secondo piano annuale (DM 8 giugno 1998);
• 305,2 ml di euro per il terzo piano annuale (DM 18 marzo 1999)
Totale 825,7 milioni
Secondo triennio di intervento 1999-2001
• 198,8 ml di euro per primo piano annuale (DM 6 settembre 1999);
• 205,5 ml di euro per il secondo piano annuale (DM 6 aprile 2000);
• 316 ml di euro per il terzo piano annuale (DM 23 aprile 2001).
Totale 720,3 milioni
Governo Berlusconi
Terzo triennio di intervento 2003-2005
• Il terzo triennio di intervento parte dal 2003 e non prevede nessun intervento per il 2002.
• 112,6 ml di euro per la prima annualità 2003 (DM 30 ottobre 2003);
• 348,9 ml di euro per la seconda annualità 2004 (DM 30 ottobre 2003)
• Manca la terza annualità 2005
Totale 461,5 milioni
Dalla tabella si evince che durante il Governo Berlusconi (2001-2006) l’ordinata programmazione degli interventi in edilizia scolastica, prevista dalla legge n. 23/96, viene prima ostacolata (per il 2002 non è previsto alcun intervento) e successivamente interrotta (l’annualità del 2005 non è infatti inclusa), nonostante il forte impatto emotivo verificatosi nel Paese nel 2002 per il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, nel quale persero la vita gli alunni e l’insegnante di una intera classe, a seguito di una forte scossa di terremoto. Nel 2005 cessa, di fatto, la pianificazione e il finanziamento dell’edilizia scolastica con mutui statali, soppiantata dalla pratica dei piani straordinari a gestione centralistica con regia affidata al CIPE.
Infatti, con la finanziaria 2003 (all’articolo 80, comma 21, legge 289 del 2002), e prendendo a pretesto proprio il tragico evento di San Giuliano, il governo Berlusconi dispone un piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riguardo a quelli che insistono sul territorio delle zone soggette a rischio sismico, nell’ambito del programma di infrastrutture strategiche di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443 (la c.d. Legge Obiettivo). Si sottolinea che la norma ignora le competenze programmatorie che la legge 23/96 ha attribuito a Regioni, Comuni e Province e non indica alcuna entità dello stanziamento. A tale “svista”, pone rimedio la successiva legge finanziaria 2004, con la quale al piano straordinario è destinato un importo non inferiore al 10% delle risorse disponibili per investimenti infrastrutturali (previsti dall’articolo 13, comma 1, della legge 1o agosto 2002, n. 166) al 1o gennaio 2004. Si trattava di una somma pari a circa 500 milioni di euro. L’intervento prende avvio con un “primo programma stralcio” per circa 193.8 milioni di euro, destinati a 738 interventi, scelti dal Ministero esautorando le competenze regionali (inizia qui la “stagione” centralistica nelle competenze dell’edilizia scolastica). Il piano è approvato dal CIPE e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 186 dell’11 agosto 2005. Si rileva, che solo alla fine del 2006, grazie all’intervento del secondo governo Prodi, sono stati realmente impegnati i finanziamenti relativi al suddetto “primo programma stralcio”.
Il “secondo programma stralcio”, di 295 milioni di euro per circa 900 interventi (sempre derivante dalla finanziaria del 2004), è adottato con le stesse modalità del precedente e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 aprile 2007, n. 83.
La lunga storia dei “programmi stralcio” ha un ulteriore sviluppo quando nel dicembre 2007, l’allora ministro per le infrastrutture Antonio Di Pietro invia al CIPE una rimodulazione delle somme non impegnate dei due programmi precedenti, dell’ammontare di circa 14 milioni di euro. Il decreto presentato alla Conferenza unificata il 28 gennaio 2008, approvato dalla medesima il 14 febbraio 2008, deliberato dal CIPE (Governo Prodi) il 21 febbraio 2008, Registrato alla Corte dei conti il 5 dicembre 2008, è stato pubblicato (dall’attuale Governo Berlusconi) sulla G.U. del n.5 dell’8 gennaio 2009 (dopo quasi 13 mesi di insabbiamento!)
Recentemente, il CIPE (con la Delibera n. 15 del 13 maggio 2010) ha verificato lo stato di avanzamento del primo e del secondo programma stralcio (avviati dalla Finanziaria 2004) e ha avanzato la richiesta di verifica dello stato di predisposizione di un “terzo” programma, di cui il medesimo CIPE aveva previsto la copertura finanziaria nel 2008.
L’esito di questa verifica (effettuato sulla base della nota 5 ottobre 2009, prot. n. 0012242, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) rende noto che per il “primo programma stralcio” risulterebbero non avviati interventi per un importo pari a 31 milioni di euro (il 16 per cento dell’importo del programma), così come per il “secondo programma stralcio” si sono riscontrate situazioni di ritardo del tutto analoghe, con interventi non avviati per un ammontare di ben 147 milioni di euro (50 per cento del totale del programma). Inoltre, il CIPE rileva che per il Ministero delle infrastrutture “l’attuazione dei programmi è stata ostacolata dalle difficoltà di coordinamento tra i molti enti interessati – anche relativamente alla procedura di sottoscrizione dei contratti di mutuo – e negativamente influenzata dalla strutturale carenza di una progettazione «di base», che il più delle volte «insegue» le disponibilità finanziarie piuttosto che orientarne la programmazione.”
Ancor più interessante appare il giudizio del Ministero in merito alla procedura amministrativa adottata a partire dal 2007 dal Governo Prodi in merito all’intesa per la sicurezza dell’edilizia scolastica (vedi infra), valutata come positiva e stimolante per l’attivazione di sinergie fra i diversi Enti coinvolti e per la riduzione dei tempi di realizzazione degli interventi.
L’intesa per la sicurezza del Governo Prodi
Con il secondo Governo Prodi (2006-08) si torna al rispetto dell’azione programmatoria da parte delle regioni, province e Ccmuni, stabilita dalle legge 23/96, che – come si è visto – ha avuto una attuazione a singhiozzo durante la legislatura Berlusconi (2001-06).
“Saltato” il piano per l’anno 2002, finanziati in misura inferiore al passato i piani 2003 e 2004 (per un importo complessivo di circa 460 milioni di euro ), “saltati” anche i piani 2005 e 2006, gli enti locali si sono trovati nell’impossibilità di rispettare la scadenza del 30 giugno 2006, stabilita dalla legge sulla sicurezza edilizia, per la conclusione delle attività di messa a norma degli edifici. Per questo motivo, la legge Finanziaria 2007 ha previsto il rifinanziamento della legge 23/1996 per gli anni 2007, 2008 e 2009, rispettivamente con 50, 100 e 100 milioni di euro, destinando il 50% delle somme alla messa in sicurezza e alla messa a norma delle scuole e prevedendo la compartecipazione in parti eguali a Regioni ed Enti locali. Con successiva Intesa stipulata in Conferenza Stato – Regioni, si è poi convenuto che anche il restante 50% avrebbe dovuto essere destinato alle medesime finalità. Con la detta Intesa, sono stati programmati nel triennio 2007-2009 investimenti per circa 940 milioni di euro.
A tale proposito, si segnala però che la finanziaria 2009 (cioè la prima finanziaria dell’attuale governo in carica) ha ridotto di 22,8 milioni lo stanziamento dei 100 previsto per il 2009: intervento ingiustificato, che precede di poche settimane la tragedia di Rivoli.
La Finanziaria 2007 ha inoltre previsto che il Consiglio di indirizzo e di vigilanza dell’INAIL definisse per il triennio 2007/2009, d’intesa con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, con il Ministro della pubblica istruzione e con gli enti locali competenti, indirizzi programmatici per la promozione ed il finanziamento per l’abbattimento delle barriere architettoniche o l’adeguamento delle strutture alle vigenti disposizioni in tema di sicurezza e igiene del lavoro in istituti di istruzione secondaria di primo grado e superiore. Ciò ha prodotto la stipula di un protocollo d’intesa fra MPI e INAIL, che ha erogato ulteriori 100 milioni di euro per il triennio 2007/2009, di cui 30 sono stati impegnati per il 2007. Purtroppo, con il decreto 93 del 2008, il cosiddetto taglia ICI, il governo Berlusconi appena entrato in carica ha abrogato la suddetta norma: in altre parole, le risorse destinate all’abbattimento delle barriere architettoniche e alla messa in sicurezza sono state finalizzate per esentare i redditi medio-alti dall’ICI.
Il “nuovo” governo Berlusconi
Il nuovo esecutivo uscito dalla elezioni politiche del 2008 avvia la propria iniziativa sull’edilizia scolastica con l’articolo 7-bis della legge 169/08, nota come la legge che ha istituito il “maestro unico”. L’articolo prevede varie misure, così sintetizzabili:
– rifinanziamento del piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici della Finanziaria 2003, di cui si è parlato precedentemente (articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n. 289), a cui è destinato un importo non inferiore al 5% delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche (si ricorda che precedentemente la percentuale di risorse destinate era il 10%). In attuazione a tale disposizione, il CIPE (Delibera n. 3 del 6 marzo 2009) delibera di stanziare un miliardo di euro, come prima quota di tale finanziamento. Occorre rilevare che non si tratta di “fondi freschi”, in quanto risorse provenienti dai FAS (e quindi sottratto alle aree sottoulizzate), il che peraltro impone una procedura di spesa lunga, tortuosa e discrezionale e che si sta dimostrando insostenibile rispetto all’urgenza degli interventi;
– riprendendo una proposta contenuta in un disegno di legge Bersani approvato nella legislatura precedente solo dalla Camera, dispone un recupero di somme destinate nel passato a favore delle Regioni per l’edilizia scolastica e per vari motivi non spese. La somma ipotizzata da recuperare era superiore ai 100 milioni di euro, ma ad oggi se ne sono perse le tracce;
– 100 manutenzioni di altrettanti edifici scolastici da effettuare con una procedura straordinaria. Anche di questo intervento non vi sono finora tracce tangibili di interventi effettuati. La inderteminatezza circa la natura del “soggetto attuatore” (unico, nazionale o molteplice locale?) e la individuazione dei 100 istituti da ristrutturare ha evidentemente complicato i problemi connessi alla progettazione e al coinvolgimento operativo degli enti locali titolari della materia e responsabili della sicurezza.
Rispetto al miliardo assegnato dal CIPE con la delibera del 6 marzo 2009, da destinare alla messa in sicurezza delle scuole, fino ad oggi risultano impegnati:
• 226,4 milioni assegnati all’Abruzzo per la ricostruzione a seguito dell’evento sismico dell’aprile 2009
• 358, 4 assegnati dal CIPE nel maggio 2010 (delibera n.32) per finanziare un totale di 1552 interventi. Tali fondi dopo un complesso trasferimento dal Ministero dell’economia a quello delle Infrastrutture sono in corso di assegnazione con modalità e tempi non definiti;
• manca allo stato dei fatti ogni notizia sui restanti 426 milioni di euro.
Il primo piano stralcio del miliardo di euro dai FAS
Il primo piano stralcio di 358 milioni del miliardo, deliberato dal CIPE nel maggio 2010, contiene l’indicazione dei 1552 istituti scolastici su cui intervenire, che sono stati individuati direttamente dai ministri Gelmini e Matteoli, con una procedura assolutamente inusuale che ha sottratto alle competenze regionali la selezione degli interventi. I due Ministri hanno “fatto tutto da soli”: oltre a scegliere le scuole, hanno ripartito le somme, predisposto le convenzioni che possono portare fino all’esproprio delle competenze di progettazione di esecuzione e di controllo dei lavori da parte degli enti locali proprietari degli edifici scolastici selezionati.
In merito ai criteri di ripartizione delle risorse regione per regione, si rileva facilmente che è stato perpetuato il meccanismo di riparto in vigore da molti anni, basato sul numero di studenti e su quello degli edifici esistenti. In sostanza, si è agito in modo estraneo alle emergenze edilizie che si sarebbero dovute affrontare. Risulta così che in testa figura la Lombardia con 49,7 milioni e che chiude la coda il Molise con 2,17 milioni.
In sintesi:
• il suddetto piano è stato elaborato in totale violazione della legge Masini (L. n. 23/96) e con l’esclusione, di fatto, della Conferenza unificata. La motivazione di tale decisione è stata riferita alla necessità di accelerare i tempi, stante la lentezza delle procedure regionali;
• le scuole e gli interventi indicati sono frutto delle decisioni dei due ministeri e rischiano di confliggere con la programmazione e addirittura con le opere in corso e da completare secondo le precedenti scelte degli EE.LL;
• per l’erogazione dei fondi risultano determinanti le procedure previste nelle due “Convenzioni tipo” allegate al Piano. La prima di esse fissa due tranche per l’erogazione dei finanziamenti che ritarderanno la scadenza delle effettive erogazioni. Inoltre non è consentito alcun cambiamento di destinazione rispetto alle scelte indicate nel piano. La seconda Convenzione espropria gli enti locali, che non siano in grado di intervenire con le modalità e per le sedi indicate, di tutte le facoltà di progettazione e di esecuzione delle opere (bandi, affidamenti, controlli ecc.) affidandole ai Provveditorati regionali del ministero delle Infrastrutture.
Il “terzo programma stralcio” del piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici previsto dlla legge finanziaria 2003
Come anticipato, il CIPE ha disposto (con delibera 18 dicembre 2008, n. 114) l’accantonamento di risorse per la prosecuzione dell’attuazione del Piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, previsto dal Governo Berlusconi nella Finanziaria 2003, ed ha stabilito che la definitiva assegnazione delle suddette quote sarebbe avvenuta sulla base del “terzo programma stralcio”, che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – d’intesa con il Ministero dell’istruzione, dell’università e ricerca – avrebbe sottoposto al Comitato entro il 30 giugno 2009.
Per l’individuazione degli interventi da realizzare, il Governo ha scavalcato la programmazione regionale, adducendo motivi di urgenza, e si è rivolto al Parlamento con una singolare procedura.
Infatti la legge 23 dicembre 2009 n. 191 (legge finanziaria 2010) prevede, all’art. 2, comma 239, che al fine di garantire condizioni di massima celerità nella realizzazione degli interventi necessari per la messa in sicurezza e l’adeguamento antisismico delle scuole, entro la data del 30 giugno 2010, le Commissioni parlamentari permanenti competenti per materia nonché per i profili di carattere finanziario, approvano un apposito atto di indirizzo (vale a dire una risoluzione), tramite il quale sono individuati gli interventi di immediata realizzabilità fino all’importo di 300 milioni di euro (con la relativa ripartizione degli importi tra gli enti territoriali interessati), nell’ambito delle misure e con le modalità previste ai sensi dell’art. 7 -bis della legge 30 ottobre 2008, n. 169.
Con la Risoluzione congiunta (7-00444) del 23 novembre 2010, le Commissioni Cultura e Bilancio hanno indicato interventi per l’ammontare di 115 milioni di euro.
L’intesa con la Conferenza unificata per le rilevazioni sulla sicurezza
Sino ad oggi, nonostante i ripetuti annunci di completamento, non si è potuto conoscere che fine abbiano fatto l’Anagrafe dell’edilizia scolastica (prevista dalla legge 23/96) e l’Intesa raggiunta nella Conferenza Unificata del 28 gennaio 2009 (pubblicata sulla G. U. n. 33 del febbraio 2009), che prevedeva la costituzione – presso ciascuna Regione e Provincia Autonoma – di Gruppi di lavoro (composti da rappresentanze degli Uffici Scolastici Regionali, dei Provveditorati Interregionali alle Opere Pubbliche, dell’ANCI, dell’UPI e dell’UNCEM) con il compito di costituire apposite squadre tecniche incaricate di effettuare i sopralluoghi negli edifici scolastici del rispettivo territorio e di compilarne delle schede, da far confluire nell’ Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica. L’iniziativa avrebbe dovuto essere completata, come scritto nell’Intesa, entro il 6 agosto 2009. Non é dato conoscere le ragioni di un tale ritardo e perché non venga fornita dal Governo alcuna informazione sui risultati di questo progetto. Al momento, secondo le stime delle Regioni e dei medesimi Enti locali, circa la metà del patrimonio scolastico necessiterebbe di interventi.
È bene ricordare che l’anagrafe dovrebbe raccogliere l’esatta ricognizione sullo stato dell’edilizia scolastica per ogni regione, pertanto è uno strumento indispensabile per una programmazione organica ed efficace degli interventi. Di recente, il MIUR ha preannunciato la conclusione della fase di raccolta dei dati. Le difficoltà sorte per l’implementazione del progetto affondano le proprie radici in cause strutturali, a cui dare risposta fornendo adeguate risorse per reclutare e formare personale da impiegare stabilmente in tali compiti. Ad una nuova anagrafe si deve far corrispondere una nuova funzione amministrativa gestita dai Comuni, dalle Province dalle Regioni e dallo Stato.
I Fondi strutturali europei nell’edilizia scolastica.
Con la circolare congiunta MIUR – MATTM del 15 giugno 2010 (n. Prot. AOODGAI/ 7667), nell’ambito della Programmazione 2007-2013 del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, è stato divulgato l’Avviso per la presentazione dei piani di interventi finalizzati alla riqualificazione degli edifici scolastici pubblici in relazione all’efficienza energetica, alla messa a norma degli impianti, all’abbattimento delle barriere architettoniche, alla dotazione di impianti sportivi e al miglioramento dell’attrattività degli spazi scolastici.
Tale Avviso riguarda il Triennio 2010-2013 PON “Ambienti per l’apprendimento” – POIN “Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico”. Vi si sostiene che le risorse dell’Asse II del PON FESR “ambienti per l’apprendimento” si aggiungerebbero alle risorse nazionali, regionali e locali dedicate all’edilizia scolastica, e dovrebbero essere finalizzate alla riduzione delle inadeguatezze legate alla scarsa funzionalità degli edifici scolastici, all’aumento della sicurezza, dell’ accessibilità ed attrattività degli spazi dedicati all’apprendimento ed alla socializzazione.
Si tratta di interventi strutturali volti ad adeguare le scuole, da un lato, alla funzione specifica cui sono finalizzate e, dall’altro, a renderle fruibili come servizi culturali e sociali del territorio.
Quattro regioni avrebbero dovuto essere beneficiarie del Programma, secondo il seguente schema orientativo:
Regioni Percentuale allocata FESR Asse II finanziamento per regione (€)
Calabria (14,29 % ) 31.438.000
Campania (29,57 %) 65.054.000
Puglia (24,14 %) 53.108.000
Sicilia (32,00 %) 70.400.000
Tale progetto, nel novembre 2010, è stato successivamente inserito nel cosiddetto Piano Sud. Di esso non fa invece menzione il DEF 2011, che pure si intrattiene largamente sui Fondi strutturali europei.
Il Federalismo fiscale e l’edilizia scolastica
Nell’annuale relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro e morti bianche, illustrata al Senato il 12 gennaio 2011, è stata confermata l’ipotesi della creazione di una “Scuola Spa”, ente a cui trasferire la proprietà degli edifici scolastici e la competenza su manutenzione e messa in sicurezza. Si tratta di un’ipotesi «effettivamente allo studio dei ministeri dell’Economia, dell’Istruzione e delle Infrastrutture», scrive la relazione, riportando il contenuto di un’audizione del 3 novembre 2010 del ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli.
Ipotesi che parrebbe suggerire la volontà di “scippare” agli enti locali la proprietà degli edifici scolastici e le relative competenze in materia di edificazione e manutenzione e che trova una preoccupante risonanza nel fatto che l’edilizia scolastica sia totalmente assente nei decreti legislativi delegati finora approvati sul federalismo fiscale, sebbene per la legge delega essa sia una funzione fondamentale dei Comuni e delle Province.Il problema dell’edilizia scolastica, data la sua storica gravità e stanti le sue dimensioni finanziarie, valutate in non meno di 13 miliardi di euro per gli interventi più urgenti, da solo giustificherebbe una approfondita analisi nell’ambito della discussione avviata sull’attuazione del federalismo fiscale; al contrario esso viene accantonato, se non eluso, preferendo percorrere incerte strade alternative come quella della “Scuola SPA”. Strada che peraltro pare intrapresa, come lasciano intendere le soluzioni previste nel DEF 2011.
Vale qui la pena di ricordare che se i decreti attuativi del federalismo fiscale ignorano, in generale, l’istruzione e, in particolare, l’edilizia scolastica, lo si deve anche alla mancata attuazione, per la sola responsabilità del Governo, del Titolo V della Costituzione. La IX Commissione della Conferenza Unificata ha redatto la bozza (l’ultima stesura risale al 21 luglio 2010) di Accordo tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano, Province, Comuni e Comunità montane concernente “finalità, tempi e modalità di attuazione del Titolo V, Parte II, della Costituzione, per quanto attiene alla materia istruzione, nonché sperimentazione di interventi condivisi tra stato e regioni, province e i comuni per la migliore allocazione delle risorse umane, strumentali ed economiche al fine di elevare la qualità del servizio”, ma la mancata approvazione di tale Accordo impone che per il trasferimento amministrativo e finanziario delle relative competenze si dovrà predisporre una specifica ulteriore iniziativa legislativa.
Per quanto riguarda l’edilizia scolastica, la Relazione della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (COPAFF), indica come spesa statale da trasferire alle Regioni solo i 100 milioni di euro che nel 2008 furono inseriti nel bilancio del Ministero dell’Istruzione (50 nel 2007 e altri 100 nel 2009: si tratta dello stanziamento previsto dalla finanziaria Prodi per il piano triennale 2007-2009 del patto per la sicurezza, che prevedeva una compartecipazione paritetica alla spesa delle Regioni e degli enti locali, di cui si è parlato precedentemente). È del tutto evidente che “trasferire” una spesa nell’ottica del federalismo fiscale significa “sopprimerla” dal bilancio dello Stato e trasformarla in autonome entrate fiscali degli enti locali interessati per competenza. E’ attualmente oggetto di studio e di ricerche la quota di stanziamenti per l’edilizia scolastica da trasferire con riferimento al bilancio 2010. Ma oltre al problema delle risorse vi è un’altra questione da risolvere: quello dei destinatari della fiscalizzazione. Infatti, poiché l’edilizia scolastica è una funzione fondamentale dei Comuni e delle Province, cosa potrà significare che la somma individuata dalla COPAFF riguarda un trasferimento, sia pur non stabilizzato, alle Regioni? Sulla base della legislazione esistente, la competenza in materia è dei Comuni e delle Province essendo riservata alle Regioni solo quella legislativa e programmatoria, ma i documenti governativi che accompagnano i Decreti sul federalismo si riferiscono solo ai 100 milioni destinati alle Regioni nel 2008 e ripartiti fra Comuni e Province. I Decreti finora esaminati, e le relative relazioni tecniche, non vi fanno neppure riferimento perché riguardano solo le spese correnti. Al riguardo si deve tenere presente che la spesa per gli investimenti, che è per il 60% di competenza comunale e provinciale, non è trattata negli schemi di Decreto che riguardano le entrate di Regioni, Province e Comuni.
In virtù di quanto esposto, è legittimo porsi alcune domande: in base a quali criteri potranno essere definiti i livelli essenziali delle prestazioni in materia di edilizia scolastica? Quale sarà l’entità della spesa inizialmente fiscalizzata? Quali i destinatari di questa fiscalizzazione: le Regioni (che a loro volta la fiscalizzeranno a favore dei Comuni e delle Province) o invece direttamente i Comuni e le Province proprietari degli immobili e obbligati alla loro fornitura e manutenzione?
Si tenga presente che la legge delega n.42/09 all’art.11, comma 1, stabilisce il principio del finanziamento integrale, secondo il fabbisogno standard, delle spese riconducibili alle funzioni fondamentali come individuate dalla legislazione statale ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione. Si consideri pure che per la funzione fondamentale dei Comuni e delle Province concernente l’edilizia scolastica non si può pensare, come indica il Decreto legislativo n.216 del 26 novembre 2010, che la definizione dei relativi costi, che dovrà avvenire entro il 2011 con l’ individuazione dei fabbisogni standard, non modifichi il totale della spesa attualmente trasferita.
Tutto ciò non trova alcuna risposta nei Decreti in esame. Una volta individuata la spesa da trasferire, a decorrere dal 2012, non è pensabile che questa non possa essere integrata, per soddisfare i fabbisogni standard corrispondenti ai livelli essenziali delle prestazioni, per la funzione dell’edilizia scolastica. Neppure è immaginabile che si pensi di sfuggire a tale tipo di drammatica emergenza per il Paese, e quindi ad una delle fondamentali attese del nuovo federalismo, e si ricorra ai diversivi del tipo “Scuola SPA”.
Gli obiettivi della Commissione d’inchiesta
L’indagine parlamentare dovrà innanzitutto dare risposta alle richieste già avanzate dal CIPE con la delibera n.15 del 13 maggio 2011, più volte citata, nella quale si invita il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca a:
1. individuare le iniziative per superare le criticità emerse nell’attuazione dei primi “due programmi stralcio” del Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici (avviato dalla Finanziaria 2003), con particolare riferimento alla scarsa capacità di avvio dei lavori, al fine di completare i programmi e di fornire indicazione sui tempi necessari;
2. rendere noto lo stato di predisposizione del “terzo programma stralcio” e fornirne una previsione sui tempi di attuazione, dato che il Comitato ha già accantonato le relative risorse (delibera 18 dicembre 2008, n. 114) e tenuto anche conto della Risoluzione delle Commissioni Cultura e Bilancio del 23 novembre 2010 (in attuazione della legge finanziaria 2010), che individua interventi per 115 milioni di euro;
3. fornire, altresì, una panoramica del complesso delle altre iniziative in atto in materia di edilizia scolastica a valere sulle risorse assegnate dal più volte citato art. 7 -bis della legge 169 del 2008 (nota per aver istituito il “maestro unico”) e su tutti gli altri canali di finanziamento previsti.
Inoltre dovrà verificare lo stato di realizzazione, valutando gli esiti raggiunti e l’efficacia di intervento:
• dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica;
• del piano triennale (2007-09) di 250 milioni approvato dal Governo Prodi con la legge Finanziaria 2007, che grazie alle compartecipazioni regionali, provinciali e comunali ha messo in campo 900 milioni di euro;
• dello stanziamento annuo di 20 milioni di euro messo a disposizione annualmente dalla legge Finanziaria 2008 per la messa in sicurezza delle scuole;
• del piano stralcio di 358,4 milioni, quota parte dei mille milioni di euro provenienti dai FAS, deliberato dal CIPE nel maggio 2010 (Deliberazione n. 32/2010), del quale dovranno essere conosciute il numero delle Convenzioni stipulate in ogni regione, e l’entità degli stanziamenti effettivamente disponibili ed erogati per l’anno 2010 e per gli anni successivi;
• della programmazione degli ulteriori 460 milioni, quota parte dei suddetti 1000 milioni;
• dei 220 milioni stanziati con l’Avviso congiunto MIUR – MATTM del 15 giugno 2010 per l’edilizia scolastica nelle quattro Regioni dell’Obiettivo Convergenza, nell’ambito della Programmazione 2007-2013 del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
Proposta di legge
Art. 1.
1. È istituita, ai sensi dell’articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare, di inchiesta, di seguito denominata «Commissione», al fine di accertare le modalità di funzionamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica e lo stato di attuazione di tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi, nazionali e regionali, e delle delibere del CIPE che, dal 2001 ad oggi, hanno comunque riguardato il finanziamento e la realizzazione dei piani di intervento per l’edilizia scolastica.
Art. 2.
1. La Commissione è composta da venti deputati, di cui non più di dieci appartenenti alla Commissione Cultura, nominati dal Presidente della Camera dei deputati in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo parlamentare.
2. Il Presidente della Camera dei deputati nomina il presidente della Commissione e convoca la Commissione, entro dieci giorni dalla nomina del suo presidente, affinché proceda all’elezione di due vicepresidenti e di due segretari, secondo le disposizioni dell’articolo 20, comma 3, del regolamento della Camera dei deputati.
Art. 3.
1. La Commissione ha il compito di accertare:
a) lo stato di attuazione e le modalità di funzionamento dell’anagrafe dell’edilizia scolastica prevista dalla legge 23/96 con particolare riferimento al suo utilizzo e alla sua implementazione da parte delle Regioni e degli Enti Locali;
b) lo stato di attuazione del primo (193,8 mln) e del secondo programma stralcio (295,1 mln) di cui alle delibere del CIPE 20 dicembre 2004, n. 102 ( G.U. n. 186/2005), e 17 novembre 2006 n. 143 ( G.U. n. 100/2007) approvate ai sensi del combinato dell’art. 80, comma 21, della legge n. 289/2002 e dell’art. 3, comma 91, della legge n. 350/2003;
c) lo stato di attuazione del piano triennale(2007-09) di 250 milioni approvato dal Governo Prodi con la legge Finanziaria 2007;
d) le modalità di impiego dello stanziamento annuo di 20 milioni di euro messo a disposizione annualmente dalla legge Finanziaria 2008 per la messa in sicurezza delle scuole;
e) i risultati del programma previsto nel Protocollo MPI-Inail che stanziava 100 milioni di Euro per la sicurezza nelle scuole di cui alla medesima legge finanziaria del 2007;
f) lo stato di attuazione del piano stralcio di 358,4 milioni di cui alla Deliberazione n. 32/2010) (GU n. 215 del 14-9-2010 – s.o. n.216.)
g) lo stato di attuazione del terzo programma del piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici, di cui alla legge finanziaria 2003 ( del 27 dicembre 2002, n. 289) del CIPE di cui alla delibera 18 dicembre 2008, n. 114 ( G.U. n. 110/2009), per il quale con la risoluzione del 23 novembre 2010 le Commissioni Cultura e Bilancio hanno indicato interventi per l’ammontare di 115 milioni di euro;
h) lo stato di attuazione del Progetto realizzato con i 220 milioni di Fondi stanziati per l’edilizia scolastica nelle quattro Regioni dell’ Obiettivo Convergenza, con la Programmazione 2007-2013 del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale;
i) lo stato della programmazione degli ulteriori 460 milioni, quota parte dei 1000, di cui alla delibera CIPE n° 3 del 6 marzo 2009.
Art. 4.
1. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria e può avvalersi delle collaborazioni che ritiene necessarie.
2. Ferme le competenze dell’autorità giudiziaria, per le audizioni a testimonianza davanti alla Commissione si applicano le disposizioni previste dagli articoli da 366 a 372 del codice penale.
3. La Commissione può ottenere copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria o altri organi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto. In tale ultimo caso la Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza. L’autorità giudiziaria provvede tempestivamente e può ritardare la trasmissione di copia di atti e documenti richiesti con decreto motivato solo per ragioni di natura istruttoria. Il decreto ha efficacia per sei mesi e può essere rinnovato. Quando tali ragioni vengono meno, l’autorità giudiziaria provvede senza ritardo a trasmettere quanto richiesto. Il decreto non può essere rinnovato o avere efficacia oltre la chiusura delle indagini preliminari.
4. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.
5. Il segreto funzionale riguardante atti e documenti acquisiti dalla Commissione in riferimento ai reati di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale non può essere opposto ad altre Commissioni parlamentari di inchiesta.
6. Gli oneri derivanti dal funzionamento della Commissione, nel limite massimo di 50.000 euro, sono posti a carico del bilancio della Camera dei deputati.
Art. 5.
1. Le sedute della Commissione sono pubbliche, salvo che la Commissione disponga diversamente. L’attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno, approvato dalla Commissione stessa prima dell’inizio dei lavori. Ciascun componente può proporre la modifica delle norme regolamentari.
2. La Commissione può organizzare i propri lavori anche attraverso uno o più comitati, costituiti secondo il regolamento di cui al comma 1.
3. Tutte le volte che lo ritenga opportuno, la Commissione può riunirsi in seduta segreta.
4. La Commissione si avvale dell’opera di agenti e di ufficiali di polizia giudiziaria e può avvalersi di tutte le collaborazioni, che ritenga necessarie, di soggetti interni ed esterni all’amministrazione dello Stato autorizzati, ove occorra e con il loro consenso, dagli organi a ciò deputati e dai Ministeri competenti.
5. Per l’espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dal Presidente delle Camera dei deputati.
6. La Commissione cura l’informatizzazione dei documenti acquisiti e prodotti nel corso dell’attività propria.
Art. 6.
1. La Commissione conclude i lavori entro sei mesi dalla data dell’elezione dei vice presidenti e dei segretari; il termine può essere prorogato, per una sola volta, per non più di un anno, dal Presidente delle Camere, su motivata richiesta della Commissione stessa.
2. Entro i successivi trenta giorni la Commissione presenta alla Camera dei deputati una relazione sulle risultanze delle indagini svolte.
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Edilizia scolastica, ‘j’accuse’ del PD. Subito commissione parlamentare d’inchiesta
Giovedì 16 giugno, dalle ore 11 alle 17.30, si svolgerà a Roma, nella Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale, in piazza Montecitorio, la Conferenza nazionale del PD sull’Edilizia scolastica. “La scuola è la mia casa: sicura, accogliente, innovativa”, il titolo della giornata in cui sarà presentata la proposta di legge dei democratici per l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull’edilizia scolastica.
Da uno studio della KRLS Network of Business Ethics emerge che in Italia due edifici scolastici su tre non sono a norma di legge. Solo il 46 per cento delle scuole ha il certificato di agibilità statica, contro il 98 per cento della Germania, il 93 per cento della Francia, il 92 per cento dell’Inghilterra e il 53 per cento dell’Albania. La situazione dell’edilizia scolastica nel nostro Paese è talmente grave che il Governo si rifiuta di rendere disponibili i dati finora accertati nella costruzione della relativa Anagrafe.
L’indagine parlamentare dovrà dare risposta alle richieste avanzate dal CIPE il 13 maggio 2010, mettere a nudo sia le difficoltà che incontrano i finanziamenti stanziati, ad essere programmati e spesi, monitorando i risultati. Da chiarire in maniera definitiva dopo un quindicennio di rinvii c’è anche la piena realizzazione e la relativa funzionalità dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica che dovrebbe costituire lo strumento principe di ogni iniziativa programmatoria.
Durante la giornata interverranno tra gli altri, Dario Franceschini, Capogruppo PD alla Camera, Enrico Letta, Vice Segretario del Partito Democratico; i capigruppo in VII Commissione di Camera e Senato Manuela Ghizzoni e Antonio Rusconi; Francesca Puglisi, Responsabile Scuola della Segreteria Nazionale; Giovanni Bachelet, Presidente del Forum Istruzione; Stella Targetti, Presidente Commissione Scuola Conferenza delle Regioni. Modererà il giornalista Domenico Iannacone di “Presa Diretta”, Rai 3, del quale verrà proiettata una video inchiesta sull’edilizia scolastica all’inizio dei lavori.
Il PD non solo crede che chi studia e lavora nella scuola abbia diritto alla sicurezza, ma è convinto che l’edilizia scolastica sia questione cruciale anche per l’innovazione didattica. Per questo interverranno moltissimi rappresentanti di Istituzioni, associazioni e comitati civici impegnati sul tema. Tra gli altri: Ance, Legambiente, Cittadinanza Attiva, Società Italiana Pediatria, Assodidattica Confindustria, Fish, Rete degli Studenti, Federazione degli Studenti, Movimento Studenti Azione Cattolica, CIDI, CGD, MCE, Andis, Cisl Scuola, FLC CGIL, UIL Scuola, Codacons.
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Programma dei lavori:
Video-Inchiesta sull’edilizia scolastica, di Domenico Iannaccone
Dario Franceschini, Presidente gruppo PD Camera dei Deputati
Rosa De Pasquale, Deputata VII Commissione, presentazione Commissione d’inchiesta sull’edilizia scolastica
Giovanni Di Fede, Assessore Istruzione ed Edilizia Scolastica, Provincia di Firenze, ex capo di gabinetto del ministro Luigi Berlinguer
Antonio Rusconi, capogruppo PD VII Commissione Senato della Repubblica
Tavola rotonda
Domenico Iannacone, Giornalista e inviato Presa Diretta- Rai 3
Manuela Ghizzoni, Capogruppo PD VII Commissione- Camera dei Deputati
Vanessa Pallucchi, Legambiente Scuola
Stella Targetti, Vice Presidente Regione Toscana e presidente IX Commissione Conferenza delle Regioni
Antonio Morelli, Associazione Vittime della Scuola di San Giuliano di Puglia
Intervento dI Enrico Letta, Vice Segretario nazionale del PD
Ore 13.30 Pausa
Ore 14.30 Apertura dei lavori
Giovanni Bachelet, Presidente Forum Istruzione PD
Interventi Programmati
Giuseppe Bagni, Mariangela Bastico, Adriana Bizzarri, Stefano Bonaccini, Dionisio Bonomo, Angela Cortese, Maria Coscia, Luigi De Sena, Vittoria Franco, Maria Pia Garavaglia, Marco Grandinetti, Marco Guerra, Vittoria Hassan, Gregorio Iannaccone, Paolo Masini, Raffaella Mariani, Maria Cristina Martin, Angela Nava, Salvatore Nocera, Elena Poser, Osvaldo Roman, Luigi Rossi, Tonino Russo, Sofia Sabatino, Albertina Soliani, Alberto Ugazio, Vincenzo Vita
Conclusioni
Francesca Puglisi, Responsabile Scuola della Segreteria nazionale PD
Alcune adesioni ricevute:
Sabrina Alfonsi, responsabile scuola PD Roma
Paolo Alfarone, Capo Segreteria Consiglio Regionale Lazio
Eva Avossa, Vice Sindaco e Assessore Pubblica Istruzione Comune di Salerno
Luca Baccelli, Responsabile Scuola PD Lucca
Giuseppe Bagni, esperto di didattica, presidente CIDI
Sen. Mariangela Bastico, gruppo PD Senato della Repubblica
Roberto Bertoni, Responsabile Scuola GD Monterotondo
Adriana Bizzarri, Responsabile Scuola di Cittadinanzattiva
Doriano Bizzarri, Coordinatore Forum Scuola Metropolitano di Firenze
Stefano Bonaccini, Consiglio Regionale Emilia Romagna
Paolo Bonanno, Responsabile Ufficio Legislativo Cisl Scuola
Dionisio Bonomo, Segreteria nazionale Cisl Scuola
Paola Bocci, Consigliere Comunale PD Milano
Luca Bortot, Studente
Leonardo Brunetti, Consigliere PD Provincia Firenze
Maurizio Bruno, Assessore Lavori Pubblici Provincia di Brindisi
Marco Campione, Responsabile Scuola PD Lombardia
Alfredo Capuano, Responsabile Scuola Municipio X
Costanzo Carrieri, Assessore Lavori Pubblici Provincia di Taranto
Giovanni Castagnetti, Assessore Scuola Comune di Piacenza
Federica Cenci, Federazione degli Studenti
Antonio Ciancio, Presidente Commissione Scuola Municipio IX di Roma
Miriam Celoni, Assessore Pubblica Istruzione e Edilizia Scolastica Provincia di Pisa
Flavio Conia, Federazione degli Studenti
Angela Cortese, Consigliere regionale PD Campania
Cinzia Coscarella, Consulente Ispredil
Maria Coscia, VII Commissione Camera dei Deputati
Sonia D’Aniello, Responsabile Scuola PD Pordenone
Francesca David, Tavolo Scuola Circolo PD Salario, Roma
Luigi De Sena, gruppo PD Senato della Repubblica
Marco Di Stefano, Consigliere PD Regione Lazio
Stefania Di Vecchio, Dirigente Ufficio Rapporti con il Parlamento dell’ANCE
Simonetta Fasoli, Movimento Cooperazione Educativa
Natascia Ferrante, Funzionaria Ufficio Rapporti con il Parlamento dell’ANCE
Davide Ferrari, direttore rivista Riforma della Scuola
Maria Cleofe Filippi, Assessore Istruzione Comune di Carpi
Giulio Fini, consigliere comunale Casalecchio di Reno
Giovanni Florido, Presidente Provincia di Taranto, Responsabile Scuola UPI
Vittoria Franco, VII Commissione Senato della Repubblica
Francesco Gallo, Segretario Provinciale PD Messina
Simone Gamberini, Sindaco di Casalecchio di Reno
Maria Pia Garavaglia, VII Commissione Senato della Repubblica
Marco Grandinetti, Presidente della Federazione degli Studenti
Marco Guerra, Assodidattica Confindustria
Vittoria Hassan, esperta in barriere architettoniche
Adelaide Iacobelli, Equipe nazionale Movimento Studenti Azione Cattolica
Gregorio Iannaccone, presidente Andis
Daniela Lastri, Consigliere Regionale PD Toscana
Francesco Lauricella, Collaboratore parlamentare
Giuliana La Verde, gruppo Scuola PD Circolo Italia Lanciani- Roma
Giuseppe Lobefaro, Consigliere PD Provincia di Roma
Mariella Magistri De Francesco, Assessore Edilizia Scolastica provincia di Trieste
Elena Malaguti, Assessore Istruzione Provincia di Modena
Dinora Mambrini, Consigliere comunale PD Livorno
Luigi Marazzi, Capo Segreteria Assessorato Istruzione Provincia di Roma
Elisa Marchioni, deputata PD, Responsabile Forum scuola PD Provincia di Rimini
Massimo Mari, Flc Cgil nazionale
Sen. Raffaella Mariani, gruppo PD Senato della Repubblica
Maria Cristina Martin, Segretaria nazionale Movimento Cooperazione Educativa
Paolo Masini, Vice Presidente Commissione Istruzione Comune di Roma
Franco Mele, Assessore Edilizia Scolastica Provincia di Cagliari
Leonardo Miccioni, segreteria gruppo consiliare PD Perugia
Alessandra Miraglia, Responsabile Scuola PD Venezia
Antonio Morello, Comitato Vittime della Scuola di San Giuliano delle Puglie
Angela Nava, Presidente Coordinamento Genitori Democratici
Salvatore Nocera, Vice Presidente Fish
Anna Maria Padula, Responsabile Scuola PD Brindisi
Alberto Pancaldi, Federazione degli Studenti
Marco Poli, Consigliere PD X Municipio di Roma
Elena Poser, Segretaria nazionale Movimento Studenti dell’Azione Cattolica
Tonino Proietti, docente in servizio presso Miur
Stefano Pugelli- esecutivo nazionale Federazione degli Studenti
Maria Teresa Ridolfi, Responsabile Scuola PD Rieti
Antonio Resta, Segreteria PD X Municipio Roma
Laura Rimi, Consigliere Comunale PD di Castelfiorentino e Responsabile Forum scuola PD
Andrea Rollin, PD Roma
Osvaldo Roman, Ufficio Legislativo PD della Camera dei Deputati
Luigi Rossi, Flc Cgil nazionale
Simonetta Ruina, Segreteria Vice Presidenza del Consiglio Regionale Lazio
Francesco Ruscelli, Assessore Edilizia Scolastica Provincia di Arezzo
Tonino Russo, deputato PD, VII Commissione
Sofia Sabatino, Portavoce nazionale Rete degli Studenti
Nicola Sanitate, Codacons, associazione consumatori
Gianna Sanna, Consigliere comunale PD Oristano e Segretario provinciale Pd
Giampiero Sechi, Architetto
Saveria Sechi, Funzionario Ufficio Legislativo PD Camera dei Deputati
Raffaele Simone, Responsabile Scuola PD Benevento
Patrizia Smacchia, Responsabile Scuola PD Pesaro e Urbino
Sen. Albertina Soliani, VII Commissione Senato della Repubblica
Guido Staffieri, Federazione degli Studenti
Paola Rita Stella, Assessore Istruzione Provincia di Roma
Enzo Strazzera, Consigliere Provinciale Cagliari
Sofia Toselli, insegnante, dirigente CIDI
Elena Tozzi, Responsabile Scuola PD Versilia
Alberto Ugazio, Presidente Società Italia di Pediatria
Rappresentante UIL Scuola nazionale
Paolo Giuseppe Veardo, Assessore Istruzione Comune di Genova
Valerio Vergili, Consigliere Comunale PD Livorno
Vincenzo Vita, VII Commissione Senato della Repubblica
Maria Rosaria Vitiello, Responsabile Scuola PD Salerno
Paola Volpi, Consigliere comunale PD Livorno
Berardino Zoina, responsabile Scuola Giovani Democratici di Avellino
Nicoletta Zuliani, Consigliere comunale Latina
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