Al voto! Al voto! Popolo tutto, cittadine e cittadini, domenica 12 e lunedì 13, esercitiamo il nostro diritto sovrano. Noi tre filosofe non andremo al mare (ricordate Bettino Craxi?) ma eserciteremo il nostro diritto di voto, riconosciutoci tardivamente ma pur sempre a nostra disposizione, ben conoscendo il privilegio di poter votare. E intanto faremo pure il nostro dovere, che non guasta, come ha opportunamente ricordato il presidente Napolitano, nel rispetto dell’articolo 48 della nostra bella Costituzione che afferma che l’esercizio del voto, oltre che un diritto, come è un diritto votare per il referendum, art. 75, è “un dovere civico”.
Dopo aver raccolto firme per annullare delle leggi ingiuste o contrarie al nostro interesse (nonostante quel che sostengono i nostri rappresentanti eletti), ora bisogna completare l’opera e non lasciare cadere la nostra vera opportunità. Tra i quesiti, uno riguarda il “legittimo impedimento” – l’obbrobrio siglato padrone Berlusconi: per i suoi unici interessi da difendere pure contro la legge (pare l’abbia violata a più riprese la legge) vuole che per lui non valgano le stesse leggi che valgono invece per noi. Esige di venire considerato “straordinario”, con un privilegio: e perché mai? Perché potente? Perché eletto? Per quanto potente, deve tuttavia obbedire alla legge e, dato che è stato eletto, deve rendere conto alla legge nonché a noi che lo abbiamo eletto. Rendere conto significa che non si può dare alcun “legittimo impedimento”. Punto.
E ci sono gli altri referendum – sui quali ricaviamo informazioni più dalla rete, che dalle TV di stato e di regime padronale, ormai stitiche di notizie. Comunque sia: che i nostri rappresentanti si arroghino il diritto di decidere che le centrali nucleari risultano sicure ha dell’assurdo: primo, perché non possono scommettere su ciò che non conosciamo (il futuro); secondo, perché la nostra bella Italia ha una struttura vulcanica e, come ben sappiamo, predisposta ai terremoti; terzo, su questioni di sicurezza, meglio che cittadine e cittadini si assumano la responsabilità di decidere. Poi i due quesiti sull’acqua. Ovvio, non si può che esprimersi a favore di leggi che sanciscono l’acqua quale bene pubblico. Uno dei due referendum contiene pure troppa timidezza e illogicità, nel richiedere ai privati di operare senza ottenerne profitto – un’idea davvero balzana. In effetti, occorrerebbe togliere i contatori. Nella liberal New York l’acqua è pubblica e nelle case non compare alcun contatore: si paga soltanto l’acqua calda per la palese ragione che si paga il riscaldamento. A ogni buon conto, chi non evade le tasse, ne versa allo Stato in una misura tale da consentire alle amministrazioni di farci bere senza pagare ulteriormente!
Al voto dunque! Dobbiamo fare il possibile per recarci alle urne: è un nostro diritto, un dovere, e decidiamo di questioni importanti, questioni che pesano, oltretutto, non solo sui nostri portafogli. E per votare alcune/i viaggeranno in aereo a loro spese, per dire sì al voto, alla conoscenza. Perché, quisquilie a parte, persistiamo nel confidare nella libertà e nella democrazia, in questo nostro bislacco paese, in cui continua a non sussistere limite al limite per liquidare qualcuno o qualcosa.
Pur non mancando le differenze d’idee tra noi (altrimenti che filosofe saremmo?), ricordiamo bene lo scarto tra poter votare e non potere. Si tratta di esprimere il proprio voto consapevole in quanto individui – al di là di ogni differenza sessuale.
Per inciso, tra di noi vigono differenze d’idee sull’identità dell’ormai discussa Amina Abdallah Araf, considerata a lungo la mitica blogger siriana che abbina dissidenza d’orientamento/preferenza sessuale e dissidenza politica. La dissidenza è intellettualmente corroborante, da ogni parte provenga: il dissenso è l’anima della democrazia. Non l’insulto.
Mondo reale o mondo virtuale? Entrambi, a patto di non fare indebite confusioni, nella consapevolezza che abitiamo in quello reale, nonostante le sconfitte, nonostante il fatto che gli ordini “andate al mare!”, evadete!”, “insultate!”, “tradite!”, facciano parte di popolo e potentati. Nutrivamo speranze, ora parzialmente deluse? Siamo tutti uguali, ma, per citare George Orwell, da La fattoria degli animali nel presente caso, “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Quali animali andranno al mare, tradendoci per l’ennesima volta? La possibile condivisione di conoscenza rimane accessibile su un buon web: basti menzionare la “Stanford Encyclopedia of Philosophy” e le sue tanti voci, che consigliamo a ogni politico.
Però, conoscenza, democrazia, libertà e rispetto, dove si situano nel mondo reale? Anche se non siamo marinai esperti, sappiamo che quando si naviga nel mare reale, bisogna saperlo fare in qualsiasi condizione meteorologica. Occorre conoscere gli strumenti per sapervi navigare, senza farsi intrappolare in situazioni rischiose, da naufragio. Oppure sì, naufraghiamo, nella consapevolezza che amiamo le minoranze e siamo felici di farne parte. No, noi, per votare, ci ritroviamo unite in questa Italia, nonostante tutto, nonostante i luoghi dove lavoriamo. Il mondo reale è qui, facciamo che in esso compaiano il confronto e la democrazia, insieme a ragione e sentimento. Senza pasticci, senza vacanze dal lavoro di cittadini almeno per un giorno. Un lavoro onesto: solo questo chiediamo. “Banale onestà”?
Più che al mare, siamo con Lady Gaga, che si esibisce, gratuitamente (pare) all’Europride. Possiamo amarla, o detestarla. Riesce a parlare a parecchi giovani, e il suo eccentrico narcisistico rimane stupefacente. Suvvia, andiamo. Dalla Lady, e poi a votare. By the way, adoriamo il mare, e ci andremo con grande gioia appena messo il nostro voto nell’urna. Al mare senza opportunismo…
L’Unità 11.06.11