«Una chiacchierata, un giro d’orizzonte » di oltre due ore quello che ha visto ieri faccia a faccia Emma Marcegaglia e Susanna Camusso. La leader degli industriali e quella del sindacato si confrontano su rappresentanza e contratti di lavoro. L’intento è di trovare un accordo che, senon dovesse arrivare, potrebbe spingere Confindustria anche a «ragionare su una legge» che regoli i contratti, così come proposto dal ministro Sacconi. Il tavolo scotta. I temi forti del mondo del lavoro si fanno sempre più spinosi, soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi che vogliono la Fiat in continua smania di «flessibilità nelle realtà industriali» – anche a costo di uscire da Confindustria – e la Uil che ha già disdettato gli accordi del 1993, proprio quelli che regolavano la contrattazione in azienda. Binari paralleli percorsi dall’impresa che conta e dai sindacati decisi a proseguire sulla scia dell’accordo separato del 2009 e, magari, a smarcarsi da Corso Italia. Marcegaglia ha fatto sapere che su questi temi ci sarà modo di dibattere tutti insieme dalla prossima settimana: mercoledì la leader di viale dell’Astronomia incontrerà le parti sociali. La Cgil sarà della partita? «Chi vivrà vedrà», rispon
e la numero uno degli industriali che precisa di essere in stretto contatto anche con Cisl e Uil.
FIAT CISL E UIL Chi sicuramente vedrà presto Bonanni e Angeletti è Sergio Marchionne. I tre si troveranno a fine mese, come ha annunciato ieri a Monterotondo di Gavi, Alessandria, lo stesso manager del Lingotto. Intervenuto alla presentazione della nuova «Freemont», Marchionne ha commentato così il tentativo di Marcegaglia di trovare un accordo tra le parti sulle nuove regole nel mondo del lavoro e dell’impresa: «Apprezzo ciò che sta facendo Confindustria. La cosa importante è che arriviamo allo stesso punto nello stesso tempo, sennò la Fiat mantiene tutti i diritti che ha sempre avuto, ovvero di rimanere o non rimanere in Confindustria e di cercare una strada per il futuroandando avanti», da sola. Per superare gli scogli tra impresa e sindacato il ministro Sacconi propone una legge su contratti aziendali quasi in alternativa a quelli nazionali. In sostanza si tratterebbe di completare il lavoro fatto con la riforma del 2009 (quella appunto firmata da Confindustria con Cisl e Uil, con il no della Cgil), «dando agli accordi aziendali il potere di regolare tutti gli aspetti che riguardano l’organizzazione del lavoro». Ipotesi subito bocciata da Susanna Camusso, che liquida la proposta così: «Le cose che ha detto il ministro in questi giornimi paiono impraticabili e irrealizzabili. Mi paiono farneticazioni. Il sistema contrattuale è complesso e c’è una Costituzione da rispettare. Ma mi pare che su questo punto ci sia molta propaganda». L’idea però solletica anche il ministro Tremonti, secondo cui «contratti un po’ più aziendali e meno generali » sono «la via giusta per la produttività ». E se Giovanni Centrella, segretario Ugl, si dice contrari a una legge che «rischia di compromettere il ruolo stesso delle parti sociali », per Raffaele Bonanni la priorità è «trovare un criterio per stabilire chi è abilitato a fare i contratti. A quel punto si fanno i contratti che valgono per tutti». Il leader Cisl lancia anche una frecciatina alla Cgil: «Una via d’uscita (ai problemi, ndr) c’è quando ciascuno la vuole trovare ». A complicare le cose è arrivata anche la decisione della Uil di togliere la firma dal protocollo sancito nel ‘93 davanti con l’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi: «Mi è parsa più una dichiarazione di protagonismo cheunfatto sostanziale », ha commentato Susanna Camusso: «Mi pare che lui – ha spiegato con riferimento al segretario generale della Uil, Luigi Angeletti – sia firmatario di un accordo separato che di per sé superava già l’accordo del 1993». La disdetta del protocollo viene stroncata anche Maurizio Landini, leader Fiom: «È gravissimo – dice – che si pensi che la democrazia in fabbrica debba essere cancellata e che si affermi il modello Fiat».
L’Unità 15.06.11